Jamaica Inn romanzo della scrittrice inglese Daphne du Maurier, un libro sugli animali per adulti L’astore di T.H.White, e un libro di ricette e ricordi I biscotti di Baudelaire di Alice B. Toklas
Tre libri novità consigliati: il romanzo ottocentesco Jamaica Inn della scrittrice inglese Daphne du Maurier, L’astore di T.H.White un racconto autobiografico su un uomo che tenterà di addestrare un rapace, I biscotti di Baudelaire di Alice B. Toklas ricette particolari e ricordi storici culturali di due donne che lasciarono un impronta rilevante nel secolo passato.
Tre libri novità consigliati: il romanzo ottocentesco Jamaica Inn della scrittrice inglese Daphne du Maurier, L’astore di T.H.White un racconto autobiografico su un uomo che tenterà di addestrare un rapace, I biscotti di Baudelaire di Alice B. Toklas ricette particolari e ricordi storici culturali di due donne che lasciarono un impronta rilevante nel secolo passato.
La scrittrice inglese Daphne du Maurier è nota per i suoi romanzi di atmosfere gotico-sentimentali come Rebecca (1938), i racconti Gli uccelli (1963) e tanti altri, qualcuno portato sullo schermo da Alfred Hitchcock.
Il romanzo Jamaica Inn è stato pubblicato nel 1936 e narra una storia che si svolge nella Cornovaglia del 1820.
Quando la madre muore, Mary va a vivere con i suoi zii che gestiscono il Jamaica Inn, una locanda malfamata, crocevia di contrabbandieri, scoprendo poi che i suoi parenti sono in pericolo. Fra le pagine ci si ritrova gettati in un mondo drammatico di brughiere spazzate dal vento della Cornovaglia, mari impetuosi e una sconvolgente brutalità umana, fra furti e omicidi commessi da Joss Merlyn e i suoi loschi figuri, con Mary che cercherà di distinguere il bene dal male in un mondo a lei estraneo e si innamorerà di Jem l’affascinante e misterioso fratello di Joss.
Anche Jamaica Inn ha avuto numerosi adattamenti sia cinematografici che televisivi da Hitchcock nel 1939 alla BBC.
La locanda esiste davvero ancora oggi, costruita nel 1700 come stazione di posta e anche per contrabbandare rum e altre merci. Data la posizione sulle coste aspre della Cornovaglia i sabotatori ingannavano con false luci le navi da trasporto, attirandole sulle coste rocciose e farle affondare per poi rubare il loro prezioso carico. Questi racconti servirono da spunto per la scrittrice che vi soggiornò nel 1930, dopo che lei e un amico si persero fra la nebbia mentre erano fuori a cavallo nella brughiera. Durante il tempo trascorso il direttore del locale si dice che intrattenne gli ospiti con storie di fantasmi e avvincenti racconti di contrabbandieri.
Scrive nel suo libro di memorie Cornovaglia magica : " Come Mary Yellan, che nel romanzo viene a Bodmin Moor dalle tranquille colline e le valli di Helford, ero impreparata alla sua oscurità e affascinante bellezza diabolica. La gente dice che i miei personaggi di fantasia sembrano emergere dai luoghi in cui si svolgono le mie storie, perciò quando ho messo gli occhi sulla vecchia facciata di granito del Jamaica Inn mi ha fatto pensare che dietro ci fosse una storia ricca di racconti popolari in strana sintonia con il loro ambiente."
Il romanzo Jamaica Inn è stato pubblicato nel 1936 e narra una storia che si svolge nella Cornovaglia del 1820.
Quando la madre muore, Mary va a vivere con i suoi zii che gestiscono il Jamaica Inn, una locanda malfamata, crocevia di contrabbandieri, scoprendo poi che i suoi parenti sono in pericolo. Fra le pagine ci si ritrova gettati in un mondo drammatico di brughiere spazzate dal vento della Cornovaglia, mari impetuosi e una sconvolgente brutalità umana, fra furti e omicidi commessi da Joss Merlyn e i suoi loschi figuri, con Mary che cercherà di distinguere il bene dal male in un mondo a lei estraneo e si innamorerà di Jem l’affascinante e misterioso fratello di Joss.
