31 mag 2017

 

La maledizione della mummia, un racconto di Louisa May Alcott | prima parte

Dalla scrittrice di Piccole donne una inedita storia di mistero e vendetta che ha radici nell'Antico Egitto

L’autrice di Piccole donne pubblicò il racconto Lost in a Pyramid or, The Mummy's Curse in una rivista nel 1869. Dimenticato per tanti anni venne riscoperto nel 1998 da un egittologo Dominic Montserrat nella Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti, da allora è diventato un esempio importante sulle narrazioni letterarie che hanno per tema la maledizione della mummia ben prima della famosa scoperta di Howard Carter del 1922. Il racconto mi risulta inedito in Italia quindi affascinato dall’argomento ho cercato di tradurlo personalmente per farlo conoscere ai lettori.

Sphinx et pyramide Chefren- ph. Dittrich, P. (fl. 1880-1918)
(digitalcollections.nypl.org)



Paul Forsyth è un uomo ossessionato da una recente avventura accaduta durante l’esplorazione della piramide di Cheope e racconta alla giovane e curiosa moglie Evelyn questa storia avendo trovato in una tomba un cofanetto con degli strani semi.  





I

«Cosa sono questi, Paul ?» domandò Evelyn aprendo un vecchio cofanetto dorato ed esaminandone con curiosità il contenuto.

«Semi di una pianta egiziana sconosciuta» rispose Forsyth con il viso accigliato, mentre guardava alcuni granelli scarlatti sulla pallida mano sollevata della donna.

«Dove li hai presi ?» chiese la donna.

«Questa è una storia strana, a cui non crederai se la racconto» disse Forsyth, con un'espressione assente che suscitava fortemente la curiosità della donna.

«Per favore raccontami, mi piacciono i racconti bizzarri, non mi annoiano. E poi, le tue storie sono sempre così interessanti» esclamò, guardandolo con espressione supplichevole e dominante da cui rifiutarsi era impossibile.

«Forse sarai dispiaciuta, ma ti avverto in anticipo, potrebbe essere pericoloso possedere questi semi misteriosi» disse Forsyth, sorridendo, mentre aggrottava le sopracciglia nere, guardando la fiorente creatura che stava davanti a lui con il viso affascinante e sfrontato.

«Raccontami, non ho paura di questi graziosi frammenti», rispose lei con un fare autoritario.

«Ascoltami bene. Lasciami esporre i fatti» disse Forsyth, camminando avanti e indietro con lo sguardo lontano come colui che volta mentalmente le pagine del passato.

Evelyn lo guardò un attimo e poi tornò ai suoi semi giocandoci, perché il compito sembrava ben adatto a una creatura vivace come lei, mezza bambina e mezza donna. 

«Quando ero in Egitto», cominciò Forsyth lentamente, «andai un giorno con la mia guida e il professor Niles ad esplorare la piramide di Cheope. Niles aveva una mania per le antichità di tutti i tipi e nell'ardore spesso dimenticava il passare del tempo, il pericolo e l'affaticamento. Abbiamo rovistato e camminato su e giù per gli stretti cunicoli, che quasi ci impedivano di respirare per via della polvere e l'aria viziata, leggendo le iscrizioni sulle pareti, inciampando su mummie, casse spezzate, o trovandoci faccia a faccia con qualche esemplare di divinità appollaiata sui piccoli scaffali dove i morti venivano riposti per secoli. 

Dopo poche ore ero disperatamente stanco perciò consigliai al professore di tornare più avanti. Ma egli era intenzionato a esplorare certi luoghi e non avrebbe rinunciato. Avevamo solo una guida, quindi ero costretto a rimanere; Jumal, la nostra guida, aveva notato la mia stanchezza, quindi ci propose di riposare in uno dei passaggi più grandi, mentre andava a procurarsi un'altra guida per Niles. Ci assicurò che eravamo perfettamente al sicuro se non ci fossimo allontanati, Jumal poi ci lasciò, promettendo di tornare rapidamente. Il professore si sedette per prendere appunti e io mi sdraiai sulla sabbia morbida e mi addormentai. 

