Nel romanzo “americano” di Simenon due fratelli coinvolti in una tragedia classica
Negli Stati Uniti, vicino al confine messicano, Patrick Martin Ashbridge ha un buon lavoro, una vita rispettabile, una moglie ricca e un esistenza apparentemente felice. Questa felicità si spezzerà una sera di ritorno da un bar, quando dopo tanti anni compare suo fratello Donald, appena fuggito di prigione, che chiede a Patrick di aiutarlo a passare il confine e raggiungere moglie e figlio in Messico. Disgraziatamente è il periodo delle piogge, il fiume che fa da confine è straripato, non si può attraversare, almeno per qualche giorno, così Donald sarà costretto a ripararsi in casa di suo fratello, insieme alla cerchia di vicini di ranch sospettosi. Lo farà sotto mentite spoglie dato che Patrick non ha intenzione di rivelare agli altri la terribile verità.
Nell'idea di Simenon i fratelli Ashbridge, appaiono personaggi quasi biblici, eroi di una tragedia classica tra unità di tempo, di luogo e d’azione. Come un fantasma del passato, Donald compare sconvolgendo la tranquilla vita del fratello costruita con fatica nel corso degli anni, compromettendo la sua rispettabilità tra doveri e necessità, spingendolo verso un evento che gli sarà fatale.
Le pericolose acque del Santa Cruz River paiono cancellare le coscienze stesse degli uomini, tenuti in ostaggio dal liquido giallastro e limaccioso, ingannando il tempo con qualche sorso di whisky, mentre la morte sta in agguato sulle sponde dello stesso fiume.
Il protagonista Patrick, che si fa chiamare P.M., scoprirà di dover fare i conti soprattutto con se stesso, con il suo passato, con un grosso senso di colpa che alla fine accetta.
"Ah, sì... Si sentiva in colpa... Ma forse gli uomini si sentono tutti colpevoli... Da piccolo gli avevano insegnato il peccato originale, ma anche qualcos’altro... La maledizione che pesa sui figli di Caino...«Sto sempre dalla parte dei piccoli e contro i grandi». Dalla parte dei deboli e contro i forti."
L’arrivo di Donald non passa inosservato nella comunità specie tra le donne, l’uomo dall’aria pensierosa attrae la bruna Lil Nolan dalla carnagione da messicana «Che cosa fa il suo amico nella vita? C’è una sorta di tristezza, in lui, che mi ha molto colpito...»
Patrick rammenta che molti anni prima anche Mildred, la sua fidanzata, aveva usato questa espressione nei confronti di Donald, poi non aveva più pensato a lei finché anni dopo suo fratello gli scrisse che se le era sposata.
“ Che cosa strana. Da allora erano passati più di vent’anni, le acque del Santa Cruz si erano gonfiate tantissime volte, e adesso Donald era lì da lui, nella camera degli ospiti. E Mildred lo aspettava a Nogales, dall’altra parte della frontiera, insieme ai figli.”
C'è molta autobiografia in questo romanzo pubblicato nel 1949. Simenon si trovava proprio in Arizona all'epoca, quando ricevette la notizia della morte di suo fratello Christian, deceduto combattendo in Indocina. Dopo la guerra era ricercato per collaborazionismo con i nazisti e Simenon gli consigliò di arruolarsi nella Legione straniera.
Scrive Pierre Assouline nella sua biografia:
«Quando Simenon telefonò alla madre a Liegi per comunicarle la notizia, la donna non esitò a farlo sentire in colpa ancora una volta, a farlo crollare:
«È colpa tua se Christian è morto! Perché non sei morto tu al suo posto? Sei tu che l’hai ucciso…». Molti anni più tardi, la madre gli avrebbe ripetuto davanti a Denise: «Che peccato, Georges, che sia stato Christian a morire… Era così tenero, affettuoso…»
«Quando Simenon telefonò alla madre a Liegi per comunicarle la notizia, la donna non esitò a farlo sentire in colpa ancora una volta, a farlo crollare:
«È colpa tua se Christian è morto! Perché non sei morto tu al suo posto? Sei tu che l’hai ucciso…». Molti anni più tardi, la madre gli avrebbe ripetuto davanti a Denise: «Che peccato, Georges, che sia stato Christian a morire… Era così tenero, affettuoso…»
Forse un senso di colpa lo pervase. Simenon lo vedeva come un uomo che aveva avuto il coraggio di essere un legionario per due anni senza lamentarsi. Mettendosi sulla cattiva strada per poi riscattarsi.
È inusuale perciò che all'inizio del romanzo lo scrittore inserisca una liberatoria dove ogni riferimento a persone viventi o defunte sia da considerarsi immaginario.
La copertina dell'edizione 1949 |
A Tumacaori Simenon con questa tragedia personale nella mente scrisse Il fondo della bottiglia una storia incentrata proprio su due fratelli in conflitto ma riuniti dall’avversità.
Ma non solo. Nel romanzo come nella realtà c'è il rapporto con l'alcool, Simenon si chiudeva spesso nel suo studio con una bottiglia di whisky, tanto che la sua consulente e amante Denise gli propose di sostituire il liquore con del tè.
Ma non solo. Nel romanzo come nella realtà c'è il rapporto con l'alcool, Simenon si chiudeva spesso nel suo studio con una bottiglia di whisky, tanto che la sua consulente e amante Denise gli propose di sostituire il liquore con del tè.
Nel libro Patrick fa passare il fratello come un convalescente da una grave malattia a cui gli deve essere negato l'alcool da parte degli altri vicini di ranch. Proprio i ranch e i grandi spazi sono un altra componente del romanzo, Simenon sceglie di vivere in un ranch isolato nel sud dell'Arizona a pochi chilometri dalla frontiera messicana. Frequenta la gente del luogo e gli capita di partecipare a una caccia all'evaso diretta dallo sceriffo locale.
Così come si troverà per certi versi braccato Donald, presentato con sospetto come un amico, riuscendo a stimolare le fantasie di alcune mogli dei benestanti proprietari dei ranch, con i loro domestici di colore, dove ci si può permettere di recarsi nelle case dei vicini a qualunque ora del giorno e della notte a bere un bicchiere o a giocare a poker, passando di casa in casa fino a crollare sul pavimento sbronzi.
Fin dall’inizio i caratteri dei personaggi sono già delineati, da una parte l'avvocato che si è fatto da se, dall’altra il poco di buono, la pecora nera, costretto alla fuga, poi Simenon con il suo stile, lentamente cerca di togliere alcune certezze introducendo la tragedia e descrivendo alla fine in poche righe una scena efficace illuminata dalla luna mentre il fiume possente fa sentire tutta la sua forza.
Dal libro venne tratto un film Il fondo della bottiglia (1956) diretto da Henry Hathaway con Van Johnson e Joseph Cotten.
La prima edizione italiana uscì nel 1956 per Mondadori.
La prima edizione italiana uscì nel 1956 per Mondadori.
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