Anche Jamaica Inn ha avuto numerosi adattamenti sia cinematografici che televisivi da Hitchcock nel 1939 alla BBC.
Il Jamaica Inn oggi (foto da jamaicainn.co.uk) |
La locanda esiste davvero ancora oggi, costruita nel 1700 come stazione di posta e anche per contrabbandare rum e altre merci. Data la posizione sulle coste aspre della Cornovaglia i sabotatori ingannavano con false luci le navi da trasporto, attirandole sulle coste rocciose e farle affondare per poi rubare il loro prezioso carico. Questi racconti servirono da spunto per la scrittrice che vi soggiornò nel 1930, dopo che lei e un amico si persero fra la nebbia mentre erano fuori a cavallo nella brughiera. Durante il tempo trascorso il direttore del locale si dice che intrattenne gli ospiti con storie di fantasmi e avvincenti racconti di contrabbandieri.
Scrive nel suo libro di memorie Cornovaglia magica : " Come Mary Yellan, che nel romanzo viene a Bodmin Moor dalle tranquille colline e le valli di Helford, ero impreparata alla sua oscurità e affascinante bellezza diabolica. La gente dice che i miei personaggi di fantasia sembrano emergere dai luoghi in cui si svolgono le mie storie, perciò quando ho messo gli occhi sulla vecchia facciata di granito del Jamaica Inn mi ha fatto pensare che dietro ci fosse una storia ricca di racconti popolari in strana sintonia con il loro ambiente."
L’astore – T.H. White
Adelphi 2016
201 pagine
Adelphi 2016
201 pagine
Terence Hanbury White è stato uno scrittore inglese di cui il libro più noto è La spada nella roccia (1938) adattato in un film d’animazione dalla Disney nel 1963. White era per natura un recluso, per lunghi periodi si isolava dalla società umana passando il suo tempo fra caccia, pesca, e la sua strana collezione di animali da compagnia cani, gufi, rapaci, bisce, tassi, porcospini. Quando ancora insegnava acquistò due gatti siamesi e cercò di abituarli a non nutrire aspettativa o affetto alcuno verso nessuno all’infuori di se stessi. Amareggiato concludeva che non fanno altro che mangiare e dormire tutto il giorno nel salotto, scriverà nella sua biografia England Have My Bones.
Un giorno si fece mandare dalla Germania un astore, un rapace, per addestrarlo. Avrebbe insegnato al rapace e forse avrebbe imparato qualcosa da se stesso scrivendoci sopra un libro sulla sua impresa.
«Quando lo vidi per la prima volta, era una cosa rotonda che assomigliava a un cestino per i panni sporchi coperto da una tela da sacco ... Il cestino pulsava come un grosso cuore che battesse all’impazzata. Ne uscivano agghiaccianti grida di protesta, isteriche, terrorizzate, ma furibonde e perentorie. Avrebbe mangiato vivo chiunque».
White spiega nel suo libro L'astore gli sforzi di un filosofo di second’ordine che, stanco di quasi tutto il genere umano, andava a vivere da solo in un bosco per addestrare non una persona umana, ma un uccello. Un impresa temeraria, sorta di battaglia metafisica come Moby Dick o Il vecchio e il mare, un temibile incontro fra uomo e animale. Ma White non sarà mai un falconiere solo "un uomo che amava la natura e la trovava sorprendente, ammaliante e sempre nuova".(Helen McDonald, Io e Mabel, Einaudi 2016)
Un giorno si fece mandare dalla Germania un astore, un rapace, per addestrarlo. Avrebbe insegnato al rapace e forse avrebbe imparato qualcosa da se stesso scrivendoci sopra un libro sulla sua impresa.
«Quando lo vidi per la prima volta, era una cosa rotonda che assomigliava a un cestino per i panni sporchi coperto da una tela da sacco ... Il cestino pulsava come un grosso cuore che battesse all’impazzata. Ne uscivano agghiaccianti grida di protesta, isteriche, terrorizzate, ma furibonde e perentorie. Avrebbe mangiato vivo chiunque».
