16 mar 2016

 

Libri da leggere su scrittori e artisti fra rituali e frivolezze

Due libri curiosi trattano delle vite private di scrittori e artisti. Rituali quotidiani di Mason Currey ci descrive aneddoti e rituali di autori e artisti prima di incominciare le loro opere. Mentre l'altro libro di Giuseppe Scaraffia Il demone della frivolezza è dedicato all'effimero, emblema di ciò che apparentemente non è utile, o ricchezza intesa come spreco, ricercatezza, esagerazione. Per esempio Scaraffia nel suo libro, ordinato in capitoli alfabetici, in A come Anello citando Balzac: «Appena mi metto al lavoro, mi infilo il talismano, lo metto al primo dito della sinistra con cui terrò i fogli per tutte le ore in cui scrivo» scrive all'amata Madame Hanska. Balzac era molto superstizioso e riteneva l'anello un portafortuna portentoso per i suoi lavori. Oppure V come Vestaglia, indumento a cui Simone de Beauvoir si affezionò: il suo amante Nelson Algren le portava la colazione con una vestaglia bianca logora.

Kulikov-Writer-E.N.Chirikov1904



I due libri in parte convergono e testimoniano frammenti di vite d' artisti con stranezze: da Leonardo a Picasso, da Warhol a Van Gogh. Francis Bacon leggeva ricettari di cucina per addormentarsi, i sonniferi ormai troppo abusati non avevano più efficacia, e molti suoi quadri avranno riferimenti al cibo. I Rituali quotidiani  di Currey, Vallardi editore, sono composti da brevi schede dedicate, oltre 150, fra pittori, registi, scrittori.

Mason Currey- Rituali quotidiani- Vallardi

Ritornando a Balzac, Currey ci dice che egli era motivato come scrittore anche a forza di infinite tazze di caffè; oltre che a un rigido programma giornaliero fra orge di lavoro, intervallato da orge di relax e di piacere. 
"Ho mangiato una cena leggera alle 18, poi sono andato a letto. Alle una mi sono alzato e seduto al mio tavolo di scrittura avanti per sette ore continue di lavoro. Alle 8 mi potevo permettere novanta minuti di pisolino. Poi fra le 9,30 e le 16, riprendevo a lavorare, bevevo un tazza dopo l'altra di caffè nero." (Secondo una stima ne beveva fino a cinquanta tazze al giorno). Alle 16 faceva una passeggiata e riceveva i visitatori fino alle 18 quando il ciclo giornaliero iniziava da capo. "I giorni si sciolgono nelle mie mani come ghiaccio al sole".


Jane Austen House Chawton

Jane Austen nella sua casa di Chawton in Inghilterra, viveva con la madre, la sorella, un amico intimo, e tre servitori, con un flusso costante di visitatori, i quali arrivavano spesso senza preavviso. Scriveva su piccoli fogli di carta che copriva con un pezzo di carta assorbente. Si alzava presto, prima delle altre donne e si metteva a suonare il pianoforte. Alle 9:00 preparava la colazione, seguita da alcuni lavori domestici. Poi si metteva a scrivere nel soggiorno, spesso insieme alla madre e alla sorella che cucivano in silenzio. Se arrivavano alcuni visitatori nascondeva i suoi scritti e si univa al cucito. La cena, il pasto principale della giornata, veniva servito fra le 15 e le 16. Seguivano poi  conversazione, giochi di carte, e tazze di tè. La serata veniva dedicata alla lettura ad alta voce di alcuni romanzi, fra cui i manoscritti in corso della scrittrice.

Benjamin Franklin per raggiungere una sorta di perfezione morale si era costruito un piano di tredici settimane. Ogni settimana era dedicata ad una speciale virtù: temperanza, pulizia, moderazione, fra cui i suoi "bagni d'aria." A quel tempo i bagni di acqua fredda erano considerati un tonico, ma Franklin credeva che il freddo fosse troppo scioccante per l'organismo. Perciò si alzava presto ogni mattina e si sedeva nella sua camera senza vestiti per mezz'ora o un'ora a seconda della stagione fra letture e scritture. Questa pratica gli appariva abbastanza gradevole e probabilmente gli servì per le sue invenzioni.

Chopin era un essere urbano e non gli piaceva la campagna perciò quando trascorreva le estati con George Sand a Nohant nella Francia centrale si annoiava. Ma la mancanza di distrazioni per certi versi era positiva. Quasi tutti i giorni si alzava tardi e dopo una colazione nella sua camera da letto, trascorreva il resto della giornata a comporre, con una pausa per dare lezioni di pianoforte alla figlia di Sand, Solange. Alle 18 il nucleo familiare si preparava per la cena servita all'aperto, spesso seguita da musica, conversazione e intrattenimenti vari. Poi Chopin si ritirava a dormire mentre Sand andava alla sua scrivania a scrivere i suoi romanzi.

