16 gen 2015

 

Il cane miglior amico dell’uomo in 5 libri

Tra i titoli di libri che parlano di animali, in particolare i cani, vediamo cinque storie appassionanti


Nei libri sugli animali l’amicizia fra l’uomo e il cane si perde nei millenni di storia dell’uomo stesso. Fin dagli albori il  cane è stato un complice e un elemento indispensabile nella vita degli uomini: da guardiano ad alleato nella caccia e nelle passeggiate, o stravaccato su divani e tappeti con l’aria sorniona osservando il suo padrone nei suoi gesti e adattandosi quasi in simbiosi con esso, un rapporto congiunto di fiducia reciproca. Anche in letteratura gli scrittori si sono cimentati nella descrizione dei loro amati cani cercando di comprenderne il linguaggio e i sentimenti, provando talvolta ad entrare dentro la mente dell’animale stesso. Ecco qui 5 libri di scrittori famosi alle prese con i loro cani.



Flush - Virginia Woolf



Virginia Woolf per esempio ci racconta Flush una biografia, una sorta di ilare biografia canina del cane - un cocker spaniel - della poetessa Elizabeth Barreth Browning ricevuto in regalo nel 1841 dalla scrittrice Mary Russell Mitford unico conforto dopo la morte del fratello della Browning, che ci descrive per esempio la “gelosia” del nostro animale alla vista di un “incappucciata e sinistra figura di mezzanotte- l'intabarrato” colui che sarebbe diventato il marito “il signor Browning” che la veniva spesso a trovare. Essa lo porterà a Firenze con il marito fino alla sua morte e alla sepoltura della creatura nel giardino di Casa Guidi.











Georges Stubbs_pointer




Thomas Mann  nel racconto Padrone e cane ci descrive Bauschan un pointer tedesco dal pelo raso che “non corrisponde con molta esattezza al puro sangue ideale” ma ha degli occhi dolci e gentili, camminando fra la quiete, la solitudine, la contemplazione, che trova il narratore nelle passeggiate quotidiane con il suo cane e le osservazioni di altri animali nella natura con la descrizione di un incontro fra Buschan e un altro simile. Lo scrittore in prima persona osserva cercando di decifrare i suoi gesti per capire il suo cane, con il quale ha già speso così tanto tempo, a  "pensare", cercando di non umanizzarlo. Egli accoglie con amore i suoi capricci, perché sa che ci sono eccentricità solo per gli esseri umani e naturalmente si inquieta quando un giorno lo vede starnutire schizzando intorno sangue  “Era tisico? Oppure rovinato da un male a noi sconosciuto, cui forse era soggetta la sua razza?” e dovrà lasciarlo a malincuore per qualche giorno nella clinica veterinaria per accertamenti fra l’espressione confusa e spaventata dell’animale alla vista del suo padrone che si allontana. E in attesa le sue passeggiate quotidiane sembrano insipide e desolate senza il suo Bauschan che riprenderà poi a vivere uscito dalla clinica insieme al suo padrone.









Una struggente storia la racconterà il poeta e scrittore Maurice Maeterlinck con il breve scritto autobiografico  Il mio cane  su un cucciolo di bulldog chiamato Pelleas “con un ampia fronte potente e bombata, simile a quella di Socrate o di Verlaine, e sotto un piccolo naso nero e schiacciato” che nella sua goffaggine da cucciolo si lancia nel vuoto a rincorrere inutilmente gli uccelli o acchiappare i gatti arrampicandosi sugli alberi “e osservare che i pascoli, le fattorie e a volte le strade, sono infestati da creature gigantesche provviste di corna minacciose, mostri forse bonari”, nella difficoltà di capire quali sono i limiti nella dimora del padrone specie frugare nella dispensa  e nella cantina, rimanendo sempre vigile con le orecchie dritte e il naso in azione attento ad ogni minimo rumore o a persone che si aggirano nel giardino. Eppure il piccolo Pelleas come il personaggio del dramma ideato dallo scrittore stesso è condannato ma “Era contento di una felicità che noi, forse, non conosceremo mai, poiché nasceva dal sorriso e dall’approvazione di una vita incomparabilmente più alta della sua”.











John Steinbeck and Charley
Steinbeck e Charley
Viaggi con Charley nasce nel 1960, John Steinbeck alle soglie del Nobel si rende conto che la sua America raccontata nei romanzi passati sta cambiando e perciò decide in prima persona di conoscerla meglio, si fa costruire appositamente una sorta di roulotte chiamata “Ronzinante” e si mette in viaggio come un nomade senza attirare troppo l’attenzione, attraversando il paese da una costa all’altra per 11 settimane con l’intenzione di scriverne un libro insieme al suo barboncino francese Charley che pur conoscendo un poco d’inglese canino risponde ai comandi solo in francese.  La sua dote principale è la socievolezza, quando vede degli estranei si mette subito con curiosità in prima fila, tiene compagnia allo scrittore che involontariamente da solo si troverà a parlare con lui “Chi ti vedesse far la torta di compleanno a un cane di cui neanche sai quando è il compleanno direbbe che sei matto” ricevendo come risposta dei guizzi della sua coda. E’ anche un cane tranquillo dove fucilate o tempeste di tuoni non lo scuotono minimamente dal suo posto caldo sotto un tavolo. Da Long Island fino al Mississippi i due viaggeranno i perfetta armonia non senza poche difficoltà .









johnny_automatic barking dog
Dopo questi cani “borghesi” Jack il meticcio protagonista canino de L'uomo e il cane di Carlo Cassola ci appare decisamente proletario, umile e distratto che si aggira nelle campagne toscane fra contadini, braccianti, mulattieri e operai , umiliato dai suoi padroni. Fra la miseria del dopoguerra nella maremma - Alvaro il primo padrone - tiene il cane per abitudine “perché ne aveva sempre avuto uno” ma la sua vera ricchezza sono i suoi muli. Nella miseria della famiglia“ Il cane era una bocca in più, una bocca inutile, e loro non se lo potevano permettere” un altra da sfamare e un pretesto per abbandonarlo non avendo il coraggio di sopprimerlo, cosa che forse al cane gli avrebbe risparmiato ulteriori sofferenze. Smarrito e vagabondando da un luogo all’altro, Jack va alla ricerca di un padrone serio sognando una ciotola di zuppa e delle carezze, in contrasto con la sua natura Jack non dà valore alla propria libertà egli è pronto a sottomettersi e a rinunciarvi purché trovi un padrone da servire. Questo lo porterà a fidarsi troppo degli uomini per un po’ di cibo.“Perché ti ho dato un po’ di pane pensi che te ne dia ancora” gli dirà un uomo che generosamente gli aveva gettato del cibo, poi gli lancerà un sasso scacciandolo. Ma la sua continua fiducia verso gli uomini lo lascerà cadere nel loro orribile inganno.

 

I libri da leggere


Flush una biografia di Virginia Woolf
Cane e padrone di Thomas Mann
Il mio cane di Maurice Maeterlinck
Viaggi con Charlie di John Steinbeck
L'uomo e il cane di Carlo Cassola






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