White spiega nel suo libro L'astore gli sforzi di un filosofo di second’ordine che, stanco di quasi tutto il genere umano, andava a vivere da solo in un bosco per addestrare non una persona umana, ma un uccello. Un impresa temeraria, sorta di battaglia metafisica come Moby Dick o Il vecchio e il mare, un temibile incontro fra uomo e animale. Ma White non sarà mai un falconiere solo "un uomo che amava la natura e la trovava sorprendente, ammaliante e sempre nuova".(Helen McDonald, Io e Mabel, Einaudi 2016)
I biscotti di Baudelaire – Alice B. Toklas
Bollati Boringhieri ed. 2016
234 pagine
Bollati Boringhieri ed. 2016
234 pagine
Alice B. Toklas incontrò Gertrude Stein a Parigi nel 1907. Le due donne rimasero insieme per oltre 39 anni fino alla morte della Stein, lasciando una rilevante impronta culturale nel XX secolo, "fulcro e centro di tutta la più attiva produzione letteraria americana contemporanea". La Toklas rimase sempre una figura secondaria rispetto alla Stein fino a quando non gli dedicò una autobiografia.
Nel 1954 Alice pubblicò un ricettario, un sogno che aveva sempre tenuto nel cassetto intimorita dalla prodezza letteraria della Stein. Scrisse il libro durante un attacco di itterizia "per sfuggire alla monotonia e alla dieta rigorosa della malattia".
Dalla sua infanzia a San Francisco aveva sempre conservato ricette, riteneva che poche cose fossero più importanti di un pranzo, e cucinare era per lei un arte alla pari con la pittura. Come scrive nell’introduzione, questo libro è un miscuglio di ricette e ricordi, con l'augurio che avendo vissuto per gran parte della sua vita in Francia, questo libro potesse piacere anche ai palati americani. Gran parte del libro utilizza le ricette come collegamento per aneddoti autobiografici e storici narrati con una certa ironia.
La sua ricetta della cioccolata calda, per esempio, viene servita in mezzo al contesto della Parigi devastata dalla guerra durante la prima guerra mondiale nel 1917, dove Stein e Toklas erano volontarie portando vivande agli ospedali nella loro antica Ford Model T, affettuosamente soprannominata Zia Pauline. Di cioccolata le monache della Croce Rossa ne preparavano una grande quantità "in giganti paioli di rame" facendo a turno per mescolarla con una frusta enorme.
Alcuni capitoli sono intitolati Cibo nelle case francesi, illustrando sauce mousselline, biscotti fritti alla tunisina, o Assassinio in cucina dove accosta libri gialli e cucina "L’assassinio e la morte violenta sembrano fuori luogo in cucina, come in qualunque altro posto...Nonostante questo bisogna accettare anche i fatti più spiacevoli, e adesso, prima di cominciare una storia di cucina, vedremo come il delitto sia inevitabile anche in questo ambiente".
Chi non vuole impegnarsi troppo a sviluppare le ricette di Alice, può sempre trastullarsi leggendo i gradevoli episodi di vita vissuta che l'autrice introduce fra una ricetta e l'altra.
Il successo il libro venne dato dall'inserimento di una ricetta particolare che dà il titolo del libro italiano I biscotti di Baudelaire (in inglese Hashish Fudge) «ottimi per le giornate di pioggia, un cibo .. dei paradisi artificiali di Baudelaire. Un dolce che potrebbe animare una riunione del Bridge Club» , e si riferisce a una ricetta suggerita dallo scrittore Brion Gysin, poi esponente della Beat Generation, amico della Stein che visse in Marocco.
Questa comprende un mazzetto di cannabis sativa da macinare in un impasto di frutta secca tritata con noce moscata e cannella, insieme a zucchero e burro:
«Preparate un rotolo e tagliatelo a pezzi, oppure formate palline grosse come una noce. Bisogna far attenzione a non mangiarne troppo. Due pezzetti a testa basteranno. Può darsi che il reperimento della cannabis presenti qualche difficoltà, ma la varietà conosciuta col nome di cannabis sativa cresce comunemente in Europa, Asia e alcune parti dell’Africa… anche se la coltivazione viene scoraggiata in tutti i modi…Bisogna rilassarsi e aspettare allegramente di piombare in uno stato di dolce euforia».
In una intervista radiofonica del 1963 affermerà che la ricetta venne inclusa innocentemente, rimanendo scioccata di scoprire che l'America non l'avrebbe accettata perché considerata pericolosa, anche se venne inserita solo nell'edizione inglese. Gli inglesi - disse - sono più coraggiosi.
