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6 lug 2020

I superstiti del Télémaque. Georges Simenon in Normandia

Simenon: romanzi senza Maigret

Ne I superstiti del Télémaque (Adelphi) uno dei tanti romanzi duri di Simenon, c'è la provincia normanna tra pescatori, cittadine nebbiose, pescherecci e sentore di aringhe che aleggia nei caffè dove i pescatori si riposano. Non manca naturalmente un delitto di cui verrà accusato il capitano Pierre Canut. Il fratello gemello Charles sa che è innocente e farà di tutto per dimostrarlo mettendosi alla ricerca del vero colpevole.  




La vittima è il vecchio Février, ex marinaio, trovato sgozzato nella sua casa in cima a una scogliera a Fécamp. Mancano del denaro e alcuni documenti. In un paese dove tutti si conoscono e sanno del tragico passato dei Canut i paesani commentano al caffè, rivangando i vecchi accaduti del padre dei Canut morto durante il naufragio del Télémaque al largo del Brasile.  

Un mese dopo una nave inglese trovò una barca con dei sopravvissuti uno era morto con una strana ferita ai polsi: era il Canut padre. La vedova accuserà Février, che era uno dei superstiti, e non si darà mai pace, diventando anche instabile, dato che le voci ipotizzavano un azione di cannibalismo tra gli uomini per la loro sopravvivenza.

Come un classico giallo (ma nell'intenzione di Simenon non lo è), ci sono diversi sospettati, un testamento e una vecchia storia sentimentale. Il lettore simpatizza per Charles che diffida degli avvocati ma non si considera un eroe, è solo che vuole bene al fratello il quale è anche amato dagli altri pescatori che dopo l'arresto appaiono increduli. 


 
Charles lavora nelle ferrovie e passa le serate in un angolo del caffè, appoggiato al bancone, innamorato come un ragazzino della giovane Babette che serve le bevande, con una punta di gelosia e sempre in attesa che si liberi tra un cliente e l'altro per sedersi con lei, oppure aspettando la chiusura notturna, per strappargli un candido bacio sotto lo sguardo poco convinto del proprietario Jules.

Simenon ci dà il ritratto di un antieroe, un debole che otterrà la sua rivincita, che conduce in fin dei conti una vita banale tentando di riscattarsi. Si porta dietro un marchio famigliare terribile, fino a quando non scoprirà cose che non sapeva del passato. Sempre legato all'irascibile fratello gemello, tutto forza e muscoli, tanto che quando aveva un flirt, ci racconta, era Charles con una punta di gelosia, a scrivere lettere d'amore per lui. 
 
Ma I superstiti del Télémaque è anche un dramma psicologico collocato tra ambienti saturi di fumo e umidità, con l'aria salmastra e l'odore di aringhe alla griglia, come scrive con nostalgia nell'introduzione al romanzo Simenon, il quale all'epoca, il 1938, si trovava in Tirolo di fronte a un abbagliante distesa di campi innevati.    


Il romanzo Les Rescapés du Télémaque  venne scritto in uno chalet a Igls (Tirolo, Austria), nel dicembre 1936, pubblicato sul quotidiano "Le Petit Parisien", dal 25 giugno al 24 luglio 1937 uscito in volume nel 1938. In Italia lo pubblicherà Mondadori nel 1948 con il titolo I superstiti del Telemaco. 



         Le Petit Parisien del 25 giugno 1937 con la prima parte del "Télémaque" 




Simenon l'amore per il mare e le barche

Verso la fine degli anni '20 proprio a Fécamp lo scrittore si farà costruire l'Ostrogoth, un cutter di dieci metri dopo aver preso il brevetto di capitano marittimo di lungo corso. Scrive nella sua biografia Pierre Assouline:  
"Durante gli anni 1929-1930, il “capitano” Simenon e il suo equipaggio visitarono molti paesi, dalla Mosa alla Lapponia finlandese passando per Liegi, Maastricht, il Limburgo belga e olandese, Amsterdam, lo Zuiderzee, Stavoren, Delfzijl, Emden, Wilhelmshaven e poi, a bordo di una nave mercantile, Capo Nord, Kirkenes… Non si trattava più di semplice turismo, ma di una vera e propria malattia chiamata vita sull’acqua. Ormai per Simenon esisteva solo un tipo di imbarcazione: «Quella sulla quale è possibile vivere, la casa-battello, la casa galleggiante, la barca che diventa il tuo nido, il tuo rifugio caldo e asciutto quando fa brutto tempo, quando si scatena la tempesta e il mare si gonfia»."






Il libro

Autore: Georges Simenon
Editore: Adelphi
Anno: 2020
Pagine: 187
Traduzione: Simona Mambrini


(immagini:archives.lehavre, Gallica.bnf.fr)












 

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