Il morso della reclusa (Einaudi). La scrittrice francese Fred Vargas pubblica un altra insolita indagine protagonista sempre il commissario Adamsberg
Il commissario Adamsberg si imbatte in un caso insolito: alcuni anziani muoiono a pochi mesi di distanza a Nîmes, in apparenza morsi da un ragno chiamato reclusa, che come suggerisce il nome, non lascia mai la sua tana. Dovresti davvero stuzzicarlo per mordere e non sempre inietta il suo veleno, ma il suo morso è un avvertimento, poiché se mal curato porta alla necrosi dei tessuti e degli organi. La stranezza è che per uccidere un uomo occorrerebbero decine di morsi, e, a meno che l'aracnide non sia geneticamente modificato, dietro questi decessi ci potrebbe essere la mano dell'uomo.
Ne Il morso della reclusa (Einaudi) la scrittrice francese, vero nome Frédérique Audoin-Rouzeau, in questo nono romanzo, con protagonista il commissario Adamsberg, inserisce almeno due casi paralleli, di facile soluzione prima di arrivare all'indagine vera e propria del titolo che appare abbastanza tortuosa.
All'inizio il particolare commissario Adamsberg, sognatore e disordinato che porta due orologi sempre fermi al polso, si trova in vacanza in Islanda e viene chiamato in Francia dal collega Danglard per un caso di omicidio stradale, il quale pare in apprensione e anche critico nei suoi confronti.
All'inizio il particolare commissario Adamsberg, sognatore e disordinato che porta due orologi sempre fermi al polso, si trova in vacanza in Islanda e viene chiamato in Francia dal collega Danglard per un caso di omicidio stradale, il quale pare in apprensione e anche critico nei suoi confronti.
"Che un individuo normale e semplicemente stanco morto andasse a rilassarsi in un Paese nebbioso gli sembrava una scelta sensata. Più opportuna che correre verso il sole del Sud, dove la luce crudele ravviva ogni minima sporgenza, ogni spigolo di sassolino, cosa per nulla rilassante. Ma che un individuo nebbioso se ne andasse in un Paese nebbioso gli sembrava invece azzardato e gravido di conseguenze".
Mentre il commissario riesce a risolvere il semplice caso dell'omicidio stradale, si interessa al collega Voisenet, che ha l'hobby per i pesci, (questo si è portato in ufficio una murena morta che impesterà tutto il locale). Sbirciando di nascosto nel suo schermo del computer vede una foto di un ragnetto marrone e poi alcuni articoli con titoli allarmistici: "Il ritorno del ragno eremita?, Un uomo morso a Carcassonne. Bisogna aver paura della reclusa americana?, Un secondo decesso a Orange".
Ma i ragni non sono nel campo di ricerca di Voisenet allora perché questo interesse del collega ?
Adamsberg si tormenta con questa reclusa o ragno eremita, e cerca di saperne di più consultando uno specialista al Museo di Storia naturale. La sua conoscenza sarà preziosa, ma lui crede sia impossibile morire per un morso di questo ragno. Secondo i suoi calcoli per iniettare una dose di veleno mortale, sarebbero necessari oltre ventitré ragni molto arrabbiati, a patto che accettino di scaricare contemporaneamente il loro veleno sulla preda.
Non accetta neanche l'idea astrusa del commissario sul fatto di coltivare le uova del ragno poiché una volta deposte volano via leggeri come l'aria. Nel museo farà la conoscenza di una vecchia signora, Irene, che è interessata alle recluse e si informa quotidianamente su internet tra blog e forum, questa voleva portare uno di questi ragnetti al responsabile del museo, ma lo donerà al commissario tanto per farsi un idea.
Per seguire il filo il lettore deve lasciarsi andare. La narrazione va avanti in cerchi concentrici piuttosto che in linea retta, con citazioni colte e divagazioni filosofiche, mettendosi nei panni di un commissario poco comune dove le sue intuizioni sono "bolle, o proto pensieri" che vagano nella sua mente, che si sviluppano mentre passeggia nella "Città di pietra" (Parigi). Adamsberg non ha un vero metodo di indagine, e non è in grado di analizzare coscientemente o supportare un lungo ragionamento. Tuttavia ottiene comunque risultati spettacolari grazie alla sua intuizione e soprattutto alla sua grande sensibilità.