Gustave Flaubert

Flaubert si svegliava alle 10 di mattina, beveva un bicchiere d'acqua fredda e riempiva la sua pipa leggendo la corrispondenza. Si faceva un bagno, si applicava un tonico che dicevano arrestasse la caduta di capelli, poi mangiava un pasto in tarda mattinata che serviva sia come colazione che per pranzo. Non gli piaceva lavorare a stomaco pieno, così faceva un pasto leggero composto da uova, verdure, formaggio o frutta, e una tazza di cioccolata fredda.

In questo godibile e curioso libro di Currey altri personaggi si aggirano. Auden mattiniero disprezzava chi lavorava di notte «Solo gli Hitler del mondo lavorano di notte, nessun artista onesto lo fa ». Qualcuno doveva avere i capelli in ordine la mattina altrimenti diventava irrequieto. Un altro (Proust) si svegliava alle quattro del pomeriggio e profumava la stanza con una miscela d’oppio perché pensava gli alleviasse l’asma.

L'autore nell'introduzione scrive che ha cercato di ritrarre alcuni personaggi in base alla loro personalità e la loro carriera, delineando talvolta ritratti divertenti di artisti abitudinari. "Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei", disse il gastronomo francese Anthelme Brillat-Savarin . Io dico, dimmi a che ora si mangia, e se dopo fai un pisolino."



Giuseppe Scaraffia- Il demone della frivolezza- sellerio


Il demone della frivolezza  di Giuseppe Scaraffia, pubblicato da Sellerio, è presentato come una sorta di dizionario dalla A alla Z, fra l' Assenzio consumato da Oscar Wilde o da Hemingway che quando si trasferì in Florida continuava a procurarsene a Cuba "Una dose bastava a sostituire i giornali della sera". Dumas iniziava sempre la giornata con un bel bicchiere di Fata Verde, ma un accanito consumatore era Verlaine. Quasi sempre ubriaco alla soglia della mezza età Verlaine ha tutti i mali del mondo: sifilide, diabete, un soffio al cuore, cirrosi epatica, artrosi, polmonite. Stazionando in miserabili camere d’albergo, fra odori malsani e sporcizia.

Charles Baudelaire

I Capelli di Baudelaire: il poeta attratto dalle chiome femminili elogiate nelle sue prose era sempre pronto a modificare la sua di pettinatura. Presentandosi a volte con i capelli lunghi fino alle spalle o rasati secondo una moda che ricordava il taglio dei ghigliottinati, e una volta che si era presentato con una chioma tinta di verde era rimasto contrariato da una certa indifferenza di un suo interlocutore che gli aveva detto: «Tutti hanno i capelli verdi, se li aveste azzurro cielo mi potreste ancora sorprendere, ma verdi...».

Il curioso Letto a baldacchino di Montaigne con vaso da notte, o quello di Lawrence d'Arabia "ricoperto di cuoio e vegliato a ogni lato da siepi di librerie". Le Scarpe lucide di Thomas Mann e Musil. Le sessantasette paia di scarpe di D'Annunzio o quelle decine che teneva sempre in un grosso baule Fitzgerald quando si spostava. Arrivando alla Vestaglia logora di Diderot che lo trasformava secondo lui in bello e pittoresco. Mentre Voltaire le aveva lussuose e con i bordi di pelliccia, tanto che alla sua morte la nipote le vide sparire con rimpianto.

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Queste voci rappresentano un emblema di ciò che può sembrare inutile fra spreco e ricercatezza. Oscar Wilde diceva: «Viviamo in un’epoca in cui il superfluo è la nostra sola necessità» mentre Voltaire aveva definito il superfluo «una cosa estremamente necessaria». Alla prima esperienza con una prostituta, D’Annunzio aprì una fiala al gelsomino per cercare di creare l’atmosfera adatta: «I profumi rischiarano l’orgia come in antico la rischiaravano le fiaccole».
E in questo libro di aneddoti curiosi Scaraffia entra nelle camere e nelle vite di personalità artistiche in cui l'eccesso era proprio la loro vita.

Giuseppe Scaraffia non è nuovo a questo genere di saggi sui miti letterari. Ha pubblicato sempre per Sellerio Il piacere dei grandi aneddoti e storie tratti dalla letteratura, Torri d'avorio descrivendo i luoghi di lavoro degli scrittori e un Dizionario del dandy sui più illustri dandies tra Otto e Novecento.

E difficile trovare fra le opere non fiction libri che ti attraggono e che si leggono con piacere e questi due libri lo fanno con la curiosità e la complicità del lettore, il quale può saltare da una scheda o da una lettera all'altra, entrando, curiosando e uscendo fra ossessioni e manie di individui famosi della nostra cultura d'elite.





Mason Currey
Vallardi 2016




Giuseppe Scaraffia
Sellerio 2016






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