Nuova edizione integrale del famoso libro di Mary Shelley
Nel 1818 la diciannovenne Mary Shelley creò un mito letterario. Ancora oggi dopo trecento anni il suo Frankenstein, "la sua creatura", viene studiato e analizzato. Sebbene la prima versione anonima non ebbe il successo sperato, una donna secondo i canoni dell'epoca non poteva scrivere una storia del genere, da una parte il successo arriverà più avanti quando nell'immaginario collettivo il nome del creatore si confonderà con quello della Creatura.
Nel 1818 la diciannovenne Mary Shelley creò un mito letterario. Ancora oggi dopo trecento anni il suo Frankenstein, "la sua creatura", viene studiato e analizzato. Sebbene la prima versione anonima non ebbe il successo sperato, una donna secondo i canoni dell'epoca non poteva scrivere una storia del genere, da una parte il successo arriverà più avanti quando nell'immaginario collettivo il nome del creatore si confonderà con quello della Creatura.
"Chi è Frankenstein? Lo scienziato o il mostro? Tanto profondo e confuso è il legame tra il creatore e la sua creatura, che quel nome finisce per nominare indifferentemente l’uno e l’altro." scrive Nadia Fusini nell' introduzione all'edizione integrale di Frankenstein del 1818 pubblicata da Neri Pozza.
Quando Mary e suo marito Shelley si ingegnarono per trovare un editore, la delusione fu classica per un autore esordiente con appena cinquecento copie stampate, molto meno quelle vendute.
Quando Mary e suo marito Shelley si ingegnarono per trovare un editore, la delusione fu classica per un autore esordiente con appena cinquecento copie stampate, molto meno quelle vendute.
La moda letteraria dell'epoca, in specie quella teatrale, alla ricerca di buone ispirazioni, spesso attingeva a storie che potevano colpire il pubblico. In queste mani di abili drammaturghi il libro di Mary attirerà l'attenzione, perdendo la connotazione ambigua impressa dalla sua creatrice e salendo così alla notorietà, seppure con una certa confusione.
- La confusione dei ruoli
Questa figura abominevole, malvagia ed emarginata, ma anche intelligente, sarà capace di suscitare una particolare simpatia nel pubblico che frequentava i teatri, Frankenstein, il moderno Prometeo - come recita il sottotitolo - sarà sempre legato al mito del mostro e dello scienziato pazzo, con evidente confusione di ruoli ancora oggi .
Già nel 1848 Elizabeth Gaskell nel romanzo Mary Barton farà confusione, citando il personaggio di Frankenstein, intendendo con quel nome la creatura infelice, un "mostro con molte qualità umane". D'altra parte se commette qualche sbaglio la colpa è del suo creatore che gli ha dato la vita.
Creare una vita può essere un rischio mortale, Mary ne sa qualcosa con la sua esperienza di figlia e poi madre: come figlia lei nasce mentre la madre muore dopo pochi giorni; come madre partorisce, ma diversi figli le moriranno.
- La banda d'incestuosi
Mary è una ragazza intelligente e istruita cresciuta da un padre filosofo, leggendo anche gli scritti che la madre scrittrice ha lasciato, ma anche un adolescente impetuosa che contro il volere del padre s'innamorerà di Shelley, un giovane poeta già sposato: fuggirà in Europa con lui insieme alla sorellastra Claire che aveva una relazione con Lord Byron.
Incontreranno il famoso poeta eccentrico e poco conformista, ospiti a casa sua nella Villa Diodati in Svizzera, presa in affitto per la stagione estiva, che poi tanto estiva non era.
Il clima sarà spaventoso e freddo nel giugno 1816. È il famoso “anno senza estate”, l’anno prima il vulcano Tambora, in Indonesia si era risvegliato, una delle peggiori eruzioni che l’umanità ricordi, sconvolgendo il ritmo delle stagioni in Europa, in Italia cadrà neve rossa, in Svizzera il freddo è glaciale, la pioggia incessante.
