Nella Londra del dopoguerra una vedova scopre un terribile segreto in cui era coinvolto il marito artista
Nel 1947 Londra si sta riprendendo dalle ferite della guerra, la città è in macerie, non si trova molto da mangiare, il cibo è razionato. A complicare le cose giunge l'inverno più freddo che si ricordi. In questo clima gelido una donna è in lutto: Charlie Grice uno dei più amati attori teatrali è appena morto. La sua vedova Joan, guardarobiera del teatro, è affranta dal dolore, dopo trent'anni vissuti insieme scopre un giorno di non conoscere abbastanza il marito che per tanto tempo gli ha nascosto un terribile segreto.
La guardarobiera di Patrick McGrath (La nave di Teseo) è il primo libro che mi è capitato di leggere dello scrittore inglese noto al pubblico per i romanzi caratterizzati da una narratore inaffidabile come Spider (1990) o Follia (1996) cronaca di un ossessione dal punto di vista di uno psichiatra e un senso per il gotico.
In questo suo ultimo romanzo che si svolge nel mondo del teatro, il lettore viene subito introdotto dal narratore e dagli onnipresenti spettatori di tutta la storia, con la sensazione che sappiano cosa succederà nei confronti di Joan la vedova di Charlie "Gricey" Grice, appena subito dopo i funerali del marito "cui spoglie terrene erano, apparentemente, state ridotte a un mucchietto di cenere e messe in un’urna che lei teneva sotto il letto".
Joan è addolorata per la sua morte, trova conforto nel toccare e nell'odorare i suoi vestiti, immaginando di poter sentire ancora la sua voce, sicura di poter percepire la sua presenza persistente. La sua convinzione che lo spirito di Gricey sopravviva è confermata dalla misteriosa abilità dell'attore che prenderà il posto di Gricey nella commedia, Frank Stone, il quale interpreta il ruolo esattamente come faceva suo marito, ogni gesto e tono della voce gli ricordano il defunto.
"Di sicuro lo ritenevamo morto noi, e pensarla altrimenti era follia, in tutta onestà, e anche straziante, povera Joan. Eppure sembrava che lei riuscisse a pensare entrambe le cose insieme, che era morto e anche che era vivo, nel corpo di un altro."
Questa capacità di mantenere perfettamente il ruolo interpretato da Gricey sarà la scintilla che porterà Joan e Frank a innamorarsi apparentemente l'uno dell'altro. L'evidente povertà di Frank come attore di poco talento, un genere di attore che Joan conosceva bene, dato chi lui era, o piuttosto chi conteneva, la incuriosisce e al tempo stesso risveglia qualcosa in lei, una donna di una straordinaria bellezza con i capelli neri senza un filo d'argento tirati indietro, snella ma con i denti inguardabili, gialli e storti. Solo più tardi inizia a rilevare una feroce ambizione sotto la superficie di Frank "un recipiente vuoto" che interpreta commedie shakespeariane.
E non passerà molto tempo prima che Joan scopra che il suo amato Gricey non era l'uomo che pensava di essere. Lui gli aveva nascosto delle cose che l'avrebbero gettato sotto una luce diversa.
"Gricey – l’ipocrita. Gricey il bugiardo. L’ingannatore. Il ciarlatano, il traditore. Oh, era un buontempone, quello sì, tornava a casa con le sue barzellette e lei si sedeva ad ascoltarlo, cucendo o rammendando nel frattempo, un bicchiere a portata di mano, o una tazza di tè, e mai una volta che le avesse parlato della spilletta appuntata sotto il bavero."
Già, la spilletta: un semplice ma oscuro oggetto che lei trova per caso dietro il bavero di un cappotto mentre sistema il vecchio armadio di suo marito e vuole donare degli abiti al povero Frank. Una spilletta con un fulmine bianco su sfondo blu, il simbolo della British Union of Fascists.
Joan capisce che la sua vita fuori dal teatro continuava nella vita reale recitando come in un grande palco "un elaborata recita fatta di finzioni e travestimenti, si, tutta la vita di Gricey una recita, mai aveva smesso di recitare".
