L’ultimo racconto scritto in Francia da Simenon e gli altri composti nel volontario esilio americano
Fécamp, cartolina d'epoca (geneanet.org) |
Adelphi pubblica cinque racconti di Georges Simenon di cui uno inedito. Le storie si dipanano fra pescatori sospettosi, ambigui collezionisti, personaggi esotici annoiati ai confini del mondo, mariti che si prendono delle licenze e soggetti sospettosi perseguitati dal loro passato.
Furono pubblicati prima in riviste a metà degli anni '40, poi riuniti in alcune raccolte come Le bateau d'Emile nel 1954 e Les Petits cochons sans queue del 1950.
Come scrisse il biografo Eskin sui racconti "Simenon, che ne aveva dimenticato la maggior parte, rimane assai stupito quando la segretaria li ritrova negli archivi. Conoscendo il suo metodo di lavoro, si è sorpresi che non abbia coltivato più a fondo questo genere. Benché ne abbia firmati molti, non si è mai considerato un autore di racconti e non ha mai cercato di trarne profitto".
immagine dal film Le bateau d'Émile 1962 |
"Il peschereccio di Emile" (del 1945 inedito in Italia) vede Emile Bouet un pescatore della flotta del facoltoso armatore Larmentiel, invitato a casa dal suo padrone per comprare una barca. La prosperità dell'azienda di famiglia è in declino e François Larmentiel, figlio del vecchio armatore lo invita nel soggiorno della grande casa sul Quai des Belges a Fécamp.
Emile ha trentotto anni, è un pescatore sanguigno che si fatto da solo, vive con Fernande, "un bel pezzo di donna" lo sanno tutti anche perché fa il mestiere più antico del mondo.
Le risse e le ostilità tra Emile e Fernande sono note in tutta la città. È risaputo che la donna lo tradisce senza pudore e che Emile la picchia, ma nonostante ciò la relazione è sempre andata avanti.
Ma a Emile non è ancora chiaro perché i Larmentiel sono così generosi. Lo saprà verso la fine della giornata, uscendo dalla rispettabile casa in compagnia del notaio: François Larmentiel ha una figlia da sistemare. Quindi Emile dovrebbe lasciare Fernande. Abbandonando la sua donna, diventerebbe il genero di Larmentiel e con lui in casa gli affari sarebbero andati bene.
Dopo aver lasciato il notaio, Emile entra in alcuni caffè sulla banchina e incomincia a bere. Mentre il suo cervello si annebbia con l'alcol, l'idea di uccidere Fernande si fa strada. Sarebbe stata l'unica soluzione perché cacciarla fuori non poteva. In passato l'aveva fatto decine di volte quando era ubriaco. Dopo averla picchiata e lasciata fuori a urlare il giorno dopo tornò, e poiché era la "puttana più bella della terra", lui l'aveva riportata indietro.
Era la sua femmina. La prendeva, la picchiava si annusavano si provarono gli artigli l'uno sull'altro, ma la cosa tragica, pensava, era che non poteva vivere senza di lei. Quindi sarebbe stato «O l’uno o l’altro, non c’è scampo...» e l'altro da eliminare era François Larmentiel, il bastardo che gli aveva messo le strane idee in testa...
Dal racconto è stato tratto liberamente un film nel 1962 con il titolo italiano "Letto, fortuna e femmine" con Lino Ventura e Annie Girardot.
"I maialini senza coda" viene pubblicato in Francia in una raccolta nel 1950, in Italia uscirà nel 1966 a complemento del volume "Maigret e la vecchia signora di Bayeux ", un altro racconto dal titolo simile ha per protagonista Maigret.
Nell'edizione francese de "Les Petits Cochons sans queue" sono presenti anche alcuni racconti che Adelphi ha pubblicato in precedenza come Il lutto di Fonsine e La signora quattro nella raccolta del 2022 titolata Il capanno di Flipke.
Per la prima volta dal loro recente matrimonio, Marcel avverte Germaine che tornerà a casa tardi. Mentre la donna ripara il suo cappotto, trova in tasca un piccolo maialino senza coda che faceva parte di uno stock.
