Scritto fra il 1863 e il 1869 Guerra e pace risulta un capolavoro di realismo, una grandiosa epopea della società e del popolo russo ai tempi delle guerre napoleoniche. Vicende private e fatti pubblici, oltre a cose e persone, ruotano intorno alla storia di due famiglie i Bolkonskij e i Rostov. Ma la vera eroina del romanzo è una ragazzina carina e volubile chiamata Natascia Rostova innamorata di un principe vedovo, il padre le impone però di attendere, questo non le impedirà di infatuarsi di un altro principe vanesio, ma non gli andrà bene, intanto i francesi stanno arrivando. Tra baci rubati, corse sulla slitta in mezzo alla neve, eleganti abiti di raso, le occhiate dal palco del teatro verso il bel Anatoli con sciabola e alamari. La vedremo poi sposata e sfiorita ma con nelle guance ancora quel fuoco di giovinezza.
Guerra e pace esce in una nuova traduzione per Einaudi con una prefazione di Leone Ginzburg il quale ritiene fondamentale la differenza fra personaggi storici e personaggi umani. I personaggi umani amano, soffrono, sbagliano, si ricredono, ovvero, vivono; mentre gli altri sono condannati a recitare una parte che non è scritta da loro, anche se tutti – tranne forse dal generale Kutúzov – s’immaginano d’improvvisarla.
C'è la guerra, anche perché il giovane scrittore era stato ufficiale, e c'è un Napoleone inconscio di ciò che succede in battaglia, tra polvere e cadaveri, reggimenti e battaglioni, e l'onore di affrontare la morte in battaglia.
La Guerra è la storia, la Pace il mondo umano, la famiglia, l'amore, il romanticismo, e i modi in cui la pace tende a insinuarsi per prendere il sopravvento sulla guerra. Tolstoj sembra simpatizzare per la pace con un evidenza poetica, questo mondo lo attrae "perché egli è convinto che ogni uomo – di ieri, di oggi, di domani – valga un altro uomo".
Nella Pace ci sono i salotti, "il regno del falso" come citava Pietro Citati, che Tolstoj raffigurerà con una certa perfidia, i riti e le cerimonie, l'eleganza dei ricevimenti, le carrozze con i servitori con i cappelli piumati, lo sfavillare di argenti e cristalli e delle spalline dorate dei militari. Lo scrittore è cosciente che gli sfarzi, la ricchezza, il lusso, sono delle cose vane, eppure le descrive perché fanno parte di quel mondo.
Nella Pace ci sono i salotti, "il regno del falso" come citava Pietro Citati, che Tolstoj raffigurerà con una certa perfidia, i riti e le cerimonie, l'eleganza dei ricevimenti, le carrozze con i servitori con i cappelli piumati, lo sfavillare di argenti e cristalli e delle spalline dorate dei militari. Lo scrittore è cosciente che gli sfarzi, la ricchezza, il lusso, sono delle cose vane, eppure le descrive perché fanno parte di quel mondo.
Oltre a Natascia (Nataĺja nel libro) c'è lo sfortunato Andréj poco propenso alla vita coniugale che lascia la moglie Lise incinta per partire alla guerra. Ferito avrà un breve incontro con Napoleone il quale commenta compiaciuto: «Voilà une belle mort!». Al suo ritorno la moglie muore di parto lasciandogli il bambino, e poi l'incontro con Natascia, ma anche questo non gli va a buon fine e torna a combattere, stavolta tornando con ferite gravi.
Tra i tanti un altro personaggio Pierre Bezuchov, che molti critici considerano un riflesso dello stesso Tolstoj, estraneo alle classi sociali superiori appare rozzo e goffo sebbene intelligente, non è dominato dalla ragione, come lo è il suo amico Andrej. Egli è spontaneo ignorando le regole della società ipocrita.
Tra i tanti un altro personaggio Pierre Bezuchov, che molti critici considerano un riflesso dello stesso Tolstoj, estraneo alle classi sociali superiori appare rozzo e goffo sebbene intelligente, non è dominato dalla ragione, come lo è il suo amico Andrej. Egli è spontaneo ignorando le regole della società ipocrita.