Thebes. Tombeau du roi, entrée du caveau
(digitalcollections.nypl.org)

Mi risvegliai bruscamente da qualcosa di indescrivibile che istintivamente ci avvisò del pericolo, e alzandomi, mi ritrovai solo: una torcia bruciava debolmente dove Jumal l'aveva lasciata, ma Niles e l'altra torcia erano spariti. Un terribile senso di solitudine mi gravò per un attimo, poi mi raccolsi e guardai bene: un foglio di carta era appuntato sul mio cappello vicino e su di esso, nella scrittura del professore vi erano queste parole:

"Sono ritornato indietro per aggiornare la mia memoria su certi punti, non seguirmi finché non arriverà Jumal, posso ritrovare la strada per tornare da te, perché ho segnato il percorso, dormi bene e sogna gloriosamente i faraoni. N.N. "

Il mio entusiasmo iniziale era svanito, mi prese una certa ansia e inquietudine. Decisi di seguirlo, poiché trovai una corda fissata a una pietra caduta e sapevo che era questo l'indizio di cui parlava. Presi la torcia e seguii la corda lungo il sentiero tortuoso, spesso gridavo, ma non ricevevo risposta, continuavo a sperare ad ogni svolta di vedere il vecchio che scrutava le antiche reliquie.  La corda era finita e abbassando la torcia, vidi che le tracce erano andate avanti. 

"Scommetto che si è perso" pensai ormai allarmato.
Mentre ero fermo mi raggiunse una debole voce, e risposi, aspettando. Poi gridai di nuovo, e mi rispose un'eco ancora più esile.

Niles aveva continuato avanti evidentemente, ingannato dai riverberi dei bassi passaggi. Non dovevo perdere tempo. Bloccai la mia torcia nella sabbia profonda per tornare indietro e camminare lungo il sentiero diretto davanti a me, sbattendo sulle pareti come un pazzo mentre andavo avanti, non volevo perdere di vista la luce, nella mia voglia di trovare Niles, mi girai verso il passaggio principale e, guidato dalla sua voce, mi affrettai. La sua torcia allietò la mia visione e la stretta delle sue mani tremolanti indicavano la terribile agonia che aveva sofferto.

"Andiamo via da questo posto terribile" dissi asciugandomi il sudore dalla fronte. 

"Vieni, non siamo lontani dal percorso possiamo raggiungerlo e poi saremo al sicuro", ma mentre parlavo, una corrente d'aria fredda passò sopra di me, un perfetto labirinto di cunicoli stretti stava davanti a noi. 

Cercai di ritrovare la strada guidato dalla terra calpestata, come avevo osservato nel mio passaggio frettoloso, seguii  le tracce sulla sabbia finché pensai  di essere vicino alla mia torcia. Tuttavia, un brivido mi raggiunse, mi inginocchiai per esaminare le impronte. Scoprii con sgomento che stavo seguendo quelle sbagliate, tra quelli contrassegnati da un tacco da scarpone, vi erano impronte di piedi nudi: non avevamo alcuna guida, e Jumal indossava solo sandali. 

 ...continua

qui la  SECONDA parte



a questo link  il racconto completo in pdf













L'autrice 

Louisa May Alcott (1832 -1888) scrittrice americana è nota per i suoi libri della serie Piccole donne (1868)  anche se si dedicò ad  altri romanzi e racconti.

Lost in a Pyramid or, The Mummy's Curse venne scritto tra la fine del 1868 e la prima settimana del 1869, rientra nel genere Sensation Novel, sottocategoria che oggi si avvicina al thriller, un tipo di storie che celano segreti unendo romanticismo e realismo, di moda fra il 1860 e il 1880, uno degli esponenti più rilevanti era l'inglese  Wilkie Collins, amico di Charles Dickens

L'influenza di questo genere la Alcott la seguirà anche in altri racconti dove mostra una sorta di donna fatale vendicatrice, in questo caso una sacerdotessa egiziana mummificata.
Come risulta evidente all'epoca la Grande Piramide non era del tutto stata esplorata perciò nell'immaginario collettivo risultava ricca di fascino e mistero.
L'interesse per l'Egitto verrà accennato anche nel suo romanzo Piccole donne crescono dove Jo March partecipa a una conferenza con argomento piramidi e Antico Egitto prospettando scenari esotici.






Vedi anche l'articolo Storie di mummie. Racconti e romanzi


Questo articolo fa parte dell'iniziativa fra vari blog "Vieni dalla tua Mummy"






Note:
(Il presente testo è tratto dalla versione digitale inglese del sito Project Gutemberg.net. Australia)









Scopri altri libri da leggere