15 mar 2018

 

Le ricette della signora Tokue. Una storia toccante e poetica

Nel Giappone odierno tre individui abbattuti dalla vita in cerca di dignità e amore in una storia toccante e poetica

Sentarô è un pasticcere giapponese che fa il suo lavoro senza molta passione, anche perché deve ripagare un debito contratto dopo un soggiorno in carcere. Un giorno una vecchia signora di nome Yoshii Tokue si presenta nella sua bottega alla ricerca di un impiego: sarà lei a cambiare la sua vita e fargli vedere il mondo in modo diverso.




Le ricette della signora Tokue uscì in Giappone nel 2013, un breve romanzo di Durian Sukegawa pubblicato adesso per Einaudi, che ha goduto di una certa notorietà grazie anche all'adattamento cinematografico della regista Naomi Kawase presentato a Cannes nel 2015. 

Lo scrittore oltre che filosofo è anche laureato in pasticceria giapponese e quindi si trova a suo agio nel descrivere i segreti del  dorayaki  un dolce farcito con una pasta di fagioli azuki. 

Segreti che solo la signora Tokue conosce. Questa è un'anziana signora che ha sofferto pene tremende, che ritrova la sua gioia "ascoltando gli azuki", i fagioli rossi, i quali dopo essere stati lessati, diventano una specie di marmellata dolce chiamata "anko" racchiusa tra due dischi di "kasutera" (un sorta di pan di Spagna) costituendo quel dolce particolare chiamato dorayaki.

La piccola bottega dove lavora Sentarō  si trova in fondo a un vicolo, in una strada con dei rigogliosi alberi di ciliegi. Gli affari non vanno molto bene, i maggiori clienti sono degli studenti di passaggio, ma poi arriva una vecchia signora dalle mani nodose e storte. Questa, attratta dall'odore e dai ciliegi in fiore si presenta nella bottega con l'idea di farsi assumere. 

Dapprima Sentarō è diffidente, la donna dice di avere 76 anni, troppo anziana per stare ai fornelli e sollevare pentole, ma lei, piccola donna dai modi gentili, è così persuasiva che l'uomo si convince, e farà bene poiché tutta la sua vita, dopo, subirà un cambiamento.

La pasticceria gioca un ruolo fondamentale nella storia: attraverso un passaggio metaforico, la preziosa pasta di fagioli azuki è come un collante che unisce e guarisce gli esseri danneggiati dalla vita. 

Tutti i personaggi principali del romanzo infatti, Sentarō, Tokue e la studentessa Wakana, hanno avuto esperienze dolorose come malattia, prigione o isolamento.

Sentarō è ancora giovane ma si sente già stanco della vita, indebitato e disilluso. L'anziana Tokue, custodisce un segreto culinario e un altro più tragico, mentre la giovane Wakana è una liceale poco loquace, pervasa da una perenne tristezza. 

Intorno i ciliegi giapponesi segnano le stagioni con i loro fiori dai petali delicati.



Il dolce Dorayaki


La signora Tokue ha un rapporto particolare con i fagioli rossi trattati con molta cura, inoltre sa preparare una deliziosa farcitura artigianale, molto lontana da quella industriale che usava Sentarō, questo farà si che i clienti apprezzino la nuova cucina, dove l'anziana signora si rivolge con amore verso i suoi fagioli nella pentola che secondo lei hanno un "anima".

– Mi dica una cosa… È dall’inizio che me lo chiedo, ma cosa… cosa c’è da guardare?
– Come dice?
– Cosa guarda tutto il tempo, con il viso appiccicato alla pentola dei fagioli?
– Faccio solo del mio meglio.
– Del suo meglio?

Quando le cose incominciano ad andare bene nella piccola bottega, ecco che qualcosa si mette di traverso. L'anziana Tokue ha un grosso segreto che riaffiorerà dal suo passato, un segreto che non può tenere nascosto, lo si vede dalle sue mani, è il morbo di Hansen, comunemente noto come lebbra. 

Fino al 1996 la legge giapponese costringeva la segregazione in apposite strutture a chi era contagiato dal morbo di Hansen, sebbene adesso le cose siano cambiate. 

La signora Tokue è una di queste. Lei adesso è guarita ma le deformità sono rimaste così come i pregiudizi negativi nell'immaginario collettivo fra credenze e superstizioni, tanto che appunto si preferisce usare un termine scientifico.
 
Le voci circolano, d’altronde chi mangerebbe del cibo toccato da un lebbroso, e i clienti una volta numerosi non vengono più, "Se ultimamente questo negozio non vende più… è sicuramente per via di ciò che mi è successo in passato" osserverà la vecchia signora. 

La proprietaria della bottega cerca di piazzare al suo posto il nipote, fresco di un apprendistato nel settore della ristorazione, mentre la povera Tokue è costretta a tornare in quella che per mezzo secolo è stata la sua casa: il sanatorio.

Tokue cerca di assaporare la libertà in questi ultimi momenti che gli restano da vivere fra riflessioni, calore umano e il potere del silenzio, i sogni infranti, l'ingiustizia, il tempo che passa. 

Proprio come i petali di ciliegio che svolazzano, entrando attraverso la finestra della cucina per infilarsi talvolta nelle torte di pasta, il libro ha l'audacia di sollevare dei problemi reali sulla malattia, l'esclusione, e l'ingiustizia, dove i morti non hanno diritto a una sepoltura normale.

– Questo è il colombario per le persone che sono morte al Tenseien.
– Il colombario? – ripeté Wakana.
– Perché noi non abbiamo tombe. Anche mio marito… anche Yoshiaki riposa qui. Ora che è finalmente libero dalle sofferenze starà sognando i suoi amati manjū.


Ci si lascia trascinare dal racconto e dalla sua filosofia che questo racchiude, delicato, dolce e forte nello stesso tempo. Oltre che per la bella copertina, Sukegawa ci dice che la nostra felicità sta nella scoperta e nell'ascolto degli altri. Che la realizzazione di ognuno debba giungere attraverso il dono di sé, la condivisione e la trasmissione della propria conoscenza.

"La notte, basta prestare ascolto al mormorio delle stelle per sentire lo scorrere eterno del tempo (...). Noi siamo nati per guardare e ascoltare il mondo. E il mondo non desidera altro. Perciò, anche se non potevo diventare insegnante o lavorare, il mio essere venuta al mondo aveva un senso".


L'autore

Durian Sukegawa, nome d'arte di Tetsuya Sukekawa, è nato a Tokyo nel 1962. Poeta, scrittore e clown, ha una laurea in Filosofia Orientale e una in Pasticceria, conseguita all'Università della Pasticceria del Giappone. Per Einaudi ha pubblicato Le ricetta della signora Tokue (2018), il suo primo libro tradotto in italiano, da cui è stato tratto il film  Le ricette della signora Toku,  diretto da Naomi Kawase e presentato al Festival di Cannes nel 2015.



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Einaudi 2018

Traduzione di Laura Testaverde


le ricette della signora tokue





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