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17 feb 2016

Il bambino in cima alla montagna – John Boyne

Un bambino e l' attrazione verso il Male insieme ad un innocenza perduta troppo in fretta

Nel libro di John Boyne Il bambino in cima alla montagna (Rizzoli) il protagonista è Pierrot un bambino francese. Ama la madre e rispetta il padre soldato, reduce della Grande Guerra. Il suo migliore amico è Anshel, un ragazzo sordo ebreo che abita al piano di sotto con cui comunica a gesti. Alla morte dei genitori verrà mandato in un orfanotrofio, poi prelevato dalla zia Beatrix governante di una grande proprietà chiamata Berghof immersa fra le montagne bavaresi. Ma questa grande abitazione non è un luogo qualunque, poiché il proprietario è un uomo molto serio con degli strani baffetti che cambierà i destini del mondo, e anche la vita e l'innocenza del giovane Pierrot che per rimanere dovrà modificare il suo nome e chiamarsi Pieter.


Boyne- Il bambino in cima alla montagna- Rizzoli




Dopo il successo nel 2006 de Il bambino con il pigiama a righe  John Boyne ci riporta nell'ambiente bellico con la sua prosa incantata, protagonista sempre un bambino insieme alla purezza perduta dagli eventi. In una Parigi del 1936 Pierrot è un ragazzo orfano di padre morto per un incidente fra le rotaie di un treno. Dopo la guerra era diventato instabile e sebbene fosse tornato vivo fu proprio la guerra in un certo senso ad ucciderlo. Anche il suo miglior amico Anshel vive con la madre poiché suo padre morì due anni prima nel fallito tentativo di attraversare il Canale della Manica a nuoto.

Anshel era nato sordo e così i due amici comunicheranno con il linguaggio dei segni creando alcuni simboli speciali. La loro profonda amicizia si interromperà alla morte della madre di Pierrot. Divenuto definitivamente orfano finirà in un orfanotrofio subendo alcune crudeltà fra i suoi simili. Un giorno l'innocente Pierrot riceverà una lettera di una lontana zia che vive in Austria e che il ragazzo non ha mai conosciuto dove scrive di venire a vivere con lei. Con l'itinerario di viaggio appuntato sul cappotto affronterà il viaggio non senza altre cattiverie da parte dei ragazzi della Hitlerjugend incontrati nel treno. La zia Beatrix, d'altronde, non è una donna qualunque: fa la governante al Berghof, in Baviera la villa di Adolf Hitler.

Il Berghof nel 1936

Il ragazzo rimarrà affascinato dal luogo e da questo strano personaggio con i baffetti, piuttosto solitario, che indossa una giacca gialla con una croce di ferro appuntata sul taschino. La zia premurosa lo mette in guardia. Non deve fare rumore, non correre per le stanze, non gridare e non disturbare il padrone. Gli proporrà anche di cambiare nome.

Pierrot spalancò la bocca, sbigottito. «Ma io mi sono sempre chiamato Pierrot» disse. «È… be’, è il mio nome!»
«Ma è un nome così francese. Ho pensato che forse potremmo chiamarti Pieter, invece. È lo stesso nome, solo nella versione tedesca. Non è poi tanto diverso.»
«Ma io non sono un Pieter» insistette Pierrot. «Sono un Pierrot.»
«Ti prego, Pieter…»
«Pierrot!»
«Fidati di me. Nel tuo cuore puoi ancora essere Pierrot, naturalmente. Ma in cima alla montagna, quando c’è altra gente, e soprattutto quando ci sono in giro il padrone e la padrona, sarai Pieter.»


Lentamente assisteremo al suo cambiamento. Incomincerà a bruciare le lettere che il suo amico di origine ebrea Anshel gli invierà. E dovrà essere grato al Führer per avergli permesso di rifarsi una nuova vita in Germania. Verrà rapidamente conquistato dalla personalità carismatica del datore di lavoro di sua zia, fra l'intenzione di aderire alla Gioventù Hitleriana con la sua bella divisa, a lui piacciono le divise, e al senso di superiorità che passa nelle sue origini tedesche da parte del compianto padre.