La presenza animale è sempre presente nella storia. Incontriamo Palla, un gatto che si accuccia al tepore di una vecchia fotocopiatrice in ufficio, una famiglia di merli che fa il nido sul cortile del commissariato, una murena morta e puzzolente. E poi c'è la Loxosceles reclusa, un ragno discreto che non farebbe male a una mosca, tanto per dire, dato che si nasconde in buche e si nutre di insetti.
L'aracnide non pare una minaccia per l'uomo. Tranne che questo pacifista può pungere per autodifesa se lo disturbiamo, e a differenza della maggior parte dei suoi omologhi, il suo veleno non è neurotossico, ma necrotico, "decompone la carne intorno al morso. La necrosi può estendersi per venti centimetri di lunghezza e dieci di larghezza". Gli antibiotici fermano la necrosi, ma il danno può essere maggiore.
Il commissario lo scoprirà anche con l'aiuto della collega, il tenente Hélène Froissy abile in ricerche su internet che viene coinvolta a sua insaputa in una storia con un maniaco sessuale. Sarà la possente "Violette" Retancourt, un donnone che converte ogni apporto di grassi in massa muscolare, ad avvertire il commissario che con un escamotage riuscirà ad acchiapparlo senza che Froissy intuisca qualcosa.
Tornando al caso della Reclusa, Adamsberg e il suo team scopriranno una vera e propria "banda della reclusa", soprannominati dal commissario “Blaps", coleotteri puzzolenti e mangiatori di sterco, ovvero ragazzini problematici rinchiusi in un orfanotrofio, che mezzo secolo prima si erano divertiti a tormentare i loro simili con questi ragni, per poi passare agli stupri in età adulta. E qualcuno dopo tanti anni cerca vendetta.
La scrittrice divaga anche sul passato di Adamsberg e delle recluse medievali, donne che si isolavano volontariamente dal mondo, fino alla morte, dentro celle buie con i capelli lunghi come un vello, dentro il quale si annidavano insetti, le unghie si incurvavano come artigli, la pelle si ricopriva di uno strato di sporcizia, il corpo di una puzza immonda, gli escrementi e il cibo decomposto facevano da giaciglio, lui che da bambino ne aveva vista una ne era rimasto traumatizzato. E un filo lega una di queste con l'indagine.
Come il lettore anche il commissario imparerà termini come aracnofobia, differenze tra otto e sei occhi, tipologie di veleno e loxoscelismo anche se con una certa difficoltà nel memorizzarli.
Le donne, la loro vulnerabilità, la loro solitudine, ma anche la loro forza, la loro resistenza, la loro tenacia sono il filo comune, davanti al mistero, alle indagini, che scorrono sulle tracce del colpevole, il buon commissario cercherà un patto molto solidale che potrebbe sigillare il tutto.
L'autrice
Fred Vargas, pseudonimo di Frédérique Audoin-Rouzeau, è stata ricercatrice di archeozoologia presso il Centro nazionale francese per le ricerche scientifiche.
Tradotta in 22 lingue viene considerata l'anti-Patricia Cornwell. A tal proposito, ha dichiarato che «il poliziesco è una specie di favola, ironica o tragica o cerebrale. Non sopporto i gialli ultraviolenti che raccontano crimini complicatissimi (che nella realtà non esistono): un delitto è sempre semplice».
In una intervista a Le Parisien a proposito del libro dice che si è ispirata al suo lavoro di archeozoologa che ha praticato fino al 2005 "Sono una specialista in mammiferi, ma sono attenta a tutti gli animali. Non sono né fobica di ragni né aracnofila. Ma tutto ciò che racconto sulla relazione degli uomini con le bestie, con il veleno, è corretto. Nel registro storico non invento mai nulla".
L'autrice
Fred Vargas, pseudonimo di Frédérique Audoin-Rouzeau, è stata ricercatrice di archeozoologia presso il Centro nazionale francese per le ricerche scientifiche.
Tradotta in 22 lingue viene considerata l'anti-Patricia Cornwell. A tal proposito, ha dichiarato che «il poliziesco è una specie di favola, ironica o tragica o cerebrale. Non sopporto i gialli ultraviolenti che raccontano crimini complicatissimi (che nella realtà non esistono): un delitto è sempre semplice».
In una intervista a Le Parisien a proposito del libro dice che si è ispirata al suo lavoro di archeozoologa che ha praticato fino al 2005 "Sono una specialista in mammiferi, ma sono attenta a tutti gli animali. Non sono né fobica di ragni né aracnofila. Ma tutto ciò che racconto sulla relazione degli uomini con le bestie, con il veleno, è corretto. Nel registro storico non invento mai nulla".
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