«Si rivelò un'estate umida e poco elegante, e la pioggia incessante spesso ci confinò per giorni in casa. Alcuni volumi di storie di fantasmi, tradotti dal tedesco in francese, sono caduti nelle nostre mani. C'era la storia dell'amante incostante, che, quando pensava di stringere la sposa a cui aveva promesso i suoi voti, si trovò tra le braccia del pallido fantasma di colei che aveva abbandonato...» (da The Life and Letters of Mary Wollstonecraft Shelley)
La "banda d'incestuosi" Byron, gli Shelley e Polidori, come vennero chiamati dai vicini di casa, (perché davano scandalo) per ingannare il tempo, si inventano storie di fantasmi e racconti da brivido. Sono in quattro ma saranno solo in due a completare il gioco oltre a Mary, con l'abbozzo di Frankenstein, il medico John Polidori, che scriverà Il Vampiro sulla figura del suo eccentrico paziente, molti decenni prima di Bram Stoker.
- Un nuovo genere letterario
Il genere gotico ormai aveva avuto il suo successo e molti lo usavano come parodie: si veda L’abbazia di Northanger di Jane Austen o L’abbazia degli incubi di Thomas L. Peacock.
Mary quindi rinnoverà questo genere aprendo una nuova strada: quella della fantascienza.
Non c’è più un’eroina perseguitata che scappa tra oscure foreste che pullulano di banditi, oppure prigioni tenebrose e camere segrete in castelli dai luoghi inaccessibili.
In Frankenstein vediamo il cadavere di un uomo, che prende vita artificialmente da un altro uomo, sfruttando l’energia elettrica della Natura in una notte di tempesta. Probabilmente Mary mise a frutto gli studi sul galvanismo che all'epoca erano una scoperta rilevante.
In Frankenstein vediamo il cadavere di un uomo, che prende vita artificialmente da un altro uomo, sfruttando l’energia elettrica della Natura in una notte di tempesta. Probabilmente Mary mise a frutto gli studi sul galvanismo che all'epoca erano una scoperta rilevante.
La creazione per la prima volta non è data da una donna ma da un uomo, osservato dal punto di vista femminile, contro ogni etica morale e religiosa, un uomo dona la vita, ma nello stesso tempo preso dal terrore, rifiuta la creatura che ha messo al mondo.
Come conseguenza del rifiuto la Creatura, (che Mary non cita mai nelle prefazioni come mostro), si trasforma in un essere terrificante colmo d'odio pronto a uccidere e a rivendicare lo stare nel mondo.
Mary, per certi versi, pare simpatizzare per la creatura, l'Essere vorrebbe poter fare amicizia, vorrebbe vivere come gli altri, ma la sua figura esclusiva è dannosa.
"Come può essere buono chi è solo al mondo, privo di un altro simile in cui specchiarsi e amarsi? Chi venga abbandonato, rifiutato? Come stupirsi che diventi malvagio colui al quale per nascita la felicità è negata? Il mostro è una vittima".
La Creatura è rifiutata da tutti, perfino dalla famiglia di un vecchio cieco esiliato, che a causa della sua infermità non vede l'orrore che gli si pone davanti. Saranno i familiari a subire uno choc una volta entrati nella capanna.
"Se delle creature così amabili erano tristi, non era poi così strano che lo fosse un essere imperfetto e solo come me", è una delle parti più struggenti del racconto e anche delle pagine in cui vediamo la Creatura come un fanciullo che cresce, prendere coscienza di se rubando dei libri per istruirsi e imparare lezioni dagli uomini, rimanendo affascinato poi dal Paradiso perduto di Milton che smuoverà in lui "quel senso di meraviglia e timore che può suscitare l’immagine di un Dio onnipotente in lotta con le sue creature".
La Creatura sola al mondo si mette in cerca del padre che l’ha rifiutata, e qui entra anche l'aspetto autobiografico.
Mary era stata allontanata da suo padre che non le perdonò la fuga d’amore con Shelley, come la creatura lei si sentiva abbandonata da chi l'aveva creata, costretta alla creazione, la sua nascita aveva causato la morte della madre, ma darà vita a personaggi come Walton un esploratore artico le cui lettere aprono e chiudono il libro e Margaret destinataria delle lettere le cui iniziali MWS sono casualmente le stesse di Mary Shelley, come se per certi versi avesse scritto la storia per se stessa: autrice e lettrice, creatore e creato, madre e figlia, inventore e distruttore.
