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La morte di Auguste di Georges Simenon: Quando l'eredità rivela il vero volto della famiglia

Inedito romanzo di Simenon, un capolavoro di tensione psicologica ambientato nella Parigi della metà degli anni Sessanta che stava cambiando. Georges Simenon, con "La morte di Auguste" (Adelphi), ci dimostra come basti la morte del capofamiglia per far emergere il peggio (e il meglio) delle persone che ci circondano. E, fidatevi, non è mai una bella scoperta.


bistrot




La trama: quando muore il patriarca, inizia il vero spettacolo

Il vecchio Auguste Mature, proprietario di un bistrot nei pressi dei Mercati Generali di Parigi, muore improvvisamente. Fin qui, niente di strano. Il problema è che questo vecchio volpone non ha mai detto una parola sui suoi affari a nessuno - nemmeno ai suoi tre figli. 

Risultato? Appena si spegne, inizia una vera e propria caccia al tesoro tra eredità, sospetti e accuse reciproche.

I tre fratelli - Antoine (quello "bravo" che ha sempre lavorato nel bistrot), Ferdinand (il giudice intellettuale) e Bernard (la pecora nera con i debiti) - si ritrovano catapultati in un giallo familiare angosciante. Dove sono finiti i soldi del padre? Esiste un testamento? E soprattutto: chi sta cercando di fregare chi?


I personaggi: un ritratto spietato delle dinamiche familiari

Antoine: il figlio "fedele" sotto accusa

Antoine è quello che tutti considereremmo il "figlio perfetto": ha lavorato accanto al padre per anni, conosce il business, è responsabile. Ma quando gli altri fratelli iniziano a sospettare che stia nascondendo qualcosa, scopriamo quanto sia fragile l'equilibrio familiare. 

La sua frustrazione è palpabile quando infine sbotta: «Potremmo almeno aspettare la sepoltura di nostro padre!».


Ferdinand: l'intellettuale che si sente sminuito

Il giudice di famiglia, quello che dovrebbe essere super partes, si ritrova invischiato nelle stesse dinamiche degli altri. Nonostante il suo ruolo prestigioso, ha i suoi problemi finanziari (debiti per l'appartamento) e si sente "sminuito" di fronte agli affari concreti del padre. Un personaggio che mostra come anche l'intelligenza possa vacillare di fronte all'avidità.


Bernard: il fratello problematico che dice quello che pensano tutti

Bernard è il classico parente inaffidabile, pieno di debiti, dipendente dall'alcol. Ma è anche quello che ha il coraggio di dire ad alta voce quello che gli altri pensano sottovoce. I suoi sospetti verso Antoine potrebbero essere ingiustificati, ma riflettono la paranoia che si scatena quando c'è da dividere un'eredità.


Il ruolo dei personaggi femminili

I personaggi femminili ne "La morte di Auguste" svolgono ruoli diversi e significativi, che vanno dal supporto familiare alle dinamiche ereditarie, alla gestione del bistrot e alla rappresentazione di diverse epoche e stili di vita.

Fernande, co-gestrice del bistrot è la moglie di Antoine e la "padrona" del bistrot, seduta "dietro la cassa". 

Dal suo posto non le sfugge niente: è la confidente di Antoine e lo sostiene nelle difficoltà; quando Auguste muore, lei è al suo fianco, occupandosi delle pratiche e rassicurandolo. Inizialmente, la sua provenienza sociale come "ragazza di strada", "raccolta sul marciapiede" causa disapprovazione tra i genitori. Tuttavia, col tempo, verrà riconosciuta come una "buona moglie".


Véronique è la moglie del giudice Ferdinand, lo accompagna nella vita e nelle discussioni familiari. Si mostra pratica e attenta alle finanze e al futuro della sua famiglia. 

Nicole è la compagna di Bernard. Pragmatica e schietta è presentata come una figura molto diretta. È lei che subito dopo la morte di Auguste solleva questioni pratiche sull'eredità, la cassaforte e il testamento. 

Eugénie è la moglie del vecchio patriarca e la madre dei tre fratelli. All'età di 79 anni, è descritta come molto fuori di testa che "vive in un mondo tutto suo". La sua condizione è fondamentale per la trama legata all'eredità, poiché la sua firma è necessaria per l'apertura della cassetta di sicurezza.


Il bistrot: molto più di un semplice locale

Il bistrot del defunto Auguste non è solo il centro dell'azione, ma quasi un personaggio a sé stante. Rappresenta un'epoca che sta finendo: i Mercati Generali (Les Halles vennero smantellate nel 1971) stanno per essere trasferiti a Rungis, e con loro sparirà tutto un mondo. 

Come dice uno dei personaggi, entro tre anni del quartiere "non ci sarà più traccia". Questa prospettiva abbastanza pessimistica, aggiunge un'urgenza particolare alla storia: non si tratta solo di dividere un'eredità, ma di capire cosa resterà di una vita intera di lavoro.


Perché leggere questo libro?

"La morte di Auguste" è un romanzo che funziona su più livelli. 

Da una parte è un perfetto romanzo psicologico che vi terrà incollati alle pagine, per sapere come finirà, dall'altra è un'analisi spietata di come l'avidità possa distruggere i legami familiari. 

Simenon ha la capacità unica di raccontare la meschinità umana senza giudicare, lasciando al lettore il compito di trarre le proprie conclusioni.

Il libro è anche un documento storico della Parigi degli anni '60, quando la città stava cambiando volto. La demolizione dei Mercati Generali non è solo un dettaglio ambientale, ma il simbolo di un'epoca che finisce, proprio come la vita di Auguste.

 È da aggiungere che il romanzo, uscito in Francia nel 1966, è rimasto inedito in Italia fino ad oggi.


Conclusioni: un Simenon da non perdere

Se amate i drammi psicologici, se siete curiosi di sapere cosa succede quando si solleva il velo delle convenzioni familiari, "La morte di Auguste" è il libro che fa per voi. 

Simenon ci regala un'opera dove il vero mistero non è tanto scoprire dove sono finiti i soldi del vecchio Auguste, quanto capire fino a che punto le persone sono disposte a spingersi per ottenerli.

Un libro che vi farà riflettere sui rapporti familiari e che, forse, vi farà guardare con occhi diversi la prossima discussione di famiglia sull'eredità della nonna o del nonno.


vedi anche di Simenon

LE PERSIANE VERDI




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copertina libro

LA MORTE DI AUGUSTE

Georges Simenon

Adelphi 2025




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