La ricetta verrà poi citata anche nel film Lasciami baciare la farfalla (I Love You, Alice B. Toklas!, 1968) con un Peter Sellers versione hippie che si innamora di una talentuosa cuoca di space cake.
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Nel 1954 Alice pubblicò un ricettario, un sogno che aveva sempre tenuto nel cassetto intimorita dalla prodezza letteraria della Stein. Scrisse il libro durante un attacco di itterizia "per sfuggire alla monotonia e alla dieta rigorosa della malattia".
Dalla sua infanzia a San Francisco aveva sempre conservato ricette, riteneva che poche cose fossero più importanti di un pranzo, e cucinare era per lei un arte alla pari con la pittura. Come scrive nell’introduzione, questo libro è un miscuglio di ricette e ricordi, con l'augurio che avendo vissuto per gran parte della sua vita in Francia, questo libro potesse piacere anche ai palati americani. Gran parte del libro utilizza le ricette come collegamento per aneddoti autobiografici e storici narrati con una certa ironia.
La sua ricetta della cioccolata calda, per esempio, viene servita in mezzo al contesto della Parigi devastata dalla guerra durante la prima guerra mondiale nel 1917, dove Stein e Toklas erano volontarie portando vivande agli ospedali nella loro antica Ford Model T, affettuosamente soprannominata Zia Pauline. Di cioccolata le monache della Croce Rossa ne preparavano una grande quantità "in giganti paioli di rame" facendo a turno per mescolarla con una frusta enorme.
Alcuni capitoli sono intitolati Cibo nelle case francesi, illustrando sauce mousselline, biscotti fritti alla tunisina, o Assassinio in cucina dove accosta libri gialli e cucina "L’assassinio e la morte violenta sembrano fuori luogo in cucina, come in qualunque altro posto...Nonostante questo bisogna accettare anche i fatti più spiacevoli, e adesso, prima di cominciare una storia di cucina, vedremo come il delitto sia inevitabile anche in questo ambiente".
Chi non vuole impegnarsi troppo a sviluppare le ricette di Alice, può sempre trastullarsi leggendo i gradevoli episodi di vita vissuta che l'autrice introduce fra una ricetta e l'altra.
Alice B. Toklas e Gertrude Stein a Les Charwelles, June 12, 1934. (nypl.org) |
Il successo il libro venne dato dall'inserimento di una ricetta particolare che dà il titolo del libro italiano I biscotti di Baudelaire (in inglese Hashish Fudge) «ottimi per le giornate di pioggia, un cibo .. dei paradisi artificiali di Baudelaire. Un dolce che potrebbe animare una riunione del Bridge Club» , e si riferisce a una ricetta suggerita dallo scrittore Brion Gysin, poi esponente della Beat Generation, amico della Stein che visse in Marocco.
Questa comprende un mazzetto di cannabis sativa da macinare in un impasto di frutta secca tritata con noce moscata e cannella, insieme a zucchero e burro:
«Preparate un rotolo e tagliatelo a pezzi, oppure formate palline grosse come una noce. Bisogna far attenzione a non mangiarne troppo. Due pezzetti a testa basteranno. Può darsi che il reperimento della cannabis presenti qualche difficoltà, ma la varietà conosciuta col nome di cannabis sativa cresce comunemente in Europa, Asia e alcune parti dell’Africa… anche se la coltivazione viene scoraggiata in tutti i modi…Bisogna rilassarsi e aspettare allegramente di piombare in uno stato di dolce euforia».
In una intervista radiofonica del 1963 affermerà che la ricetta venne inclusa innocentemente, rimanendo scioccata di scoprire che l'America non l'avrebbe accettata perché considerata pericolosa, anche se venne inserita solo nell'edizione inglese. Gli inglesi - disse - sono più coraggiosi.
La ricetta verrà poi citata anche nel film Lasciami baciare la farfalla (I Love You, Alice B. Toklas!, 1968) con un Peter Sellers versione hippie che si innamora di una talentuosa cuoca di space cake.
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2 commenti :
Grazie per le segnalazioni, tutte intriganti a cominciare da quella di Daphne du Maurier!
A presto!
Grazie a te Nick! Jamaica Inn infatti mancava da tanto tempo ;)
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