Il disgusto di Joan quando scopre la verità la condurrà lungo un percorso con sentore di tragedia, con conseguenze di vasta portata aumentando dolore, solitudine, tradimento e disperazione, dove neanche la figlia Vera, anche lei attrice teatrale, riuscirà a placare.
Lo scrittore evoca con capacità l'atmosfera suggestiva della Londra del dopoguerra: il gelo, lo smog, i ruderi, vestiti logori, cibo scadente, crateri di bombe e topi, insieme alla mancanza di cibo e minestre di verza, con i loro abitanti che lottano per ricominciare la loro vita, passando le serate in teatri dalle "poltrone traballanti, braccioli rotti, molle sporgenti e strappi alle fodere" con sipari imbarcati, per dimenticare per qualche momento i momenti difficili della lotta quotidiana.
L' inverno del 1946-1947 fu un duro inverno europeo in particolare per i suoi effetti nel Regno Unito. Causò gravi difficoltà in termini economici e condizioni di vita, con massicce interruzioni di elettricità per case, uffici e fabbriche. Le mandrie di animali si congelarono o morirono di fame. Le persone soffrivano un gelo persistente e molte aziende chiusero temporaneamente. Quando le temperature si riportarono ai livelli normali, il ghiaccio, scongelando, provocò inondazioni in gran parte delle zone basse del paese.
Nel backstage del teatro vediamo una Joan orgogliosa della sua abilità di direttrice di un guardaroba costumi "una delle migliori di Londra" che governa pretenziosa la stanza del cucito, e poi a casa confeziona con abilità dei pantaloni per la figlia con la tela di un paracadute.
Quello che inizia come un romanzo sul dolore che si manifesta in fantasie quasi paranormali, assume
una forma più sinistra quando Joan scopre il passato politico di Gricey, portando il romanzo ad esplorare il fascismo inglese e l'antisemitismo in una nazione fratturata che cerca di rialzarsi dalle macerie della guerra.
Parte dell'abilità de La guardarobiera deriva dalla narrativa onnisciente sotto forma di coro greco, confidenziale e giudicante: "...Noi sapevamo a che cosa stava pensando, a Gricey naturalmente, che aveva nascosto un segreto per tutto quel tempo e Joan praticamente l’unica a non saperlo perché nessuna voleva essere quella che glielo diceva. A che scopo dirglielo, del resto? Lo avrebbe subito riferito a lui."
McGrath scrive anche con precisione stilistica raccontando di due anime solitarie Frank e Joan:
“Vieni a sederti accanto a me,” gli disse Joan.
Girò la propria sedia verso la stufa, della quale aveva aperto lo sportellino con le molle così che il poco calore si diffondesse in tutta la cucina. Un improvviso bagliore rosso-oro accese i suoi lineamenti, poi quelli di Frank. Rimasero seduti uno accanto all’altra a osservare il baluginio dei carboni, mentre sopra le loro teste la fiacca lampadina crepitava nel rigido paralume di lino tutto venato di nero, appesa a un filo ritorto, e la sveglia ticchettava."
La guardarobiera si rivela un racconto intenso e multistrato: come una storia gotica, è ricca di suspense e di un
senso del macabro, sopra uno studio sugli effetti del dolore, sondando profondamente la psiche umana per rivelarla in tutta la sua debole complessità.
L'autore
Patrick McGrath è nato in Inghilterra e vive tra New York e Londra. È autore di numerosi romanzi, tra cui Follia (1996) – uno dei più grandi successi letterari degli ultimi anni –, Martha Peake (2001), Spider (2002, da cui è stato tratto il film di David Cronenberg), Port Mungo (2004), Trauma (2007), L’estranea (2013), e delle raccolte di racconti Acqua e sangue (2003) e La città fantasma (2005).
L'autore
Patrick McGrath è nato in Inghilterra e vive tra New York e Londra. È autore di numerosi romanzi, tra cui Follia (1996) – uno dei più grandi successi letterari degli ultimi anni –, Martha Peake (2001), Spider (2002, da cui è stato tratto il film di David Cronenberg), Port Mungo (2004), Trauma (2007), L’estranea (2013), e delle raccolte di racconti Acqua e sangue (2003) e La città fantasma (2005).
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