Sul naso la letteratura si è sbizzarrita molto, presentando diversi personaggi che hanno dovuto avere a che fare col proprio naso o con quello altrui. Il più noto è il racconto Il naso di Gogol del 1836, dove un maggiore, consigliere di Stato, svegliandosi si trova senza naso e poco dopo scorge questo stesso naso passeggiare in carrozza per la città in uniforme di grande funzionario.
La storia del naso in letteratura è ricca, varia e molto imprevedibile, organizzata per una miriade di potenziali usi e significati, dalla battuta, all'emblema morale e sessuale al significato razziale.
Tristram Shandy e la connessione naso-genitale
Secondo Laurence Sterne, il papà di Tristram Shandy è ossessionato dal naso: "...si preoccupò tuttavia di riunire qualsiasi libro o trattato che fosse stato scritto sui nasi con lo stesso zelo e passione che avevano animato mio zio nella ricerca di libri di ingegneria militare".
Arriva a credere che la grandezza di un uomo sia annunciata dal suo naso ed è naturalmente sconsolato quando il naso di suo figlio viene schiacciato durante la nascita dal dottor Slop. Il peggior inizio della vita.
Afferma più volte che il suo naso appiattito - schiacciato alla nascita da una tragica applicazione errata del forcipe - ha avuto un effetto determinante sulla sua esistenza, segnandolo fuori per il fallimento e la delusione.
Il racconto di Tristram sembra progettato per convincere i suoi lettori che la parola "naso" vada oltre il suo significato letterale.
Con il suo eroe dal naso piatto, le sue teorie pazze sulla forma e le dimensioni del naso e la sua strana storia su uno sconosciuto dal naso lungo (un racconto apparentemente scritto da un esperto di nasi), Tristram Shandy fa parte di una lunga tradizione di letteratura comica che si basa sull'analogia naso-pene per una battuta finale.
Nel libro quarto del romanzo, Diego, un cortese gentiluomo, dotato di un naso massiccio, tenta di passare inosservato attraverso Strasburgo mentre si dirige verso il "Promontorio dei Nasi", ma la vista del suo naso gigante manda gli abitanti, in particolare le suore, in una frenesia irrequieta.
C'era anche un significato molto più oscuro riferito a una cultura letteraria che usava il naso come indicatore della salute sessuale, identificando il naso sfigurato con la minaccia di un'infezione venerea.
L'associazione tra malattie veneree e naso aveva le sue basi nella realtà materiale di tutti i sintomi del vaiolo afflitto da questa particolare complicazione, la persona infetta scopre che il suo viso somiglia sempre più a un teschio, fornendo un avvertimento visivo e invadente che "il salario del peccato è la morte" (Lettera ai romani).
La psicoanalisi di un tempo si appropria di questa maliziosa associazione, Wilhelm Fliess, fu un otorinolaringoiatra berlinese, a lungo amico di Freud che scrisse un saggio (Neue Beitrage und Therapie der nasaelen Reflexneurose, 1892), dove sviluppava la teoria pseudoscientifica dei bioritmi umani con una possibile connessione naso-genitale che non venne accettata dagli scienziati moderni.
La teoria fu per breve tempo piuttosto popolare nei circoli medici della fine del 19° secolo, ma nel giro di un decennio scomparve dalla letteratura medica.
Senza stare ad approfondire bisogna dire però che il naso contiene un tessuto vascolare erettile-cavernoso che in particolari condizioni fa aumentare di dimensioni la mucosa nasale.
Esiste poi una condizione chiamata "rinite da luna di miele" dove sia uomini che donne possono avere il naso chiuso durante il rapporto sessuale o l'eccitazione.
La condizione sembra essere geneticamente determinata e causata dalla presenza nel naso di tessuto erettile che può gonfiarsi durante l'eccitazione sessuale, come effetto collaterale dei segnali del sistema nervoso autonomo che innescano cambiamenti nei genitali di uomini e donne.
Alcuni romanzi classici
Per Rabelais, il naso era un simbolo di arguzia, ragione e saggezza. Nel suo Gargantua e Pantagruel (1532-1564), il naso grosso di frate Giovanni vuole essere un complimento, un segno del suo buon senso umanistico, mentre gli insensati abitanti di Ennasin, l'isola degli snasati, hanno il naso a forma di asso di fiori.
