La ragazza che scrisse Frankenstein. Vita di Mary Shelley di Fiona Sampson
Duecento anni dopo la creazione del capolavoro gotico, un nuovo libro
descrive la donna che sta dietro la nascita della creatura mostruosa.
Il minuzioso libro di Fiona Sampson cerca di descrivere le vicende di questa donna, dalla nascita alla morte, divenuta famosa dopo un invito da parte di Lord Byron, insieme al marito Percy Shelley, in una villa nei pressi del lago di Ginevra. Per gioco accetterà la sfida di scrivere una storia di fantasmi creando così una straordinaria figura immortale.
La vita di Mary Wollstonecraft Shelley ha un fascino senza fine; la sua fuga d'amore appena sedicenne con il poeta Percy Bysshe Shelley, che era già sposato con prole; il suo ruolo da protagonista nella famosa sfida di Lord Byron con la strana compagnia riunita a Villa Diodati, tra cui il medico John Polidori, autore de Il vampiro, prima ancora di Bram Stoker, in quella notte piovosa sul lago di Ginevra, dove ognuno abbozzerà una storia di fantasmi, probabilmente ispirati alle letture della raccolta Fantasmagoriana presente nella biblioteca di Byron.
Fiona Sampson poetessa e studiosa britannica delle opere di Shelley, dice che nelle precedenti biografie Mary è spesso venuta fuori come un punto luminoso che si sposta da un luogo a l'altro, mentre il suo obiettivo è quello di avvicinarla a noi lettori.
Bisogna dire che in alcune pagine il suo libro racconta con dettagli più la storia sociale in cui Mary visse che la biografia in se. Quando poi arriva un momento drammatico della vita, ci lascia una certa suspense, e divaga con le informazioni storiche, alcune affascinanti, mentre altre possono sembrare fastidiose.
La biografa con il suo racconto parte dalle origini con accenni al contesto sociale, storico e urbano. Mary nasce nella penombra di una camera da letto di un palazzo signorile di Middlesex, nei sobborghi di Londra nell’agosto 1797, da due genitori ritenuti politicamente, socialmente e intellettualmente i più raffinati di Londra, la famosa scrittrice radicale femminista Mary Wollstonecraft, e il filosofo anarchico utilitarista William Godwin.
Alcuni anni prima la madre di Mary che si trovava nella Francia rivoluzionaria, ebbe una relazione con l’avventuriero americano Gilbert Imlay da cui nacque la sua prima figlia, Fanny nel 1794, proprio durante il regime del Terrore. Tornata in Gran Bretagna, abbandonata da Imlay, incontrerà il pacato William e si ritrova subito un altra volta gravida; lo sposerà quando è già incinta di quattro mesi.
- Nascita e morte
In Inghilterra, tra il 1750 e il 1800, i casi di mortalità materna sono frequenti, Mary Wollstonecraft per il secondo parto rifiuta l’assistenza di un primario di chirurgia amico del marito, affidandosi invece alle cure di un esperta levatrice, la signora Blenkinsop, d’altronde il primo travaglio con Fanny era stato facile, cosa gli poteva accadere ? "Era così tranquilla che scherzava sull’abitudine delle donne inglesi di rimanere a letto per un mese intero dopo la nascita del bambino" scriverà nelle memorie il marito.
La bambina nasce sana a mezzanotte meno venti. Ma verso le due di notte la signora Blenkinsop è molto preoccupata per la madre, chiede a William di cercare aiuto. La placenta non è stata espulsa. William torna dopo un ora con l'unica persona che riesce a trovare, il dottor Louis Poignand. Non è un chirurgo ma ha l'abilitazione in ostetricia. Il dottore cerca di estrarre la placenta pezzo per pezzo, senza anestetici. Il peggio sembra passato, ma pochi giorni dopo Mary Wollstonecraft muore di febbre puerperale, un infezione provocata da scarsa igiene delle mani del dottore.
Nel corso degli anni le figlie andranno spesso a visitare la tomba della madre nell’assolato cimitero di St Pancras. Mary appare una bambina precoce, impara a leggere seguendo con le dita le lettere incise sulla tomba della madre.
Mary Wollstonecraft ritratta da John Opie nel 1790 |
Le due figlie in età adulta dovranno lottare contro una forma di depressione ossessiva e claustrofobica, cresciute nella casa in cui è morta la madre che praticamente non hanno mai conosciuta, passando ogni giorno davanti alla sua camera, piccola e ordinaria, cercando dei segni della sua presenza oltre a l'unico ritratto a grandezza naturale dipinto da John Opie.
La stanza solitaria all'ultimo piano che Mary avrebbe poi immaginato come il laboratorio claustrofobico per l'orrenda creazione da parte di Frankenstein.
Sampson ci dice che si sa poco dell'adolescenza di Mary poiché nel 1814 un baule che conteneva opere giovanili o corrispondenze andrà perduto, (o volutamente perduto) a Parigi durante la fuga d’amore con Percy Shelley quindi "bisogna trovare un nesso tra prove per lo più indiziarie" negli scritti di altri che la conobbero in quel periodo.
Il 8 giugno del 1814 due giovani della Londra letteraria, Percy Bysshe Shelley e Thomas Jefferson Hogg, fanno visita al mentore intellettuale di Percy, William Godwin, il padre di Mary.
Il filosofo non è in casa e i due giovani restano affascinati nel vedere una ragazza "candida e bionda, anzi pallida, dallo sguardo penetrante". Una «giovanissima» sedicenne, ancora troppo inesperta o troppo persa tra i libri, vestita con un abito di tartan fuori moda.
Il filosofo non è in casa e i due giovani restano affascinati nel vedere una ragazza "candida e bionda, anzi pallida, dallo sguardo penetrante". Una «giovanissima» sedicenne, ancora troppo inesperta o troppo persa tra i libri, vestita con un abito di tartan fuori moda.
