L'amara decadenza di un uomo che lottando ha posseduto tutto dalla vita, fama, denaro e donne
In questo romanzo Le persiane verdi (Adelphi) Simenon mette in scena un ritratto vivido e drammatico di un vecchio attore parigino, Émile Maugin chiamato "il grande Maugin", un attore ormai in declino sia fisico che morale, uno di quegli uomini giunti dal nulla al successo, costretti sempre a recitare una parte, ad essere qualcuno che conta. Maugin è diviso tra il lavoro e gli affetti familiari. Dopo una visita medica infausta, solo l'amore della giovane moglie Alice e l'allegra presenza di Baba, la figlia di cui si preso cura, cercheranno di rendergli un poco di felicità, ma ciò non basterà scivolando sempre più verso la fine.
In questo romanzo Le persiane verdi (Adelphi) Simenon mette in scena un ritratto vivido e drammatico di un vecchio attore parigino, Émile Maugin chiamato "il grande Maugin", un attore ormai in declino sia fisico che morale, uno di quegli uomini giunti dal nulla al successo, costretti sempre a recitare una parte, ad essere qualcuno che conta. Maugin è diviso tra il lavoro e gli affetti familiari. Dopo una visita medica infausta, solo l'amore della giovane moglie Alice e l'allegra presenza di Baba, la figlia di cui si preso cura, cercheranno di rendergli un poco di felicità, ma ciò non basterà scivolando sempre più verso la fine.
- Trama
Émile Maugin è un uomo che viene dai bassifondi, ha avuto una vita infelice, ma è riuscito a diventare un attore importante. In apertura del romanzo lo vediamo durante una visita medica presso un eminente specialista che ha come pazienti principi stranieri, politici e accademici. Essendo Maugin un famoso attore, cerca di non farsi notare da altri quando entra nello studio. Un appuntamento diverso da altri, alle sette di sera e quando la segretaria del dottore se ne andata da un bel po'.
Il verdetto non gli è favorevole: un 59 enne con un cuore da 75 enne. Dovrebbe smettere di lavorare incessantemente tra cinema e teatro, e in special modo abolire l'alcol e il fumo, oltre che moderarsi con il sesso. Questa sconvolgente rivelazione lo porta a guardare indietro nella sua vita per vedere quanto è arrivato lontano.
Vediamo un uomo al culmine della gloria, regnando tirannicamente sul suo entourage che vive a sue spese. Egli è un gigante irascibile e irrequieto che si dosa vini rossi o cognac per sentirsi meglio e scongiurare pensieri inquietanti. È comunque un artista completo sia sul palcoscenico che davanti alla macchina da presa, ma adesso è arrivato al punto che se non si fa un goccio non riesce a recitare.
Così, in piccoli flash, un dettaglio dietro l’altro, ci vengono svelati sessant'anni di una vita movimentata, per certi aspetti vissuta, sordida, amara e segretamente generosa. Non è una confessione o un diario, è la vita di un uomo che ha vissuto terribilmente, lottato, perso, vinto, amato, specialmente desiderato e conquistato; la vita di un uomo che infine ha perso tutto quello che ha posseduto.
In queste settimane, forse le ultime della sua vita, molti ricordi del passato affollano la sua mente: dal padre contadino sempre brillo, la madre una semi-prostituta, il parroco, il maestro di scuola con il pizzetto e il pince-nez, amici che facevano la fame come lui, e tanti altri che ritroverà ai piedi del suo letto alla fine come fantasmi del passato pronti a giudicarlo.
Egli aveva iniziato la sua carriera come cantante in un caffè, poi a fare la comparsa in teatri dove si incontravano "i miserabili più miserabili" con abiti lisi in stanze pulciose, ma non raggiunse il successo prima dei trent’annì.
Egli aveva iniziato la sua carriera come cantante in un caffè, poi a fare la comparsa in teatri dove si incontravano "i miserabili più miserabili" con abiti lisi in stanze pulciose, ma non raggiunse il successo prima dei trent’annì.
The Facade of Marquayrol , Henri Martin (1915) |
Nell'ambiente incontrerà Yvonne che diverrà la prima moglie "una grande signora del teatro" di quindici anni più grande di lui. Le sue passioni erano l'alcol e il sesso, un giocattolo per lei da usare e lasciare, mai si sarebbe immaginata che questo ragazzone alto e muscoloso sarebbe diventato un grande attore forse più importante di lei.
Yvonne un giorno, lo porterà a vedere una casa "una casa bianca, spaziosa, immacolata, con le persiane verdi e il tetto di ardesia, circondata da un giardino con prati ben tenuti e vialetti accuratamente rastrellati". Una casa che lei sognava da bambina. Non era in vendita ma fece di tutto per comprarla, era successo cinque anni prima che conoscesse Mauger.
Yvonne un giorno, lo porterà a vedere una casa "una casa bianca, spaziosa, immacolata, con le persiane verdi e il tetto di ardesia, circondata da un giardino con prati ben tenuti e vialetti accuratamente rastrellati". Una casa che lei sognava da bambina. Non era in vendita ma fece di tutto per comprarla, era successo cinque anni prima che conoscesse Mauger.
Ma dopo una settimana lei era quasi impazzita per la disperazione e dopo poco scappò rivendendola.
