In un paese circondato dal mare come il nostro diversi scrittori italiani hanno raccontato le vite e le speranze di chi al mare si affida per vivere. Nei racconti di Leonardo Guzzo Le radici del mare il mare non è solo un elemento ma anche una metafora di chi si avvicina alle sue acque ed è attratto dalle sue immensità, dal suo mistero, dalla sua relazione. Ma è anche un simbolo “il mare riesce a rappresentare come nessuna altra cosa la varietà, la pericolosità, la bellezza e la poesia della vita”.
Le figure che compongono questi dodici racconti sono immigrati verso terre del Sud America, sognatori, nostromi, rematori ma anche gente semplice come il vecchio pescatore di Un altro mare che un giorno decide di non andare più in mare, trascinando la barca dentro la sua officina lasciandola marcire, stanco di raccontare sempre la storia della sua vita - sotto un pergolato, lucidando conchiglie e legando ghirlande di alici salate - una vita passata in un mare immenso con molti nomi che “non voleva decidersi a sputare una sagoma di terra”, ma lieto di raccontare il suo passato a Montevideo quando glielo chiedono: “Raccontaci dell’Oceano, ora. Di come è il più vasto e avventuroso e crudele dei mari…” divertito se qualcuno parlava del mare come di un nemico considerando che per lui era solo un sentimento di lotta in gioventù e di pace adesso.
Ne La mano del diavolo durante la storica battaglia di Lepanto, don Miguel uno dei prigionieri cristiani si ritroverà con una mano mozzata e verrà messo nella stiva di una nave turca fra gli sguardi attenti dei rematori che gli fissano il moncherino inserito nel remo in modo da aiutare il movimento, sotto lo sguardo addolorato del suo possessore che decide di remare con gli occhi chiusi. Così si diffonderà nelle navi della marineria turca la leggenda di uno spagnolo coraggioso che remava per dieci uomini senza sentire la fatica, avventurandosi con la flotta dell'ammiraglio Uluch Ali in celebri imprese marinare non senza un certo timore per una antica credenza.
Luisito è il ragazzo argentino affascinato da un libro polveroso, silenzioso e magico ne L'atlante di Borges che prende vita solo fra le sue mani, nella sua immaginazione. Nascosto in una grande biblioteca di famiglia lo attrae a tal punto da svegliarsi prima degli altri, e a sfogliare le sue pagine fra illustrazioni di continenti dalle forme geometriche insolite con gli intrecci di meridiani e paralleli, viaggiando dentro una idea schematica del mondo, fra terre separate da vasti oceani “i cui orli combacianti suggerivano bizzarre corrispondenze e, forse, un’antica unità. Luisito si divertiva a immaginare come si fossero disgregate e come poteva ricomporle”. Finché un giorno quelle terre gli sembreranno un unico mare, un magico atlante del mare, “un mare di terre fatte di mare”.
Il faro di Créac'h a Ouessant |
Un grigio e giovane capodoglio, allontanatosi dal gruppo, arenato su una spiaggia e un guardiano del faro a Ouessant in Finis terrae sono accomunati da un simile destino. Attratto dal mugolio della grande creatura bloccata in un anfratto, camminando nella notte fra dirupi, cardi e terre pietrose, illuminato solo dal suo faro “un bagliore minuscolo tremante nell'aria” fra l'oceano nero come la pece, si incontrerà con la creatura dai denti come lame sottili, rigida e intorpidita, vedendone un messaggero, una visita divina attesa da anni che sembra dirgli che il mare lo attende spostandosi più avanti verso la fine della terra. Ma l'animale stremato sembra privo di vita intrappolato nella polla d'acqua che a malapena riesce a bagnarlo. Solo l'aiuto e la compassione del farista senza paura lo farà riprendere versando acqua sul muso, e aprendo gli occhi enormi vedrà l'uomo della sua stessa razza, uno di quelli che in un tempo remoto aveva lasciato il mare. E anche l'uomo nella creatura per un momento riconoscerà una parte di se come in una simbiosi ancestrale, mentre la marea salendo darà all'animale una forma di salvezza.
Queste e le altre suggestive storie di Leonardo Guzzo, si intrecciano fra pescatori di mostri marini o semplici giovani che si riuniscono davanti a un fuoco sulla spiaggia, oppure attori caduti nell'oblio, che fanno del mare la loro distrazione verso una vita di mani e volti segnati dalla salsedine e dal sole, mescolando realtà e finzione, riuscendo a dare una sorta di coscienza del mare come elemento e come metafora da dove tutto ha inizio. Come scriveva Jules Michelet ne Il mare: “L’oceano respira come me si accorda al mio movimento interiore e a quello dei cieli. Mi obbliga a contare senza posa con lui, a fare il computo dei giorni e delle ore , a osservare il cielo. Mi riconduce a me stesso e al mondo.”
L'autore
Leonardo Guzzo (Napoli, 1979) collabora come esperto di scienza politica e organizzazione internazionale con la cattedra di Teoria dell’Organizzazione Pubblica presso la Libera Università Maria Santissima Assunta di Roma. Scrive su giornali e riviste e collabora con «Il Mattino», «Il Corriere del Mezzogiorno». Suoi racconti sono stati pubblicati sulla rivista «Il primo amore» a cura di Tiziano Scarpa e Antonio Moresco.
Il libro
Le radici del mare di Leonardo Guzzo, Pequod editore 2015
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