4 mar 2024

 

La prigione. Nel romanzo di Simenon due sorelle al limite e un marito superficiale

Due sorelle al limite e un marito superficiale.

Alain e Jacqueline sono sposati da sette anni e genitori di un bambino che cresce nella loro casa di campagna. In città conducono una vita frenetica: lei giornalista, lui a capo di una rivista illustrata di grande successo. La loro vita mondana lascia poco spazio alla vita privata insieme. Almeno finché un giorno la polizia dice ad Alain Poitaud che Jacqueline, sua moglie, ha appena ucciso sua sorella Adrienne. 

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Il romanzo di Simenon inizia come un convenzionale giallo di omicidio, ma poi si allontana virando sulla psicologia del personaggio.

Editore di grande successo di una vistosa rivista parigina chiamata "Toi", Alain torna a casa una sera d'autunno dopo un'intensa giornata trascorsa a sfogliare foto di ragazze da inserire nelle pagine centrali, e essersi fermato al bar per buttare giù doppi bicchieri di Johnnie Walker. 

Alain Poitaud all'età di 32 anni, impara uno dei cliché cruciali: non di solo pane vive l'uomo. Nemmeno lui disdegna doppi whisky o compagnie di letto. 

Un ispettore della polizia giudiziaria lo aspetta sulla soglia di casa. La moglie di Alain, una scrittrice freelance, ha sparato e ucciso sua sorella Adrienne. 

Dopo un cupo interrogatorio alla stazione di polizia, tra disperazione personale, con la moglie che non vuole parlare, la storia di Alain si trasforma in una denuncia altamente complicata e ironica di un uomo che possedeva tutto tranne la conoscenza di sé. 

Molti pensano che l'omicidio sia un crimine passionale, con Alain in cima al triangolo. D'altra parte aveva avuto una relazione nascosta con Adrienne, la sorella di Jacqueline, durata circa otto anni ed era stata interrotta solo il Natale precedente. 

Ma la moglie omicida si rifiuta di lasciare che Alain la visiti. Chiede attraverso un funzionario, di portargli degli abiti, calze, pantofole e profumo, "rischiava l’ergastolo e si preoccupava delle calze" dice.

La polizia e l'avvocato teorizzano che l'oggetto della competizione tra le sorelle fosse un altro uomo. Alain inizia ad esaminare mentalmente la sua vita. Non pensava certo che sua moglie se la facesse con un altro. 

Lui è cinico, superficiale, mondano, donnaiolo incallito, sempre pronto a fare dell’ironia; comincerà a chiedersi quale sia stato il vero motivo di quel gesto. 

Simenon si addentra nella psicologia del personaggio, solo marginalmente si interessa all'aspetto poliziesco questa volta.

Alain non capisce le ragioni che hanno spinto Jacqueline a offrirsi a un altro individuo che trova spregevole. Forse Jacqueline aveva tentato di svilire suo marito, offrendosi al primo arrivato?

Egli non riesce a ricordare quando è stato l'ultima volta da solo con la moglie, tranne che a letto. 

Ha dato alla luce un figlio e ascoltava vagamente le storie della moglie, nel complesso si vedevano sporadicamente durante i pasti. Non leggeva mai, né pubblicava i suoi scritti. 

Per lui era solo una donna, un' entità, seduta al suo fianco che indossava ogni tanto un vestito di un certo colore. 

Quanto ad Adrienne, la cognata, Alain la ricorda come una sensazione. Adrienne non lo aveva mai amato, e forse nemmeno Jacqueline, che chiamava Micetta,  lo aveva mai amato.  

"Adrienne non l’aveva mai amato e lui se ne infischiava. Forse nemmeno Micetta lo aveva mai amato. 

E poi, che cosa significava quella parola? Di amore, lui ne vendeva un milione di copie tutte le settimane. Di amore e di sesso. Era la stessa cosa. " 


Alain conosce decine di persone ma li chiama amichevolmente "cocco" o " cocca" anche Adrienne la chiamava così. 

La sua lussuosa tenuta di campagna è una finzione, un sogno infranto. Alain cieco di chi gli sta intorno, si è trovato fortunato ad avere una "miniera d'oro" con l'idea di una rivista in cui ognuno doveva vedere se stesso. 

La vita di Alain ora non può rimanere impunita. La punizione è la scoperta dell'identità dell'amante delle due sorelle. Qualcuno molto vicino alla rivista. 

Questo distruggerà lentamente Alain, ma non finché Simenon non gli dà una crisi di nervi che lo porterà a una fine inevitabile. 

A poco a poco capiamo che la prigione del titolo non è la prigione che tiene ingabbiata Jacqueline. 

È la prigione della vita motivata e consumata di Alain. Un dramma che rivela all'uomo la sua verità profonda: quella del vuoto, dell'inutilità.  


Il libro uscì in Francia nel 1968, venne pubblicato in Italia nel 1969 per Mondadori nella collana scrittori italiani e stranieri con la traduzione di Elena Cantini. 


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Titolo: LA PRIGIONE

Autore: Georges Simenon

Editore: Adelphi

Anno:2024

Pagine: 170

Traduzione: Simona Mambrini






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