Non ci vorrà molto per trasformarsi in un adolescente freddo e insensibile nel corso degli anni rinchiuso fra quelle mura con l'aria che tira. Attratto da una certa idea del potere, questo lo porterà al tradimento di una persona cara, senza rendersi conto che le sue azioni avranno delle ripercussioni rilevanti sulle persone che ama e sulla sua coscienza.



Su John Boyne vedi anche
la recensione del romanzo 

Boyne ci descrive la vita al Berghof con il padrone dalle visite costanti nel corso del tempo fino a quelle sporadiche per gli impegni a Berlino e il drammatico evolversi del conflitto. Fra gli ospiti illustri che riceve: i Windsor dall'Inghilterra, lo scheletrico Goebbels, una vivace foto operatrice Lieni Riefenstahl, e Geli, nipote di Hitler, con le manifestazioni di affetto verso Blondi, il suo cane.

Un passo rilevante sarà quando Pierrot 15enne viene messo dal Führer a fare da temporaneo segretario per prendere nota di una riunione con Himmler e altri esponenti in cui si parla di edificare campi con recinti elettrificati e docce dalle quali non uscirà acqua. Pierrot ingenuamente interromperà la discussione cercando di capire.   

«Cosa c’è, Pieter?» domandò Hitler, voltandosi verso di lui con un sospiro.
«Mi perdoni, temo di aver capito male» disse Pieter. «Mi è sembrato di sentire che dalle docce non scenderà l’acqua.»
Tutti e quattro gli uomini fissarono il ragazzo e per qualche momento nessuno disse una parola.
«Basta interruzioni, per cortesia, Pieter» disse il Führer con calma, tornando a girarsi. 


Il lago Königssee
Il lago Königssee visto dal sentiero che conduceva al Berghof

Isolato fra le alte montagne e non potendo allontanarsi molto dal Berghof, a parte qualche sporadica visita al paese vicino, verrà attratto da una ragazza del posto insieme ai suoi goffi tentativi per corteggiarla. Gli eventi della cronaca reale vengono filtrati nel racconto e narrati da un punto di vista del protagonista, il quale non ha molto da sviluppare o pensare oltre a ciò che gli viene impartito da Hitler, il quale vede il ragazzo come una sorta di mascotte. Solo alla fine capirà leggendo i giornali che la situazione è più drammatica di quello che aveva pensato. 

Il bambino in cima alla montagna  cerca di agganciarsi al suo precedente libro più venduto e anche se l'interazione con personaggi storici reali può apparire insolita o fantastica, Boyne mette in evidenza il senso di colpa e il mutamento che un essere in piena adolescenza inculcato da valori errati può divenire da adulto, nonostante alla fine assolva molti dei difetti del protagonista, pentito e isolato da tutti in un epilogo - nelle ultime pagine - che inaspettatamente sorprende il lettore.

E' probabile che Boyne si sia ispirato per il suo libro anche alle memorie di  Anna Plaim  una ragazza austriaca che prese servizio come cameriera al Berghof definito da lei "la gabbia dorata" fra il 1941 - 1943 diventando confidente di Eva Braun.

Il Berghof venne acquistato da Hitler nel 1933, bombardato nel 1945, successivamente per timore della nascita di nuovi miti, venne demolito definitivamente nel 1952 dalle autorità bavaresi: era divenuto meta di pellegrinaggio per curiosi e nostalgici che in pratica avevano asportato tutto quello che era rimasto, dai rubinetti placcati alle lampadine, alcuni rivendendoli come souvenir.




John Boyne
IL BAMBINO IN CIMA  ALLA MONTAGNA
Rizzoli  2016
286 pagine










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