Bardolph da Shakespeare |
Dall'altra parte della Manica, neanche Shakespeare stesso si dimostrò immune dal fascino del naso. Per esempio in Enrico IV (parte seconda), Bardolph, un ladro e membro dell'entourage di Falstaff, ha una faccia tutta bitorzoli, pustole, foruncoli e fiamme infuocate; le labbra gli soffiano sul naso che è come un carbone infuocato ora blu e qualche volta rosso.
In Italia il classico per ragazzi di fine Ottocento Le avventure di Pinocchio è forse il romanzo più legato al naso. Il naso variabile di Pinocchio tradisce la sua disonestà, facendo parte del genio di Collodi permettendo alla storia e al suo moralismo di brillare.
Cyrano |
Ancora in Francia c'è il famoso naso di Cyrano de Bergerac odiosamente grande che lo fa dubitare di se stesso. Questo dubbio gli impedisce di esprimere il suo amore per la lontana cugina, la bella e intellettuale Roxane, poiché crede che la sua bruttezza gli impedirebbe il "sogno di essere amato anche da una donna brutta".
Il naso di un notaio è un romanzo poco noto del francese Edmond About (1828-1885) pubblicato nel 1862, vede un giovane e brillante avvocato che scopre la sua fidanzata con un addetto d'ambasciata turco: in seguito a una lotta di pugilato, nel quale il naso del turco viene malamente colpito, i due si battono poi in duello e il turco taglia con un audace colpo di sciabola il naso del notaio.
Il bell'Alfredo è disperato; un medico si impegna a riattaccargli il naso, ma questo è sparito nelle fauci di un gatto affamato. Una ardita operazione di chirurgia estetica gli ridona la sua appendice mediante un pezzo di epidermide che un povero uomo, gli cede per duemila franchi, ma qualcosa non funziona.
Il romanzo è una sorta di favola satirica ispirata ai progressi della scienza di allora sulla rinoplastica.
Il creatore di Giamburrasca Luigi Bertelli in arte Vamba nel 1906 pubblica un racconto giocoso in versi per ragazzi intitolato Storia di un naso , narrando le disavventure di un ragazzo di paese, Masino, che, rapito da una compagnia di saltimbanchi girovaghi, viene travestito ed esibito come fenomeno da baraccone africano, a causa del suo naso con le narici deformate dal vizio d'introdurvi troppo di frequente le dita. La facile vena di Vamba trova modo di sbizzarrirsi in modo spiritoso nelle varie trovate e nelle immagini infilate con piglio estroso e burlevole.
Maso è quell’ortolan lungo e sottile
che vocia sempre: – O donne, ho le patate!
I ragazzi lo chiaman Campanile,
e infatti, oltre alle membra smisurate
che il fanno quasi a un campanil simíle,
ha, lassù, due narici spalancate
che paion, con rispetto della Chiesa,
due campane che suonino a distesa.
Da Pirandello nel romanzo Uno, nessuno, centomila , la moglie di Moscarda gli fa notare che il suo naso pende verso destra: "Avevo ventotto anni e sempre fin allora ritenuto il mio naso, se non proprio bello, almeno molto decente, come insieme tutte le altre parti della mia persona. Per cui m’era stato facile ammettere e sostenere quel che di solito ammettono e sostengono tutti coloro che non hanno avuto la sciagura di sortire un corpo deforme: che cioè sia da sciocchi invanire per le proprie fattezze. La scoperta improvvisa e inattesa di quel difetto perciò mi stizzì come un immeritato castigo."
Il grande Gatsby e gli occhiali su un naso inesistente
Il cartellone del dottor TJ Eckleburg |
Nel Il grande Gatsby (1925), i nasi aleggiano a disagio su gran parte del testo (sia in senso letterale che figurato), usato come segnale per la classe sociale, la razza e la grossolanità del consumismo americano.
Fitzgerald, come acuto osservatore sociale, era certamente consapevole del ruolo di primo piano che aveva il naso nello stabilire e rafforzare le strutture di potere tra i bianchi ricchi e gli immigrati, poiché la dimensione, la lunghezza e la forma del naso comunicavano una sorta di scorciatoia razziale o etnica, abbozzando i limiti di una vitalità sociale.