Inoltre Mary era ossessionata dall'idea di riportare in vita i morti, sua madre era morta solo undici giorni dopo averla partorita, e l'unica immagine di lei stava su un dipinto appeso vicino al camino.
Nel suo diario dopo la morte della prima figlia nel 1815 scriverà :
«Domenica 19 marzo. Sogno che la mia bambina tornava in vita. Aveva solo preso molto freddo; noi la massaggiavamo accanto al focolare e lei tornava a vivere. Mi sveglio e non trovo nessuna bambina.»
Mary era stata allontanata da suo padre che non le perdonò la fuga d’amore con Shelley, come la creatura lei si sentiva abbandonata da chi l'aveva creata, costretta alla creazione, la sua nascita aveva causato la morte della madre, ma darà vita a personaggi come Walton un esploratore artico le cui lettere aprono e chiudono il libro e Margaret destinataria delle lettere le cui iniziali MWS sono casualmente le stesse di Mary Shelley, come se per certi versi avesse scritto la storia per se stessa: autrice e lettrice, creatore e creato, madre e figlia, inventore e distruttore.
Inoltre Mary era ossessionata dall'idea di riportare in vita i morti, sua madre era morta solo undici giorni dopo averla partorita, e l'unica immagine di lei stava su un dipinto appeso vicino al camino.
Nel suo diario dopo la morte della prima figlia nel 1815 scriverà :
«Domenica 19 marzo. Sogno che la mia bambina tornava in vita. Aveva solo preso molto freddo; noi la massaggiavamo accanto al focolare e lei tornava a vivere. Mi sveglio e non trovo nessuna bambina.»
Fantasmagoriana
il libro della biblioteca di Byron sui fantasmi
che ispirò a Mary la storia
La storia dal punto di vista soprannaturale si sposta verso un complesso studio psicologico e anche psicanalitico, analizzando i profondi abissi della natura umana, Frankenstein non è solo il semplice racconto di un geniale inventore, ma anche "un complesso romanzo incentrato sul “doppio”, nel quale tutti i personaggi principali possono essere letti come l’altra metà della personalità di Victor Frankenstein".
Il libro trabocca di testi: lettere, note, diari, e libri riempiono il romanzo, a volte annidati l'uno dentro l'altro, altre volte semplicemente citati.
Le lettere di Walton avvolgono l'intera storia; la storia di Victor rientra nelle lettere di Walton; la storia del mostro si inserisce all'interno di Victor; e la storia d'amore di Felix e Safie e i riferimenti a Paradise Lost si inseriscono nella storia del mostro. Questa profusione di testi è un aspetto importante della struttura narrativa, poiché i vari scritti servono come manifestazioni concrete degli atteggiamenti e delle emozioni dei personaggi.
Questo era un modo audace di allontanarsi dai romanzieri didattici della generazione precedente come Samuel Richardson o lo stesso padre di Mary, dando così l'opportunità di creare una narrazione complessa che mette alla prova il lettore.
Mary però non dà giudizi lasciando al lettore su chi sia l'eroe o il malvagio: i mostri siamo noi a crearli, sembra dire.
Da aggiungere che Mary aiutata anche da Percy nella stesura, evita con un certo equilibrio, qualunque termine per nominare la sua creazione. Nella prefazione e in una recensione del romanzo userà termini come "creatura", "aborto" e "anomalia" ma la chiama spesso "essere", cercando di evitare un unico termine, cosi come nel romanzo viene chiamata da diversi personaggi con diversi nomi "mostro", "creatura", "demone", "essere", "sciagurato" e "diavolo".
Secondo il critico Charles E. Robinson, Mary Shelley obbliga il lettore (e spettatore per le rappresentazioni teatrali) a essere coinvolto nella scelta di un nome, e lo lascia esprimere un proprio giudizio morale sulla creazione di Frankenstein: chi userà il termine "creatura" sarà propenso a simpatizzare con lui (e a giustificare le sue azioni); chi userà il termine "mostro" sarà incline a ritenerlo colpevole dei suoi delitti.
