14 mag 2014

 

La signora Dalloway di Virginia Woolf. Un romanzo innovatore

La signora Dalloway, breve analisi di un romanzo che segnò una svolta profonda nella narrativa realistica del '900

Virginia Woolf pubblicava La signora Dalloway nel 1925 uno dei suoi primi romanzi innovatori dal punto di vista stilistico e rilevante nella letteratura del '900 che riscosse un notevole successo.
Il libro racconta la giornata temporale di Clarissa Dalloway moglie di un politico importante che deve organizzare una festa per un ricevimento in cui sarà presente il Primo Ministro. Ciò viene narrato dal punto di vista interno del personaggio, la storia si sposta avanti e indietro nel tempo e dentro e fuori le menti dei personaggi costruendo una rappresentazione della vita di Clarissa e della struttura sociale tra le due guerre.


Passeggiando tra le strade di Londra, Clarissa viene assalita dai ricordi della sua giovinezza trascorsa in campagna quando era corteggiata da Peter Walsh che voleva sposarla, e altri suoi amici dove trascorrevano le giornate allegramente fra cui Sally Seton con cui ebbe una profonda amicizia tanto da restarne ancora colpita pensando al bacio ricevuto da lei in giardino. Insieme avevano grandi progetti rivoluzionari per cambiare il mondo, pensavano che il matrimonio fosse un catastrofe. Questi ricordi affioreranno continuamente osservando le vetrine dei negozi e passeggiando nel parco.

Oltre a Clarissa, fra gli altri personaggi che ruotano intorno alla storia, da ricordare Septimus Warren Smith, un reduce della Prima Guerra Mondiale che è rimasto traumatizzato dal conflitto ed è incline al suicidio, la Woolf lo raffigura come un malato e un superstite più che un eroe. Septimus è tormentato da sensazioni di stordimento e allucinazioni sulla morte del suo amico Evans, con un bisogno disperato di comunicare qualcosa sulla cattiveria e la bellezza.

Fra Septimus e Clarissa, anche se non si incontreranno mai, c'è una certa affinità, due esistenze turbate dalla struttura sociale e oppresse dalla vita. Pensieri di morte affiorano in tutti e due, l'uomo a Evans, la donna alla morte della sorella. Questi sentimenti li lasceranno alla fine con la morte di Septimus e l'accettazione della vita da parte di Clarissa.

La scrittrice inizialmente pensò di fare suicidare la signora Dalloway, ma poi cambiò prospettiva in modo che la donna si rispecchiasse nella morte del giovane, notizia che arriva in sordina durante il ricevimento
''...Ma che cosa veniva in mente adesso ai Bradshaw di parlare di morte alla sua serata? Un giovane si era ucciso. Ed essi ne parlavano alla sua serata; i Bradshaw parlavano di morte. S'era ucciso - ma come ? (...) Ma perché aveva compiuto quel gesto? (...) lei, una volta, aveva buttato uno scellino nella Serpentina; mai niente di più. Ma quel giovane aveva buttato via tutto.'' 





Alla Woolf nel 1922, quando ancora Mrs Dalloway era solo un abbozzo del racconto La signora Dalloway in Bond Street, venne consigliato da T.S. Eliot di leggere il libro di uno scrittore promettente : James Joyce.

All'epoca Virginia cominciava a leggere il secondo volume delle opere di Proust, ed era curiosa di questo Joyce. Scrive alla sorella Vanessa che era a Parigi : ''...per l'amor di Dio cerca di fare amicizia con Joyce. In particolare voglio sapere com'è fatto.'' 

Ma quando incomincia a leggere l'Ulisse irritata scrive: 
'' Oh ! che noia questo Joyce! Proprio ora che mi stavo dedicando a Proust. Ora devo mettere da parte Proust, e ho il sospetto che Joyce è uno di quei geni non compresi, i quali non si può trascurare, o tacere dei loro gemiti e aiutarli , con notevole sofferenza verso se stessi . 

E continua: "...una delusione, come l'opera di un autodidatta di uomo che lavora ... un egoista, insistente, crudo, sorprendente, e in ultima analisi, nauseante." (1)


Il successo di Mrs Dalloway  viene riconosciuto dal critico più considerato da Virginia: E.M. Forster dichiarando che si tratta del più limpido, del più scorrevole e riuscito di tutti i suoi libri.

Lytton Strachey intellettuale e amico di Virginia riconobbe che il personaggio di Mrs Dalloway sarebbe vuoto e antipatico ma, ammette Strachey (e Virginia Woolf lo riferisce in un’annotazione del 18 giugno 1925), «tu le hai dato alcune cose di te stessa».

Le iniziali intenzioni satiriche del romanzo si erano perse: la Woolf aveva rappresentato le sue due anime che non si incontravano e una di esse era quella mondana e aristocratica di Mrs Dalloway.

Annota nel Diario:
''... a Lytton non piace Mrs Dalloway. Questo è causato secondo lui da qualche discrepanza in Clarissa stessa; pensa che sia antipatica e limitata, e che io di volta in volta rida di lei e la metta al riparo sovrapponendole, in gran misura, la mia persona, decisi di rinunciare perché trovavo Clarissa in qualche modo priva di spessore. Poi le inventai dei ricordi. Ma credo che perdurasse comunque una certa mia antipatia per lei''. 



Per indicare quale impegno mise in questo romanzo e in genere per tutto quello che componeva scrive :
"Pensa a quanto mi sono costate le prime pagine di Dalloway! Ogni parola distillata spremendomi instancabilmente il cervello. (...) dopo il tormento – un tormento continuo eccetto la fine di Mrs Dalloway (...) l’ho scritto tutto con la febbre a 37 e 5, credo".

Insicura del successo del libro alla sua uscita, Virginia, sprofondata nella lettura di Proust, si domanda:

''Mi chiedo se questa volta sono riuscita in qualcosa. Naturalmente non è nulla in confronto a Proust, nel quale sono ora immersa. ''

Ma Virginia Woolf  scrisse un libro immortale che resterà nei classici della letteratura .















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