La descrizione schietta e insensibile del gangster Mayer Wolfschiem - "un piccolo ebreo dal naso camuso " con "due bei ciuffi lussuriosi di peli nel naso" - è uno sfortunato modo di caricatura razzista in cui il naso segnala uno sgradevole ebraismo.
Ma forse è nell'insegna del dottor TJ Eckleburg che Gatsby usa, o meglio, non usa, il naso in modo più interessante. Il cartellone sbiadito dell'oculista è formato solo un paio di occhi che guardano da dietro un paio di occhiali sopra un naso inesistente.
"Gli occhi del dottor T.J. Eckleburg sono blu e giganteschi: hanno una retina larga quasi un metro. Non guardano da una faccia, ma da un paio di enormi occhiali appoggiati a un naso inesistente."
Gli occhi di Eckleburg vogliono essere una specie di Dio surrogato che osserva la disintegrazione morale della Valle, la mancanza del naso serve a disumanizzare questa divinità sbiadita, conferendole una presenza austera e terribile.
Ne Il Profumo il tedesco Patrick Süskind accentua il naso del suo protagonista, che appare divinamente sensibile. Il protagonista Grenouille, apprendista profumiere del 18° secolo, è una sorta di genio olfattivo; eppure, con una crudele ironia, non riesce a percepire i proprio odore quindi si mette a uccidere donne vergini per creare dalla loro essenza un perfetto profumo compensatorio.
La scrittrice Radhika Jha ne L'odore del mondo descrive una giovane donna indiana che si destreggia in un mondo alienato quando fugge dal Kenya a Parigi. Leela Patel, la donna in questione, ha quello che si può definire un naso postcoloniale, un organo molto sensibile a un ambiente in continuo mutamento: il profumo delle baguette fragranti si scontra inesorabilmente con l’aroma pungente delle spezie e dei cibi indiani in bella mostra sugli scaffali dell’Epicerie Madras, il negozio dello zio.
La scrittrice riesce a rappresentare l'esotismo di quel nuovo mondo attraverso una ricca evocazione del profumo. Come una preziosa bussola, la percezione degli odori guida Leela nella navigazione del mondo, alla scoperta dell’affetto e dell’amore, del sesso e del piacere.
Il personaggio del tedesco Heinrich Böll, in Opinioni di un clown è appunto un clown depresso e malinconico affetto da mal di testa, indolenza e dalla mistica facoltà di sentire gli odori per telefono.
"Il naso può tramutarsi in un pericoloso detonatore, nel dettaglio più irregolare del corpo: la sede dove si nascondono la coscienza di tutte le storture e lo scarto tra realtà e immagine, tra maschera e verità... Fate attenzione, dunque, ai sentimenti che nutrite per il vostro naso. Guardarsi allo specchio non è mai un’operazione inoffensiva." scrivono Ella Berthoud e Susan Elderkin in Curarsi con i libri.
Un organo apparentemente meno celebrato che crea il contesto per una nuova esperienza di lettura, la letteratura del naso vede l'organo olfattivo come essenziale del carattere umano, un referente elastico dal fascino irresistibile.
Dopotutto non dovrebbe sorprendere che noi lettori annusiamo così spesso l'interno dei nostri libri, inalando gli odori di inchiostro, colla e carta vecchia, forse, in qualche modo, abbiamo sempre letto la letteratura con il naso.
👉 Vedi Cose strane che tutti gli amanti dei libri fanno
Gaetano Volpi (1689-1761) stampatore e bibliofilo scriveva sugli odori: "I Libri di vari paesi odorano, a chi ciò avverte, diversamente. Quei d'Inghilterra hanno un odor grave e tetro, e così, presso a poco, ancor quei di Germania, benché diverso: migliore l'hanno quei di Francia, e d'Ollanda: poco sensibile quei d'Italia. Ciò provverrà forse principalmente dall'acque ... le Lettere di S. Caterina da Siena in quarto di Venezia del 1562 (per esempio) spirano soave fragranza. (Del furore di aver libri)
.
lessi il profumo molti anni fa,ricordo che mi aveva lasciato una grande amarezza per la sorte del protagonista, che aveva un olfatto eccezionale
RispondiEliminaun personaggio singolare con una fine singolare.
Elimina