10 set 2018

 

La famiglia del Vurdalak – Aleksej K. Tolstoj

Una storia gotica e romantica su una famiglia speciale


La famiglia del Vurdalak ebbe uno strano destino. Venne scritto in francese da Aleksej Konstantinovich Tolstoj (cugino di secondo grado del più noto autore di Guerra e pace) intorno al 1840 ma fu pubblicato postumo in Russia nel 1884. Venne riscoperto e pubblicato in Europa solo nel 1950. Tolstoj lo scrisse durante un viaggio tra la Francia e Francoforte dato che era anche un funzionario dell'ambasciata russa. Nella terribile e stupefacente storia, narrata da un diplomatico francese come realmente accaduta in Serbia durante un viaggio, si accennano eventi politici contro gli invasori Turchi, ma soprattutto il centro della narrazione è rivolto a ciò che accade a questa strana famiglia di un piccolo villaggio che accoglie gentilmente il nostro ospite a fermarsi una notte dopo un lungo viaggio.

Ruins in The Moonlit - A. Bocklin (1849)

Ruins in The Moonlit - A. Bocklin (1849) 



"Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice lo è a modo proprio" potrebbe essere una citazione appropriata (che il noto Tolstoj scrisse nel 1877 per la sua Anna Karenina), per questo racconto scritto dal parente rimasto nell'ombra periferica della letteratura russa.  

In Francia negli anni questo testo sperimenterà un certo successo assimilato dalla letteratura fantastica classica. In queste poche pagine c'è una certa originalità, nonostante oggi il tema gotico sia ampiamente sfruttato. 

All'inizio il narratore spiega ai presenti l'origine della parola Vurdalak che sarebbero i vampiri dei popoli slavi, cadaveri usciti dalle loro tombe per succhiare il sangue dei vivi. Questi hanno una caratteristica speciale che li renderebbe ancora più terribili perché succhierebbero il sangue dei familiari e degli amici più intimi, i quali una volta morti si trasformano in esseri assetati e quindi interi villaggi in Bosnia e Ungheria diventerebbero covi di questi Vurdalak. 


La famiglia del Vurdalak (Elliot editore) racconta la storia di un diplomatico che, durante un viaggio in Europa orientale, si ferma in un piccolo villaggio della Serbia per trascorrere la notte in una locanda. Qui scopre una famiglia angosciata nell'attesa che ritorni il padre andato a cercare per uccidere un brigante turco. Il vecchio padre prima di iniziare il suo viaggio, aveva avvertito i familiari: se dopo dieci giorni non sarebbe tornato, doveva essere considerato morto e quindi non dovevano farlo entrare in casa, perché sicuramente sarebbe diventato un vurdalak, un vampiro con lo scopo di succhiare il loro sangue.

Naturalmente i dieci giorni stanno per scadere e, mentre l'ora esatta dalla partenza di Gorcha è appena suonata, all'improvviso vedono uscire dal crepuscolo il vecchio, ferito, pallido e molto debole chiedendo tutta l'attenzione della sua famiglia che appare preoccupata e timorosa dalle sue stranezze: dopo tanto viaggio non ha fame e sete, e si sente stanco.

Il nostro viaggiatore, nel frattempo, si innamora e cerca di sedurre Sdenka, la figlia di Gorcha, che gli darà dei guai dopo. All'alba una prima vittima: il ragazzo della famiglia, rapito nella notte dal vecchio Gorcha.

Questa figura di vampiro proletario è molto lontana da quella aristocratica che aveva inventato prima John Polidori nel 1819, e poi resa famosa da Bram Stoker nel 1897. Non ci sono castelli avvolti dalla nebbia, ma contadini e gente umile che da accoglienti diventano sgradevoli e pericolosi, non vengono attaccate giovani vergini e promesse spose, ma membri della propria famiglia, come si dice "sangue del proprio sangue". 

Il contesto appare più realistico in un paesaggio colmo di tristezza e povertà, dove un eremita di un vecchio convento distrutto dai turchi avverte il viaggiatore, tornato mesi dopo, di non andare al villaggio "se i Vurdalak non la divoreranno gli faranno paura tanto da farle diventare i capelli bianchi". Ma egli è attratto dal ricordo della bella Sdenka che quando la rivede gli apparirà profondamente diversa.
  
Tolstoj si rifà alle leggende contadine dell'est Europa, alle fonti del mito, legate a una forma di religiosità pagana praticata da questi popoli che rinunciarono al paganesimo solo nel XII secolo, concentrando in poche pagine tutta la letteratura del suo tempo.

La figura del vecchio che appare di notte alla finestra della stanza dove dorme il nostro viaggiatore impietrito, è molto efficace, una figura che ispirerà in seguito molti scrittori. Tolstoj narra in un stile asciutto usando immagini forti  e singolari, lasciandoci credere che la storia sia realmente accaduta, non senza tralasciare un certo romanticismo verso il fascino della giovane Sdenka con il viaggiatore, che gli ricorda una duchessa francese con un piccolo segno sulla fronte, un segno che poteva essere sgradito a prima vista, ma poi finiva col suscitare una certa irresistibile attrazione.


L'autore

Aleksej Konstantinovič Tolstoj (1817-1875) scrittore poeta e drammaturgo ha ricoperto vari incarichi onorari a corte e trascorse molto tempo viaggiando nell'Europa occidentale. Aveva un profondo interesse per la storia russa che tendeva a contrastare con il presente insoddisfacente e assurdo. Tra le sue opere storiche più importanti Il principe Serebrjanyj (1840-1862) romanzo storico ispirato alle opere di Walter Scott. Ha scritto poi in francese alcuni racconti fantastici in stile gotico e romantico oltre ai Vurdalak, Le rendez-vous dans trois cent ans (1839), Il vampiro (1841).

La famiglia del Vurdalak ispirò un episodio del film di Mario Bava del 1963 I tre volti della paura, (Black Sabbath) film basato su tre racconti di scrittori famosi.


Il libro 

Titolo: LA FAMIGLIA DEL VURDALAK
Autore: Aleksej K. Tolstoj
Editore: Elliot
Anno: 2018
Pagine: 44









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