Personalmente mi piace più il termine Creatura, ma non giustifico le sue azioni di vendetta che alla fine si trasformano in pentimento in una scena straziante di fronte alla morte del suo creatore.
Da aggiungere che Mary aiutata anche da Percy nella stesura, evita con un certo equilibrio, qualunque termine per nominare la sua creazione. Nella prefazione e in una recensione del romanzo userà termini come "creatura", "aborto" e "anomalia" ma la chiama spesso "essere", cercando di evitare un unico termine, cosi come nel romanzo viene chiamata da diversi personaggi con diversi nomi "mostro", "creatura", "demone", "essere", "sciagurato" e "diavolo".
Secondo il critico Charles E. Robinson, Mary Shelley obbliga il lettore (e spettatore per le rappresentazioni teatrali) a essere coinvolto nella scelta di un nome, e lo lascia esprimere un proprio giudizio morale sulla creazione di Frankenstein: chi userà il termine "creatura" sarà propenso a simpatizzare con lui (e a giustificare le sue azioni); chi userà il termine "mostro" sarà incline a ritenerlo colpevole dei suoi delitti.
Personalmente mi piace più il termine Creatura, ma non giustifico le sue azioni di vendetta che alla fine si trasformano in pentimento in una scena straziante di fronte alla morte del suo creatore.
Dopo la pubblicazione di Frankenstein, Mary scrisse altri cinque romanzi, molti racconti gotici brevi (Metamorfosi) e altri scritti.
Nel 1831 riprenderà il suo primo romanzo e ne farà una revisione rendendolo più nero e più distopico, inserendo particolari più scientifici, e critiche sulle decisioni e le azioni di Victor. Nel frattempo Byron, Percy, Polidori erano morti, e altri lutti in famiglia avevano lasciato il segno.
Nel 1831 riprenderà il suo primo romanzo e ne farà una revisione rendendolo più nero e più distopico, inserendo particolari più scientifici, e critiche sulle decisioni e le azioni di Victor. Nel frattempo Byron, Percy, Polidori erano morti, e altri lutti in famiglia avevano lasciato il segno.
Per anni l'edizione del 1831 era stata popolare ma recentemente studenti e insegnanti hanno scelto di riprendere quella del 1818, perché in questa versione il lettore vede la giovane Mary Shelley che scrisse con "il candore e la velocità della giovinezza". In questa versione offre a Victor la libertà di scegliere se seguire o meno la sua ambizione. Quando farà la sua scelta sbagliata la sua decisione lo porterà alla rovina.
Mary Shelley morirà nel febbraio 1851, "e il suo posto tra quelli che la conoscevano intimamente non è mai stato riempito. Camminava accanto a loro, come uno spirito buono, per confortare e beneficiare, per alleggerire l'oscurità della vita, per rallegrarla con la sua simpatia e il suo amore." Queste parole usate per il marito Shelley, possono essere applicate a lei con eguale forma, scriverà Florence A. Thomas Marshall in The Life and Letters of Mary Wollstonecraft Shelley (1889).
VEDI ANCHE
IL FILM BIOGRAFICO SU MARY SHELLEY - UN AMORE IMMORTALE
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Mary Shelley morirà nel febbraio 1851, "e il suo posto tra quelli che la conoscevano intimamente non è mai stato riempito. Camminava accanto a loro, come uno spirito buono, per confortare e beneficiare, per alleggerire l'oscurità della vita, per rallegrarla con la sua simpatia e il suo amore." Queste parole usate per il marito Shelley, possono essere applicate a lei con eguale forma, scriverà Florence A. Thomas Marshall in The Life and Letters of Mary Wollstonecraft Shelley (1889).
- La biografia di Mary Shelley
Il libro
Titolo: FRANKENSTEIN (1818) ed. integrale
Autore: Mary Shelley
Editore: Neri Pozza
Anno: 2018
Pagine: 351
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