18 mag 2016

 

I caduti di pietra - Giuseppe Russo

Nulla fu come prima. Nulla fu lasciato al caso, né alla pietà


I caduti di pietra che rappresenta Giuseppe Russo nel suo interessante libro sono quelli che fecero parte del nostro patrimonio culturale: chiese, opere d'arte, sculture, ponti, edifici storici distrutti o scomparsi per sempre durante la seconda guerra mondiale. Questo vissuto storico venne deturpato da bombardamenti in parte inevitabili, ma purtroppo anche a causa di una politica militare che voleva danneggiare e intaccare il morale della popolazione mettendo in ginocchio una nazione, e soprattutto la Campania, che con Napoli e le sue provincie era diventata crocevia strategico del Mediterraneo.



Oltre ai civili, l'orrore della guerra portò alla distruzione, per certi versi inevitabile, di numerosi centri urbani prima bombardati dagli angloamericani, poi deturpati e abusati come sfregio dai nazisti in ritirata. I libri di storia si soffermano sulle vittorie alleate, che di liberatorio avevano poco, soldati e civili caduti, ma meno sul patrimonio culturale cui ogni italiano si trova davanti a ogni passo. L'autore mette in evidenza queste azioni poco note al vasto pubblico poiché la storia è spesso raccontata solo nella sua veste accademica o politica.

Gli alleati, come fatto in precedenza dai nazisti, utilizzarono come basi ville prestigiose, regge e palazzi con un illustre passato, occupando tutto con truppe che conoscevano poco o nulla dell'arte, e riorganizzarono gli ambienti in base alle proprie esigenze di occupanti. Gli stessi Monuments Men composti da addetti ai lavori, studiosi, insegnanti, intellettuali, che Roosevelt inviò in Europa per salvare il salvabile, si ritrovarono in grandissima difficoltà e con pochi mezzi a disposizione. Nonostante tutto, italiani e angloamericani della MFAA, cioè della commissione incaricata di recuperare il patrimonio storico artistico dei Paesi occupati, riuscirono a fare il possibile mettendo in sicurezza ciò che era oramai quasi distrutto.

«...Un palazzo del 1600, con una storia di circa 350 anni, era stato quindi riorganizzato con sale destinate a ‘wine bar’, come nel Salone degli Ambasciatori, in un perverso percorso di trasformazioni e violenze alla storia, all'arte e alla stessa cultura partenopea. Nel corso dei lavori di trasformazione, i tecnici militari bucarono, ad esempio, le volte di vari ambienti per attrezzarli ed installare tubature a soffitto, deturpando i ‘Passetti della Regina’ dipinti da Domenico Antonio Vaccaro, e sfregiando anche i pavimenti di antica maiolica per creare le canalizzazioni di terra dei servizi, come segnalato in una relazione dello stesso Bruno Molajoli. Ma uno dei peggiori danni fu fatto nella Sala di Maria Cristina, dove il soffitto fu addirittura imbiancato (scialbatura), facendo sparire l'affresco della ‘Aurora’ del De Mura, un'opera della seconda metà del 1700 realizzata per Ferdinando IV di Borbone, nella stanza che sarebbe stata riconvertita in sala di vestizione del Re..»

Fra il '40 e il '43 Napoli venne martirizzata con molteplici e devastanti bombardamenti, con ordigni incendiari studiati per non essere spenti, « una tattica che avrebbe raggiunto il suo tragico apice nel bombardamento di Dresda con la ‘tempesta perfetta’, cioè la completa combustione dell'intera area urbana...»

Gli stessi cittadini vennero messi in ginocchio dalla fame e razioni alimentari dimezzate, con la carne divenuta illusione e il caffè - simbolo di una cultura centenaria - quasi scomparso; i napoletani cercavano di arrangiarsi ma la ciofeca composta da orzo e cicoria consigliata dal Duce risultava quasi imbevibile. Ma nulla era lasciato al caso, si trattava di tattiche psicologiche che si aggiunsero alle altre più dolorose per la cultura.

A ciò si sommarono le tremende ritorsioni naziste sulla cultura degli italiani, colpevoli del vile armistizio con gli Alleati. Proprio a Villa Montesano, nei pressi di Nola, era stato custodito del materiale pregevole dell'Archivio di Stato di Napoli. I nazisti sfogarono la propria rabbia incendiando la villa distruggendo codici e manoscritti medioevali, oltre che borbonici, e devastando un incredibile patrimonio invidiato in tutto il mondo.

Giuseppe Russo ha indirizzato la sua ricerca storica sulla deturpazione del patrimonio culturale durante i periodi bellici del '900, e proprio grazie a questa sua passione, dopo una sua tesi universitaria sul recupero dei beni culturali deturpati, violentati o trafugati durante la Seconda Guerra Mondiale, è nato questo libro rivolto a tutti i lettori annoiati dal classico racconto storico.

I caduti di pietra narra una storia "diversa", senza annoiare, come una chiacchierata tra amici, ma con autorità, basata su una ricerca scientifica vera, con bibliografia, documenti, foto e studi effettuati in archivio, lasciando al lettore una verità quanto più possibile aderente alla realtà storica del tempo.

I caduti di pietra - Storia di una Regione in cui cadde anche la Cultura, è il primo di una trilogia di testi che analizzano perdite, distruzioni e furti subiti dai siti borbonici del sud Italia, con specifica attenzione per quelli di Napoli e Caserta.

Per saperne di più questo è il sito ufficiale: www.icadutidipietra.it

Chiesa Santa Maria degli Angeli - U.S. National Archive
Chiesa di Santa Maria degli Angeli, Acerno (Salerno)
Foto per gentile concessione dell'U.S. National Archive. 
Codice identificativo : 111-SC-188691 23/07/1943

Il libro 

I caduti di pietra - Giuseppe Russo 
Storia di una regione in cui cadde anche la cultura 
Photocity Edizioni
COLLANA: Campania 1940 - 1943
GENERE: Saggio storico











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