8 set 2014

 

I cani della mia vita di Elizabeth von Arnim

Se state pensando di leggere un libro sugli animali potete considerare la possibilità di sfogliare il bellissimo libro I cani della mia vita di Elizabeth von Arnim. Pubblicato nel 1936, rivela i dettagli della vita della scrittrice con quelli di ciascuno dei suoi 14 cani. Elizabeth von Arnim era un scrittrice anglo australiana che ha scritto circa una ventina di libri. Il suo più grande successo è stato  Il giardino di Elizabeth  anche questo un libro autobiografico, ma è meglio conosciuta per il romanzo Un incantevole aprile, che è stato trasformato in un film nel 1992. Dopo aver sposato un tedesco aristocratico si trasferì in una villa in Pomerania. Qui, lontana dalla città, iniziò le basi per diventare scrittrice.

Elizabeth e i suoi cuccioli
La scrittrice con i suoi cuccioli
(immagine tratta dal libro)

In questo libro, diviso in capitoli, ognuno ha un ricordo di un cane diverso raccontandoci la vita di questi animali che hanno interagito con lei nel corso degli anni
Che cosa diamine facevo, mi sono chiesta, per permettermi di stare senza cani? (...) La risposta che cercavo era mio padre. Ce ne sono state altre in tempi più recenti, come vedremo tra poco, ma lui è stata la prima. Non gli piacevano i cani. Un uomo irritabile, e nient’altro, troppo delicatino di pelle per star davvero bene al mondo, il rumore lo esasperava con facilità, e i cani fanno spesso rumore. Perciò li tollerava soltanto a debita distanza. 

Con la totale indifferenza della madre:
Anche a mia madre i cani non interessavano. O meglio, data la sua indole decisamente troppo dolce e soavemente deliziata d’ogni cosa perché potesse provare un sentimento tanto negativo quanto la mancanza d’interesse, era semplicemente inconsapevole, credo, della loro esistenza.

Perciò si stupirà di ricordare di averne avuto uno fin da piccola e che i genitori gli abbiano dato il permesso di tenerlo. Bijou una buffa creatura dal pelo maculato, donato a cinque anni dal fidanzato di sua sorella che copriva di doni qualsiasi parente della sua amata gli fosse a tiro. Ma è una figura lontana nel tempo, perché dovette aspettare nove anni per averne un altro, un volpino di colore beige, nel frattempo si trastullava con i gatti, visto che il padre li amava più dei cani. Più avanti ci sarà Ingraban un danese enorme facente parte della figliata di un allevatore che aveva dato ai suoi cuccioli tutti nomi che iniziavano con la I.
Ingraban, bastava guardarlo per capirlo, era pronto ad affrontare qualsiasi cosa. Eppure com’era delicato con me e con le bambine, com’era attento e com’era affettuoso.  
Sembrava il cane perfetto, ma aveva un difetto che avrebbe compromesso la sua vita: alla vista dei cervi e dei daini non riusciva a starsene fermo e gli si lanciava dietro, perciò un giorno venne ucciso da un cacciatore. 

Ingulf che arrivò dopo Ingraban - sempre della solita figliata -  era un cane triste e grosso, sembrava un piccolo pony, tutto il contrario del precedente, lui i cervi li guardava da lontano senza muovere un muscolo "gli occhi inerti, privi di qualsiasi sprazzo di luce. Un cane triste, apatico, che si sedeva appena possibile e si alzava con riluttanza".
Questo cane dall'aria depressa non mostrava interesse neanche per una lepre che gli era saltata accanto, ciò incomincia a metterla in dubbio sul continuare a tenerlo, consulterà un veterinario senza riscontrare alcuna malattia, alla fine lo riporterà dall'allevatore che si dimostrerà riluttante e indignato a riprendere il cane, anzi convincerà la donna a prendere altri due cuccioli nello sconcerto del marito che la vedrà ritornare con tre cani.


knobbie
Knobbie
(immagine tratta dal libro)
Qualche anno dopo la morte del marito, si trasferì in Inghilterra nel Devonshire e qui ci sarà Prince un cane inglese dal pelo nero "un cane cattivo, con occhi rossi di brace che mi fecero indietreggiare titubante durante i nostri saluti preliminari". Appartenuto ai proprietari dell'abitazione in cui viveva, gli era stato venduto in blocco insieme alla casa, i colonnelli in pensione che vivevano intorno gli consigliavano di stare attenta a questo animale. Lei che aveva avuto finora dei buoni rapporti con gli altri cani, diventava giorno per giorno diffidente nei suoi confronti anche perché ogni tanto usciva di notte nei campi ed era difficile vederlo. Finché un giorno ucciderà delle pecore e la padrona verrà trascinata da un magistrato con una sentenza senza uscita: il cane dovrà essere abbattuto, e anche se la bestia non gli era mai piaciuta questo atto la turba molto "a tempo debito, la nostra permanenza nel Devonshire finì, e finì, strano a dirsi, a causa di Prince. "

Più avanti nel libro il racconto si fa struggente altri cani allieteranno e renderanno malinconico il rapporto con la scrittrice che amerà i cani più degli esseri umani, come la figura di Coco un alano con uno splendido mantello ondulato di un marrone picchiettato d’argento che sbadigliava sempre .
Un giorno che doveva partire il cane gli porta la borsa in bocca attraverso i campi; sembra intuire che la padrona debba lasciarlo, perciò tiene stretta la sua borsa quando arriva il momento.  
"Così lo lasciai là, immobile sul bordo della strada vuota, a guardarmi mentre mi allontanavo verso quelli che sarebbero stati anni di profondo dolore, di acuta infelicità… il mio bellissimo cane, il mio amico intimo, il mio adorante protettore, il mio cane che avevo tanto amato e di cui mi ero presa tanta cura e che mi aveva tanto amato e si era preso tanta cura di me. E quando lo rividi, cinque anni dopo, stava morendo."
Se non avete un cuore di pietra e avete interesse per gli animali, specie nei capitoli finali tenetevi accanto un fazzoletto vi potrà servire.

 

  • Il libro


Elizabeth von Arnim

I CANI DELLA MIA VITA
Bollati Boringhieri 2015






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