Natascia e Andrej a Mytišči - Leonid Pasternak 1893 (wikimedia) |
La nuova traduzione di Emanuela Guercetti rinnova il capolavoro di Tolstoj, l'ultima di Einaudi risaliva agli anni '20 con una revisione di Leone Ginzburg compiuta negli anni '40, togliendo così alcune incomprensioni. In una intervista al Venerdì la traduttrice rileva che viene chiarito un vecchio malinteso: «In un passaggio si dice che per aprire le finestre dai doppi vetri ogni anno i Bolkonskij "aspettavano le allodole". Davvero scrutavano il cielo alla ricerca degli uccelli ? In realtà, ho potuto scoprire, era un modo di dire per la festa dei Quaranta martiri, il 9 marzo, quando per tradizione si preparavano dolcetti a forma di allodole».
Alla moglie Sofia che collaborerà alla stesura, (era arrivata a trascrivere 13 volte il romanzo), le scene di guerra non piacevano, al momento dell'uscita del romanzo erano sposati da alcuni anni.
Si lamenta che il marito è sempre fuori "Che cosa stia facendo lui, non lo so e non voglio pensarlo. Lui certo sta bene e non si annoia e non piange come faccio io." scrive nel suo diario. Poi più avanti annota "Trascrivo per lui e sono felice di essere utile in qualcosa." (*)
Si lamenta che il marito è sempre fuori "Che cosa stia facendo lui, non lo so e non voglio pensarlo. Lui certo sta bene e non si annoia e non piange come faccio io." scrive nel suo diario. Poi più avanti annota "Trascrivo per lui e sono felice di essere utile in qualcosa." (*)
Come l'incipit di Anna Karenina anche la famiglia Tolstoj era infelice a modo suo. I due coniugi si leggevano i rispettivi diari, come parte di un progetto per conservare la propria intimità, ma è probabile in seguito che ne abbiano tenuti due uno pubblico e l'altro privato. Litigi e baci non mancavano. Nel 1863 durante la stesura del libro un Tolstoj inquieto scrive: «Non le ho lasciato leggere il mio diario, ma non scrivo tutto. La cosa più terribile è che devo rimanere in silenzio e stare sveglio , non importa quanto odio e disprezzi questo stato. Parlare con lei ora è impossibile, e forse tutto sarebbe stato spiegato. No, non amava e non mi amava. Mi dispiace un po' ora, ma è stato così doloroso ingannarmi (...) sento a malapena la forza di fermarmi. Non voglio la morte, ma voglio e amo l'immortalità. Non c'è bisogno di scegliere. La scelta è stata fatta a lungo: Letteratura, arte, pedagogia e famiglia. Incoerenza, timidezza, pigrizia, debolezza, questi sono i miei nemici. "
Tolstoj aveva una profonda ammirazione per lo scrittore francese Victor Hugo. Andrà un paio di volte a Parigi in compagnia di Turgenev. Il giovane conte russo lesse e ammirò I miserabili prima di scrivere Guerra e pace. Era un periodo in cui i russi avevano ancora un rapporto culturalmente subordinato con i francesi.
I romanzi di Hugo sono, in qualche modo, il genere di narrativa che Tolstoj voleva scrivere e adattare per i lettori russi. Hugo tentava una scrittura moralista in forma nuova; con la
comprensione della difficile situazione dei poveri, delle classi inferiori e degli sfortunati (i miserabili) molto sentita e moralmente profonda. In Hugo, le tendenze didattiche e artistiche viaggiano insieme.
Isaiah Berlin, nel suo saggio su Tolstoj, Il riccio e la volpe, scrive che le tendenze didattiche e artistiche sono in conflitto.
Tolstoj, il pensatore, voleva scrivere il romanzo didattico alla Hugo; i suoi miserabili sarebbero stati i servi russi. In Guerra e pace voleva insegnare
la storia; in Anna Karenina la moralità.
Il libro
Titolo: GUERRA E PACE
Autore: Lev Tolstoj
Editore: Einaudi
Anno: 2018
Pagine: 1672 / 2 volumi
(*) Sof'ja Tolstaja, I Diari, Baldini & Castoldi
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