La seconda moglie Consuelo di origine sudamericana lo tradiva con tutti i giovani dai capelli impomatati per poi confessarsi del peccato nelle più inverosimili chiese.
Certo neanche Maugin era un santo e le donne non gli mancavano dato che dopo il successo gli ronzavano intorno.
Certo neanche Maugin era un santo e le donne non gli mancavano dato che dopo il successo gli ronzavano intorno.
Non è forse lui, "le grand Maugin", che sogna una casa con le persiane verdi, simbolo del successo materiale, ma anche di quella tranquilla sicurezza che gli è sempre stata carente? Solo una persona poteva salvarlo. Alla fine sposerà per compassione Alice un ex attrice molto più giovane, incinta di un altro, ma sarà un rapporto quasi come zio e nipote, entrambi non saranno in grado di formare una vera coppia.
Per cercare di trovare la pace, nella seconda parte del romanzo, Maugin decide di lasciare il lavoro a Parigi e stabilirsi con la sua famiglia sulla Costa Azzurra. Ad Antibes non ci sono persiane verdi. Sono azzurre. Ma in fondo non potrebbe essere la stessa cosa?
Questo cambiamento non risolverà nulla, al contrario. Diventerà più pigro che mai, costretto a fare passatempi per lui insulsi, come pescare piccoli pesci nella sua barchetta appena acquistata, degli hobby che non gli giovano. Maugin anima irrequieta, dove neanche il sesso con la domestica riesce a placarlo, beve e si ubriaca ogni giorno, si sente inutile, dove tutti intorno ne sanno e ne capiscono più di lui.
Finché durante un uscita in barca si ferisce con un amo a un piede. Non ci farà caso, ma col tempo camminare diventerà insopportabile. La morte imminente di un vecchio amico d'infanzia lo porterà a Parigi, ma dentro di se come una premonizione, sente che se si allontana dalla Costa, non farà più ritorno. Nella sua vita era fuggito da tutto e non si saprà spiegare il senso di tutto questo.
Un romanzo singolare questo di Simenon, raccontato come una specie di flusso di coscienza interiore sulla decadenza di un uomo, con riferimenti autobiografici, la scoperta improvvisa di una malattia si rifà a un vero episodio dello scrittore accaduto negli anni ‘40.
Maugin è stato spinto al bere a causa delle ferite di una vita estremamente dura? La sua sofferenza e inquietudine sono interamente radicate nella sua orrenda infanzia? O c'è qualche ragione meno ovvia per la sua infelicità? Qualunque sia la risposta che Simenon ci fa intendere, non fornisce una soluzione veramente soddisfacente al mistero prettamente psicologico che tesse intorno a Maugin e sostenuto nell'ultimo paragrafo, lasciando il lettore con un forte senso del delirio, e con la sensazione che Maugin non sia mai stato compreso pienamente.
Il libro uscì nel 1950 quando ancora lo scrittore si trovava negli Stati Uniti, un anno dopo Il fondo della bottiglia. Pubblicato per la prima volta in Italia nel 1957 per Mondadori.
Maugin è stato spinto al bere a causa delle ferite di una vita estremamente dura? La sua sofferenza e inquietudine sono interamente radicate nella sua orrenda infanzia? O c'è qualche ragione meno ovvia per la sua infelicità? Qualunque sia la risposta che Simenon ci fa intendere, non fornisce una soluzione veramente soddisfacente al mistero prettamente psicologico che tesse intorno a Maugin e sostenuto nell'ultimo paragrafo, lasciando il lettore con un forte senso del delirio, e con la sensazione che Maugin non sia mai stato compreso pienamente.
Il libro uscì nel 1950 quando ancora lo scrittore si trovava negli Stati Uniti, un anno dopo Il fondo della bottiglia. Pubblicato per la prima volta in Italia nel 1957 per Mondadori.
All’inizio del libro Simenon inserisce una liberatoria sul fatto che molti videro nel personaggio di Maugin attori noti, in particolare l’attore Raimu (1883-1946) che lui conosceva bene "un attore di una sessantina d’anni dal carattere difficile, imperioso con chi gli stava intorno, esibizionista fino alla volgarità, troppo angosciato per essere soddisfatto del suo successo e troppo debole per smettere di bere".
Dichiarando di aver creato una amalgama di vari artisti da Harry Baur, Michel Simon, Chaplin a W.C. Fields. Ma è più probabile che questo personaggio fosse lo stesso Simenon specie quando Maugin disprezza i frequentatori dei vari locali di lusso come Maxim's o il Cafè de Paris, e passa da una donna altra con eccessi di gelosia.
Dichiarando di aver creato una amalgama di vari artisti da Harry Baur, Michel Simon, Chaplin a W.C. Fields. Ma è più probabile che questo personaggio fosse lo stesso Simenon specie quando Maugin disprezza i frequentatori dei vari locali di lusso come Maxim's o il Cafè de Paris, e passa da una donna altra con eccessi di gelosia.
L’autore rispose alle critiche dicendo che, eccetto le prime pagine, il resto erano coincidenze. Le persiane verdi, infatti, inizia con una visita medica simile per molti versi a quella che Simenon aveva avuto nel 1940 a Fontenay-le-Comte (con un esito risultato errato) e che nel 1971 avrebbe descritto nelle sue Memorie intime.
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Autore: Georges Simenon
Editore: Adelphi
Anno: 2018
Pagine: 208
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