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27 gen 2016

Letteratura russa | Attalea Princeps di Vsevolod Garšin e altri racconti


I racconti russi di un autore amato da Tolstoj e Turgenev

Nel racconto fantastico di Vsevolod M. Garšin Attalea Princeps (Sellerio) è il nome di una palma brasiliana che si trova rinchiusa insieme ad altre piante in una serra fatta di ferro e vetro. 

Anche se la serra è spaziosa le piante si trovano addossate l'una accanto all'altra rubandosi a vicenda la linfa vitale, sorta di prigione dove le piante simili agli umani si trovano segregate. Attalea è la più alta e la più bella e soffre di nostalgia nel vedere attraverso il vetro del tetto il cielo libero. In questa sorta di giardino d'inverno soffocata da questa oppressione un giorno deciderà di ribellarsi cercando di rompere il vetro e avere la libertà. 



Il direttore di un giardino botanico passava gran parte del suo tempo chino al microscopio nel suo studio dalle pareti di vetro e non tollerava alcuna forma di disordine. Fra le piante del giardino vi era un Attalea Princeps una palma originaria del Brasile. Imponente e di una bellezza insolita, le altre piante non l'amavano, ne erano invidiose e la consideravano arrogante. 

Attalea soffriva rinchiusa in questo luogo, lontana dal clima caldo, e cercherà di convincere le altre piante a spingere sui vetri per aprire un varco. Qualcuna non ne ha l'intenzione, la Cannella sua vicina, per esempio, si ritiene soddisfatta, si, un po di noia c'era "ma almeno sono sicura che nessuno si metterà a grattugiarmi la scorza" dirà.

Sua alleata sarà un umile rampicante che si trova avvinghiata al tronco della palma condividendone il destino. Nel corso del tempo Attalea crescerà arrivando sempre più vicina a toccare il vetro, e le inferriate infine cederanno alla pressione, ma quando succederà sarà autunno inoltrato. 

Alla fine della sua lotta sollevando in alto la chioma verso la libertà, vedrà intorno a lei altro che un paesaggio ostile, cupo con il vento e la neve. Il suo sogno sarà infranto così come la sua fine da parte degli uomini. 

Eduard Hau- Interiors of the Small Hermitage. The Winter Garden 1865



Attalea Princeps  pubblicato da Sellerio, è un breve ma intenso testo visionario, allegorico, colmo di lirismo che come scrive nell'introduzione Manuela Lazzerotti ci da ''un allucinata anticipazione di una società del futuro” descritta decenni più tardi da E. Zamjatin con  Noi   influenzando poi Huxley e Orwell (nella Fattoria degli animali abbiamo gli animali parlanti, qui le piante) descrivendo una società privata del diritto alla personalità e alla libertà. 

Il racconto è attraversato da una sorta di amarezza: fuori dalla serra, apparentemente, sembra ci sia più ostilità che dentro. Secondo alcuni critici la metafora venne rivolta alla situazione socio-politica della Russia dell'epoca (1880) verso il movimento rivoluzionario, ma il libretto contiene un messaggio più ampio con i valori e i problemi inerenti agli ideali dell'individuo.


Vsevolod Garšin nato nel 1855, voce promettente della narrativa russa, aveva tutte le caratteristiche della figura romantica: infelice, pessimista, artista geniale, soffriva di instabilità mentale tanto che si suicidò a 33 anni. Le sue opere sono composte da racconti dominati dall'orrore per la violenza e la guerra.

Il racconto  Dai ricordi del soldato Ivanov  (Quattro giorni) pubblicato dall'editore Corrimano, del 1877 è un testo quasi autobiografico. Narra le impressioni di un volontario chiamato Ivanov che viene ferito in battaglia costretto a rimanere immobilizzato per quattro giorni accanto al cadavere in decomposizione di un soldato turco che si è ucciso. Nel suo forte ritratto risalta la sofferenza fisica e il tormento psicologico, la storia è una dichiarazione contro l' insensatezza della guerra. 

Garšin- I.E.Repin 1884

Garšin  dipinto dal pittore russo I. E. Repin (1884)

Ne Il fiore rosso (1883) Garšin affronta l'ossessione e le tematiche psicologiche sociali, come la follia, dove descrive un pazzo convinto che tutto il male del mondo è contenuto in alcuni fiori che si devono distruggere. Garšin stesso aveva trascorso del tempo in un ospedale psichiatrico nel 1880, fornendo nel racconto descrizioni ossessionate delle cupe istituzioni con l'incredibile energia del paziente sospeso tra lucidità e follia.

 Il lettore qui avverte intimamente l'intensità del pensiero dell'uomo in un mondo bloccato, una lotta mortale tra bene e il male, dove egli stesso occupa una posizione fondamentale come potenziale salvatore. E mentre la storia  volge al culmine, il paziente riesce a strappare l'ultimo fiore di papavero. La sua sarà una vittoria di Pirro, perché la battaglia intanto ha prosciugato la sua forza. Tornando nel suo letto muore con una espressione di "fiera felicità " sul suo volto, convinto di aver vinto sul male del suo mondo.

Poco noto da noi Garšin venne amato dai lettori e dagli scrittori del suo tempo, tra cui L.Tolstoj, che apprezzò i suoi racconti di guerra, e I.Turgenev, che vide in Garšin il suo erede, aiutandolo nella sua salute mentale e fisica, sempre sotto attenzione. Alla sua morte, però, lasciò un piccolo patrimonio letterario che, pur viziato da tendenze melodrammatiche, rivelò segni di un talento genuino. Una figura minore rispetto ai grandi della letteratura russa che conosciamo ma pur sempre rilevante. Da leggere e riflettere.




Vedi anche l’articolo




  • I libri di Garšin su Amazon 
Attalea Princeps  
Sellerio (1992)


Lo sguardo sulle cose 
(contiene Dai ricordi del soldato Ivanov e Il fiore rosso ) 
Corrimano edizioni (2014)

















                     

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