Per un errore nessuno se ne era accorto e un rappresentante li aveva venduti al padre di Germaine che commerciava in reliquie e oggetti antichi ma non solo. È il segno di riconoscimento che suo padre, a insaputa della figlia, distribuisce a coloro che manda a derubare per arricchire la sua collezione di dipinti. Marcel ha bisogno di soldi per poter portare sua moglie agli sport invernali, quindi d'accordo con il padre di Germaine tenta il furto di un quadro. Ma l'operazione va storta, Marcel durante l'operazione viene ferito e si nasconde.
Quando finalmente Germaine lo trova, dice a se stessa che dovranno parlare seriamente del loro passato e giurare di non farlo più.
"Lo scalo di Buenaventura" fa sempre parte della raccolta francese "Les Petits Cochons sans queue", in Italia viene pubblicato ne "La pipa di Maigret" del 1968.
Occorre tenere presente che esiste un altro racconto con lo stesso titolo ma la loro trama è diversa, l'altro racconto è stato inserito nella raccolta del 2020 La linea del deserto.
Ambientato in una località esotica nello sparuto hotel nel porto di Buenaventura in Colombia, ci sono Joe, il barista che strofina noiosamente bicchieri e bancone, Pedro passa le giornate alle slot machine, e Labro da venti anni dichiara di voler tornare in Francia con la prossima nave. Ogni mese le navi si fermano qualche ora a caricare sacchi di caffè insieme a qualche turista.
Nell'hotel non c'è nessuno. Un piccolo mondo che odora orribilmente di vuoto, dalla sala da pranzo troppo vasta, con tutti i suoi tavoli e sedie, al vuoto delle camere da letto, dei letti, degli armadi con le lenzuola che sanno di muffa. Anche la cucina è vuota non ci sono quasi più provviste e non c'è più nemmeno un cuoco. Il tutto immerso in una nebbia che inzuppa più della pioggia, una nebbia che aleggia tra i fumi dell 'alcol, quello di sicuro non manca.
Pedro sta sempre piantato davanti alla slot machine con l' occhio fisso sui risultati a seconda delle mosse: ciliegie, prugne o limoni. Ostinato, senza nemmeno ascoltare Labro che lo prende in giro e ogni tanto va al bar a prendere monetine e bere uno sciroppo di menta.
Ora è arrivata una nave e scendono alcuni turisti tra cui due donne in abiti leggeri e qualche uomo. Mentre Pedro si allontana uno dei passeggeri, un piccolo signore tondo, si avvicina alla macchinetta e infila qualche moneta nella fessura. Mai cosa peggiore avesse fatto. Pedro allontana l'ometto e prende il suo posto giocando con i suoi soldi.
La vicenda si ripeterà per tre volte e mentre Pedro va a prendere il suo sciroppo di menta e l'ometto prende il suo posto, nel frattempo sente un rumore che aspetta da settimane, il fragore trionfante di tutti i gettoni ammucchiati nella pancia della "sua" macchina e che volano in mezzo alla stanza fra lo stupore dell'ometto e la rabbia di Pedro che lascia la sua menta per lanciarsi sul poveretto...
"Un certo signor Berquin" è una storia legata a un incidente stradale e una scappatella liberatoria. Il signor Bidus un commerciante con moglie e figli viaggia in auto diretto in un paesino nei pressi di Elbeuf per assistere al funerale di una zia.
Piove a dirotto da quando sono partiti da Parigi e ora si trovano in Normandia con il tergicristallo intermittente e le grosse gocce che picchiettano sul tetto. Ad un tratto trovano un auto in un fosso con l'autista ferito alla testa seduto sul ciglio della strada.
Bidus si ferma per aiutare ma l'uomo non risponde alle domande postegli da Bidus. Quindi rimonta in macchina e va a cercare aiuto. A qualche centinaio di metri trova un'osteria di campagna, un podere con distributore di benzina. Non c'è telefono per avvertire i soccorsi quindi il proprietario e Bidus vanno a prendere il ferito. Lo trovano nello stesso posto, ancora seduto. Mentre lo aiutano si sente un altra voce, una donna era rimasta dentro la macchina anche lei ferita.
