Un romanzo cupo di Simenon senza Maigret con due sorelle che si disprezzano
Ogni famiglia infelice è infelice a modo suo, sembra dire Simenon in questo romanzo. Ogni famiglia ha uno scheletro nell’armadio, in questo caso sono le sorelle Lacroix che vivono insieme in una casa borghese nei pressi di Bayeux, e che hanno molto da nascondere, in una odiosa relazione molto complicata nell'ambiente soffocante e opprimente, dove regnano solitudine e sfiducia.
Mathilde Lacroix si era sposata con il pittore Emmanuel Vernes che gli aveva dato due figli, Jacques e Geneviève, ma era sempre stato un matrimonio senza amore, creando una situazione intollerabile, specie da quando Mathilde aveva saputo che il marito l'aveva tradita in passato con sua sorella Poldine e che dalla loro relazione era nata Sophie. Poldine invece aveva sposato un tisico malaticcio che viveva lontano in Svizzera.
Le due sorelle Mathilde e Poldine vivono insieme nella grande casa in uno stato di costante odio reciproco. Il patrimonio delle Lacroix consiste in terre e case. In un sobborgo possiedono una strada intera di vecchie case operaie uguali. Gestiscono anche delle fattorie e il fittavolo Nicou si occupa di quella degli Chartrins, la più grande e redditizia.
Poldine è quella che gestisce i contratti con "compiaciuta puntigliosità", fra l'altro, ha inserito astutamente una clausola agli Chartrins, specificando che i lavori di manutenzione del tetto sarebbero stato a carico dell’affittuario, cosa che farà inasprire il conflitto con l’ingenuo Nicou il quale voleva comprare la fattoria degli Chartrins, ma che Poldine non voleva vendere.
In famiglia quando tutti si riuniscono davanti alla tavola per mangiare, l'atmosfera diventa sempre più colma di rancore cambiando l’umore del marito. Emmanuel praticamente vive tutto il giorno nel suo atelier in soffitta a restaurare quadri o dipingere sempre lo stesso soggetto: tetti grigi di ardesia e comignoli sottili.
Questo aspro risentimento che aleggia in tutta l'atmosfera della casa si riversa anche tra i ragazzi che rispondono in modi diversi al clima velenoso. Tra il misticismo di Geneviève, la speculazione filosofica e artistica di Sophie, e un odio meticolosamente alimentato di Jacques, sia dall'arroganza che dalla debolezza.
Jacques, il ragazzo più grande si preoccupa per la sua libertà, ma è riluttante a lasciare sua sorella Genevieve, decisa a diventare invalida, scivolando lentamente verso una morte compiaciuta e sprecata.
Uno di questi protagonisti è coinvolto nel tentativo di usare l'arsenico per avvelenare lentamente tutti.
In realtà tutti sembrano avere un motivo per uccidere ma, in verità, non è il veleno chimico la forza distruttiva qui, ma il veleno che scorre nelle vene di tutti i membri della famiglia, trovando impossibile la comunicazione, quindi tutti scelgono modi diversi per mantenere l'oscurità dominante.
Anche la stessa tragedia - quando avviene - è transitoria. L'insistenza di Genevieve sul fatto che il suo destino sia quello di morire a un'ora prestabilita, in un luogo prestabilito, per raggiungere il padre, che nel frattempo si suicida impiccandosi, non riescono a tirare da parte le tende e far entrare la luce nelle vite grigie delle due sorelle.
Poldine scopre che dell'arsenico viene mescolato quotidianamente nella zuppa e Geneviève si ammala non riuscendo più a camminare.
Un giorno Mathilde, entrando di soppiatto nella stanza della sorella, la vede armeggiare con strane provette, deducendone che vuole avvelenare qualcuno. Poco più avanti si scoprirà che anche suo marito aveva nascosto in un angolo dell’atelier una busta di polvere di arsenico bianca.
Dopo il suicidio di Emmanuel le sorelle sembrano si siano tolte un peso sbarazzandosi dell'uomo che seminava discordia tra loro.
Ma non è finita. La moribonda Genevieve, che sente tutto e pare anche vedere tutto dal suo letto ammonisce la madre.
Simenon ci offre un romanzo interiore che si svolge tra le pareti della grande casa, quella in cui le sorelle origliano e si guardano senza quasi parlare. Un dramma familiare che mostra il potenziale velenoso dei legami che soffocano e contaminano, dove solo l’odio li mantiene uniti.
Lo scrittore lo fa con straordinaria economia e con una sorta di fascino irresistibile che ti fa girare le pagine, pur sapendo che quello di cui hai bisogno è aria fresca in questa atmosfera divenuta pesante.
Tutti i personaggi qui potrebbero scegliere un destino diverso, ma nessuno di loro lo fa e la tragedia è proprio quella che nessuno di loro sceglie. Anche Jacques il figlio che vuole scappare torna a casa maritato e con la moglie si stabilisce al piano terra portando trambusto nella desolata e monotona vita delle sorelle Lacroix.
Loro, le odiose sorelle, si ritroveranno sole in soffitta nel vecchio atelier, ora ripulito da quadri e pennelli, senza guardarsi, con la testa bassa a lavorare a maglia prigioniere dell'odio che le unisce.
Sulle velenose relazioni tra sorelle Simenon ha scritto anche un racconto Il lutto per Fonsine nella raccolta Il capanno di Flipke .
Simenon ha già usato l'arsenico come espediente in un altro romanzo La scala di ferro dove il protagonista viene lentamente avvelenato dalla moglie.
Il romanzo venne pubblicato in Francia nel 1938, in Italia nel 1960 per Mondadori.
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Titolo: LE SORELLE LACROIX
Autore: Georges Simenon
Editore: Adelphi
Anno: 2022
Pagine: 171
Traduzione: Lorenza e Federica Di Lella
Vedi altri romanzi di Georges Simenon
uno dei romanzi simenoniani in cui si vede sgretlarsi dal suo interno una famiglia borghese.l odio che hanno le sorelle verso il mondo ricorda quello che si trova in le signorine di concarneau
RispondiEliminaSicuramente uno dei romanzi più cupi di Simenon, il tema delle sorelle in conflitto torna spesso nei suoi romanzi.
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