Simenon: romanzi senza Maigret
Ne I superstiti del Télémaque (Adelphi) uno dei tanti romanzi duri di
Simenon, c'è la provincia normanna tra pescatori, cittadine nebbiose,
pescherecci e sentore di aringhe che aleggia nei caffè dove i pescatori si
riposano. Non manca naturalmente un delitto di cui verrà accusato il capitano
Pierre Canut. Il fratello gemello Charles sa che è innocente e farà di tutto
per dimostrarlo mettendosi alla ricerca del vero colpevole.
La vittima è il vecchio Février, ex marinaio, trovato sgozzato nella sua casa
in cima a una scogliera a Fécamp. Mancano del denaro e alcuni documenti. In un
paese dove tutti si conoscono e sanno del tragico passato dei Canut i paesani
commentano al caffè, rivangando i vecchi accaduti del padre dei Canut morto
durante il naufragio del Télémaque al largo del Brasile.
Un mese dopo una nave inglese trovò una barca con dei sopravvissuti uno era
morto con una strana ferita ai polsi: era il Canut padre. La vedova accuserà
Février, che era uno dei superstiti, e non si darà mai pace, diventando anche
instabile, dato che le voci ipotizzavano un azione di cannibalismo tra gli
uomini per la loro sopravvivenza.
Come un classico giallo (ma nell'intenzione di Simenon non lo è), ci sono
diversi sospettati, un testamento e una vecchia storia sentimentale. Il
lettore simpatizza per Charles che diffida degli avvocati ma non si considera
un eroe, è solo che vuole bene al fratello il quale è anche amato dagli altri
pescatori che dopo l'arresto appaiono increduli.
Charles lavora nelle ferrovie e passa le serate in un angolo del caffè,
appoggiato al bancone, innamorato come un ragazzino della giovane Babette che
serve le bevande, con una punta di gelosia e sempre in attesa che si liberi
tra un cliente e l'altro per sedersi con lei, oppure aspettando la chiusura
notturna, per strappargli un candido bacio sotto lo sguardo poco convinto del
proprietario Jules.
Simenon ci dà il ritratto di un antieroe, un debole che otterrà la sua
rivincita, che conduce in fin dei conti una vita banale tentando di
riscattarsi. Si porta dietro un marchio famigliare terribile, fino a quando
non scoprirà cose che non sapeva del passato. Sempre legato all'irascibile
fratello gemello, tutto forza e muscoli, tanto che quando aveva un flirt, ci
racconta, era Charles con una punta di gelosia, a scrivere lettere d'amore per
lui.
Ma I superstiti del Télémaque è anche un dramma psicologico collocato
tra ambienti saturi di fumo e umidità, con l'aria salmastra e l'odore di
aringhe alla griglia, come scrive con nostalgia nell'introduzione al romanzo
Simenon, il quale all'epoca, il 1938, si trovava in Tirolo di fronte a un
abbagliante distesa di campi innevati.
Il romanzo Les Rescapés du Télémaque venne scritto in uno chalet a
Igls (Tirolo, Austria), nel dicembre 1936, pubblicato sul quotidiano "Le Petit
Parisien", dal 25 giugno al 24 luglio 1937 uscito in volume nel 1938. In
Italia lo pubblicherà Mondadori nel 1948 con il titolo I superstiti del
Telemaco.
Le Petit Parisien del 25 giugno 1937 con la prima parte del "Télémaque" |
Simenon l'amore per il mare e le barche
Verso la fine degli anni '20 proprio a Fécamp lo scrittore si farà costruire
l'Ostrogoth, un cutter di dieci metri dopo aver preso il brevetto di capitano
marittimo di lungo corso. Scrive nella sua biografia Pierre
Assouline:
"Durante gli anni 1929-1930, il “capitano” Simenon e il suo equipaggio visitarono molti paesi, dalla Mosa alla Lapponia finlandese passando per Liegi, Maastricht, il Limburgo belga e olandese, Amsterdam, lo Zuiderzee, Stavoren, Delfzijl, Emden, Wilhelmshaven e poi, a bordo di una nave mercantile, Capo Nord, Kirkenes… Non si trattava più di semplice turismo, ma di una vera e propria malattia chiamata vita sull’acqua. Ormai per Simenon esisteva solo un tipo di imbarcazione: «Quella sulla quale è possibile vivere, la casa-battello, la casa galleggiante, la barca che diventa il tuo nido, il tuo rifugio caldo e asciutto quando fa brutto tempo, quando si scatena la tempesta e il mare si gonfia»."
Il libro
Titolo: I SUPERSTITI DEL TÉLÉMAQUE
Autore: Georges Simenon
Editore: Adelphi
Anno: 2020
Pagine: 187
Traduzione: Simona Mambrini
(immagini:archives.lehavre, Gallica.bnf.fr)
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