Giunti alla fattoria la moglie del proprietario si lamenta dicendo che ogni settimana c’è un incidente in quella strada. Il ferito si chiama Joseph Berquin: è un geometra di Caen. Mentre la ragazza è una ballerina che si esibisce in un cabaret della stessa città.
Il giorno prima non si conoscevano. Berquin era entusiasta della nuova auto fiammante che aveva appena comprato, e anche euforico per alcuni drink che aveva bevuto, aveva suggerito alla ragazza di mettersi in viaggio con lui dato che sarebbero andati entrambi nello stesso posto. Finalmente era solo con una donna diversa dalla moglie.
Dato che sono in attesa di un medico devono stare ancora nella piccola fattoria, vengono messi nello stesso letto perché pensano che siano sposati. Ma al mattino presto, il signor Berquin scappa senza la giovane donna bionda che dorme al suo fianco.
La notizia dell'incidente finisce sul giornale, ma viene fraintesa dichiarando che "il signor Joseph Berquin, agrimensore, e la moglie, la signora Berquin, sono stati soccorsi da...»." Nel frattempo la vera signora Berquin legge sorpresa la notizia e furente si mette in cerca del marito.
Porquerolles, cartolina d'epoca (geneanet.org) |
Il racconto che dà il titolo alla raccolta Pena la morte venne pubblicato nel 1950, in Italia nel 1968 sempre nella raccolta La pipa di Maigret.
Nell'isola di Porquerolles Oscar Labro possiede la casa più bella dell'isola, ex sindaco della cittadina ora si diletta a passare il tempo pescando. Un giorno riceve una cartolina inquietante da Addis Abeba.
Non sarà la prima cartolina ammonitrice che riceverà, le altre simili arriveranno da Gibuti, Porto Said e via via altre località, con lo strano persecutore che si avvicina.
Oscar è preoccupato che gli altri, dal postino alla signorina Marthe che smista la posta, abbiano già letto i messaggi. Dopo due settimane, arriverà un altra cartolina, e l’impiegata pensa sia uno scherzo, gliela porge dicendo con l’aria più naturale del mondo.
Preoccupato lo vediamo uscire di casa, non più di mattina presto, ma verso le otto, in pigiama e in ciabatte fumando la sua prima pipa, attraversando la piazza del paese per recarsi al porto.
Ogni mattina, con un occhio solo, l'altro lo ha aveva perso in seguito a un incidente, scruta l'orizzonte in attesa dell'arrivo del Cormoran un battello che fa da collegamento tra la punta di Giens e l'isola. Poi segue il postino per essere il primo ad essere servito all'ufficio postale.
Ormeggiata aveva la barca più bella del paese fatta costruire sul continente, tirata a lucido con vetrate e cromature, soprannominata l’«Armadio a specchio». Non la prendeva da centosessantotto giorni in attesa dei altri messaggi.
Una mattina, mentre Labro è in porto, è certo che Jules sia a bordo del Cormoran. Il suo istinto infatti non lo inganna. Si trova davanti un uomo alto e robusto che scende claudicante dal battello, ma pare abbia una gamba di legno,
I due salgono sull'Armadio a specchio e Jules trancia con il suo grosso coltello la gomena della barca. Allora gli altri nel porto li guardano e percepiscono confusamente che i due hanno un conto da regolare.
Il racconto ha una analogia con "Il naufragio dell'Armadio a specchio" presente nella raccolta Il capanno di Flipke citato sopra, anche qui un uomo viene perseguitato da qualcuno che ha un conto da regolare dal suo passato poco pulito.
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Titolo: PENA LA MORTE e altri racconti
Autore: Georges Simenon
Editore: Adelphi
Anno: 2022
Pagine: 155
Traduzione: Marina Di Leo
Vedi gli altri libri di Simenon in questo blog
racconti in origine scritti in periodi diversi e raccolti in volumi disparati
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