17 nov 2014

 

Homer e Langley di E.L. Doctorow. Storia di due fratelli

Da una storia vera lo scrittore E.L. Doctorow ci fa un ritratto compassionevole dei fratelli Collyer: Homer e Langley

La vera storia dei fratelli Collyer verrà alla luce nel marzo del 1947 quando la polizia di New York fa irruzione in un enorme palazzo di pietra arenaria fatiscente sulla Fifth Avenue, trovando il corpo di Homer Collyer. Il figlio cieco di un ricco ginecologo di Manhattan, era morto, all'età di 70 anni, di malnutrizione. Vestito solo di un vecchio accappatoio, il suo corpo emaciato si trovava disteso  sul pavimento, circondato in ogni lato da piramidi di giornali e altra  spazzatura. Ma Langley, suo fratello più giovane che abitava insieme, non si trovava: in un primo tempo le autorità pensarono che fosse in un altro luogo, in un altra città.




Collyer Brothers house 1947

La casa dei Collyer
Photo: Ed Jackson/New York Daily News


Egli era solo a dieci metri di distanza dal suo amato fratello, sepolto in una trappola anti-intrusione creata da lui stesso e nascosto sotto alcuni degli oggetti che per tutta la vita aveva accumulato.
Lo trovarono dopo due settimane deceduto per asfissia.


Centocinquanta tonnellate di cianfrusaglie sarebbero poi state asportate dal palazzo infestato dai topi, tra cui 10 orologi, 14 pianoforti a coda, un albero alto due metri, la mascella di un cavallo, la copertura di una carrozza trainata da cavalli,  il telaio di un vecchio modello di Ford T, e pile di giornali ingialliti vecchi di decine di anni .

Homer, il più vecchio dei due, era divenuto cieco e fu curato dal fratello minore Langley nella casa di Harlem. Langley credeva che la vista del fratello sarebbe guarita con una dieta ad alto contenuto di vitamina C così aveva nutrito Homer con 100 arance a settimana. Nel frattempo Langley iniziò a mettere da parte i giornali in attesa che un giorno il fratello li potesse leggere. Cosi quel gesto nobile e con buone intenzioni nel corso degli anni si trasformò in una sindrome ossessiva-compulsiva (chiamata anche disposofobia)  intensificandosi sempre di più  in una raccolta fuori controllo che li recluderà nella loro casa fino alla morte.


Da questo fatto di cronaca reale lo scrittore americano Edgar L. Doctorow crea Homer & Langley  un racconto in prima persona narrato -  guarda caso - dal cieco Homer, dove dà nuova vita ai due fratelli trasportando la storia nei giorni nostri  
A un certo punto la macchina da scrivere si è rotta, e lui l’ha portata ad aggiustare in Fulton Street. Ma ho dovuto aspettare due settimane prima che me la riparassero, e nel frattempo Langley mi ha fatto avere un’altra macchina in Braille, anzi due: una Hammond e una Underwood, e così ho potuto proseguire. Con le tre macchine collocate su questo tavolo, e una cassetta piena di risme di carta sul pavimento accanto a me, ho tutto quello che mi serve.” 

Doctorow considera i fratelli Collyers solo degli eccentrici e anche simpatici agli occhi del lettore, rispetto alla ripugnante realtà. Se altri autori ne hanno tratto una storia macabra e pulp, lo scrittore sembra chiedersi invece come hanno vissuto la propria vita, estendendola e romanzandola fino agli anni ‘80,  dove l’esperienza dell’accumulo di spazzatura combacia con il succedersi degli eventi storici fuori dalle loro mura.

Inizia il racconto ai primi del ‘900 con i loro genitori che andavano un mese l’anno in Europa mentre uno di quei colossi a tre o quattro fumaioli – il Carmania? il Mauretania? il Neuresthania? – si allontanava dal molo. Sembravano così piccoli là sopra, piccoli come mi sentivo io con la mano stretta in quella della bambinaia, poi la prima guerra mondiale di Langley in Francia, mentre i genitori muoiono di febbre spagnola.

La seconda guerra mondiale fa internare, da parte delle autorità, i loro domestici di origine giapponese, ma riusciranno in seguito a farli uscire. Poi lo sbarco sulla Luna, e gli hippies che incontrano in una manifestazione contro la guerra del Vietnam in Central Park con  donne in giacca a frange e fasce di perline. Homer riesce a rilevare, pur non vedendole, le trasformazioni in corso intorno a lui.

A causa della sua afflizione e della sua dipendenza dal fratello, i suoi ricordi sono pungenti e a volte dotati di un certo umorismo "Langley non mi derise, quando dichiarai di vederci dopo aver alzato un po’ il gomito. «Sai, Homer» mi disse, «i filosofi non smettono mai di chiedersi se quello che vediamo è il mondo reale o solo il mondo per come appare nella nostra mente, che non è necessariamente la stessa cosa. Perciò, se è davvero così, se il mondo reale è A e la proiezione che vediamo nella nostra mente è B, e più di questo non possiamo sperare, allora il problema non è solo tuo.»

Quando Langley inizia ad accumulare i giornali per Homer guadagna la simpatia del lettore che cerca una giustificazione logica per la mania del  fratello. Egli ha una teoria che lo spingerà a concepire un "giornale finale" contenenti caselle per ogni tipo di evento umano, per i quali i documenti stoccati serviranno come riserva. L'obiettivo di Langley sarà quello di fissare la vita americana in una edizione, creando un giornale infinito eternamente attuale. La massa di documenti da lui accumulati potrebbero essere sostituite da un computer portatile. Invece, dal pavimento al soffitto, i pacchi di giornali diventano il suo disco rigido, archiviando avvenimenti storici, assassini politici da Kennedy a Martin Luther King, al Watergate. Un l'immagine della storia stessa, un labirinto di detriti e informazioni, tutti in attesa di aver un significato.

Collyer Brothers house 1947

Il palazzo "hermit house" nella 2087 Fifth Av., Harlem.
Photo: Ed Jackson/New York Daily News


Alla fine come per immaginare il suo futuro Homer fra l’isolamento, la perdita dei normali servizi della civiltà, l’acqua corrente, gas, ed l’elettricità, circondati dai vicini ostili e dai creditori fino alla stampa e all’amministrazione comunale  si chiede “Perché cosa poteva esserci di più terribile che venire trasformati in un aneddoto leggendario? Come avremmo fatto, una volta morti e sepolti, senza nessuno disposto a riabilitare la nostra storia?” e qui che Doctorow ci fa un ritratto compassionevole riabilitando i Collyers da elementi caricaturali e  trasformandoli in creature del loro tempo invece di pure figure di divertimento.

 

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