Spesso si ritrova con un braccio fasciato forse a causa di un eczema collegato allo stress e il ciclo ormonale femminile, medicato con degli impiastri. L’arto, irrigidito e gonfiato dalle fasciature, le appare come una mostruosa appendice esterna cucita al suo corpo, proprio come i vari pezzi della creatura che nel suo primo romanzo saranno ricucite insieme da Frankenstein.
Mary ha sedici anni quando decide di fuggire con Percy Bysshe Shelley, un uomo più grande di lei che è non solo già sposato ma anche padre di una bambina. È il 28 luglio 1814.
Nelle settimane precedenti si erano visti di nascosto nel vecchio cimitero di St Pancras dove era sepolta la madre. Ed è di fronte alla tomba di sua madre che Mary dichiara i suoi sentimenti, e forse lì che fa l’amore con Percy per la prima volta, tra i salici "È quanto di più vicino possa arrivare al "portare a casa il suo ragazzo" per presentarlo alla madre. Per lei il cimitero è un po’ come il cortile di casa."
- "Ognuno di noi scriverà una storia di fantasmi"
Nel giugno del 1816 Mary e Percy insieme alla sorellastra Claire sono in visita nella casa estiva di Lord George Gordon Byron, a Ginevra. Trovano anche il ventiduenne John William Polidori, medico e compagno di viaggio di Byron, e lui stesso aspirante scrittore. Non meteorologicamente una bella estate, il 1816 è noto come l’“anno senza estate” a causa dell'eruzione del vulcano Tambora in Indonesia che contribuì all'abbassamento delle temperature e numerose carestie in Europa, ma è probabile che Mary e i presenti non sapessero del vulcano.
Così per passare il tempo si riuniscono nel leggere insieme racconti di fantasmi.
Fantasmagoriana è una traduzione in francese di dieci racconti di autori tedeschi, fra questi c'è La sposa cadavere, cui Tim Burton ricaverà il noto film. All'epoca il genere gotico andava di moda specie dopo il successo de Il castello di Otranto di Horace Walpole, pubblicato nel 1764, tanto che Jane Austen con L'abbazia di Northanger nel ne farà una sorta di parodia.
Il gruppo è a caccia di "tremiti e sussulti". «“Ognuno di noi scriverà una storia di fantasmi”, disse Lord Byron, e la sua proposta fu accettata».
"Una pioggia quasi incessante ci costringe a rimanere in casa […] I temporali con lampi e tuoni che ci capitano qui sono i più forti e spaventosi che abbia mai visto". scrive nel suo diario Mary.
Così per passare il tempo si riuniscono nel leggere insieme racconti di fantasmi.
Fantasmagoriana è una traduzione in francese di dieci racconti di autori tedeschi, fra questi c'è La sposa cadavere, cui Tim Burton ricaverà il noto film. All'epoca il genere gotico andava di moda specie dopo il successo de Il castello di Otranto di Horace Walpole, pubblicato nel 1764, tanto che Jane Austen con L'abbazia di Northanger nel ne farà una sorta di parodia.
Il gruppo è a caccia di "tremiti e sussulti". «“Ognuno di noi scriverà una storia di fantasmi”, disse Lord Byron, e la sua proposta fu accettata».
- Perdite e malinconia
Il periodo in cui Mary scrive il libro,
dall'autunno 1816 al dicembre 1817, è pieno di cambiamenti intensamente corporei: tra nascite
(della terza figlia di Mary, Clara, e della figliastra di Claire Clairmont, Alba, in seguito
ribattezzata Allegra); e mortalità (i suicidi della sorella di Mary, Fanny e la prima moglie di Percy,
Harriet).
Perdita e malinconia si verificano in tutta la storia della famiglia. Culminando con la morte (1822) dell’amato marito Shelley durante un naufragio al largo di La Spezia.
Il corpo irriconoscibile, venne identificato dai vestiti e dai libri che aveva in tasca: un volume di Eschilo e un altro di poesie dell'amico John Keats "ripiegato come se, immerso nella lettura, l’avesse riposto in fretta".
Verrà cremato su una spiaggia a Viareggio. Edward John Trelawny un amico del defunto, riuscirà a recuperare il cuore preso dalla pira e donarlo a malincuore alla moglie Mary che lo conserverà in un cassetto dentro un borsello di seta fino alla morte.
Mary Shelley nel 1840 |
In questo libro pubblicato per celebrare il bicentenario del noto romanzo, Fiona Sampson si propone di recuperare l'identità di Mary Shelley, bambina precoce, celebre scrittrice, angosciata madre e moglie.
"Nata femmina e orfana di madre in quel particolare tempo e luogo, e quasi schiacciata dai “grandi uomini” della sua vita, Mary ha prodotto, ancora adolescente, il romanzo che più di qualsiasi altro compendia lo spirito inquieto e sperimentale del romanticismo. Ha cambiato il volto della narrativa; ha sfidato tutte le generazioni “moderne” scrivendo un romanzo d’esordio che esplora la scienza empirica e la filosofia morale; nel superbo ricercatore Frankenstein e nella sua creatura, il semiumano che infesta i nostri incubi, ha creato due archetipi imperituri..."
Alla fine del suo libro più celebre Mary Shelley scrive: «La neve mi scendeva sulla testa, e vedevo le impronte del suo passo enorme sulla distesa bianca».
"Anche le impronte di Mary sono enormi: enormi per le donne che scrivono, per la sempre fervida creatività dell’immaginazione scientifica, e per i sogni e gli incubi del mondo occidentale."
Autore: Fiona Sampson
Editore: UTET
Anno: 2018
Pagine: 393
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